La seconda parte del Tempo Ordinario, quella che comincia il lunedì dopo la Pentecoste e si conclude la vigilia della prima domenica d'Avvento, è caratterizzato dall'antifona mariana Salve Regina. Essa fa parte delle quattro antifone maggiori dedicate alla Beata Vergine Maria, che contraddistinguono le diverse parti dell'anno liturgico: abbiamo già visto in passato l'antifona Alma Redemptoris Mater, adatta al tempo di Avvento, di Natale e al tempo Ordinario fino alla festa della Presentazione al Tempio di Gesù, o Purificazione di Maria, il 2 febbraio; le succede l'antifona Ave Regina Coelorum, usata tra la Purificazione per tutto il tempo di Quaresima fino alla Pasqua; e l'antifona Regina Coeli, adatta al tempo di Pasqua. Con l'antifona Salve Regina, dunque, chiudiamo questo breve ciclo di articoli dedicati alle maggiori antifone mariane.
L'antifona Salve Regina è forse la più conosciuta tra le quattro antifone maggiori; scritta nell'XI secolo forse da Ermanno di Reichenau, detto Ermanno lo Zoppo, o forse dal vescovo Ademaro di Le Puy, che promosse insieme ad altri la prima crociata, fu introdotta nell'ufficio liturgico dai monaci di Cluny nel 1135, diffondendosi ben presto in molte altre comunità religiose. Nel XIV secolo fu inserita nell'ufficio divino, ed ancora oggi viene utilizzata nella liturgia delle ore, al termine delle Ore principali e, soprattutto, della Compieta. A partire dalla seconda metà del XIX secolo e fino alla riforma liturgica era inoltre abitualmente intonata, nel periodo liturgico sopra citato, dopo la Santa Messa.
Il testo saluta la Vergine come Regina, come fanno anche il Regina Coeli e l'Ave Regina Coelorum, ricordando l'ultimo mistero glorioso del Rosario, e conduce il fedele ad una supplica fiduciosa verso Colei che è la nostra Avvocata presso Dio. Con particolare enfasi, il beato Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, raccomandava la recita dell'antifona Salve Regina e delle Litanie lauretane al termine della preghiera del Rosario con queste parole: «Come stupirsi se l'animo sente il bisogno, alla fine di questa preghiera, in cui ha fatto intima esperienza della maternità di Maria, di sciogliersi nelle lodi per la Vergine Santa, sia nella splendida preghiera della Salve Regina, che in quella delle Litanie lauretane?».
Il Liber Usualis, il libro liturgico che contiene i testi ed i canti liturgici gregoriani, contiene due versioni dell'antifona mariana: una nel Tonus simplex, che è quello ancor oggi più diffuso e forse uno dei pochi canti gregoriani conosciuto in quasi tutte le comunità parrocchiali, anche italiane; l'altra nel Tonus sollemnis, più diffusa nelle comunità religiose e specialmente benedettine, ma molto affascinante e suggestiva.
Di seguito, come di consueto, propongo all'ascolto alcune esecuzioni: una in tono semplice (che dovremmo ricominciare ad ascoltare e a cantare nel modo corretto, dati i numerosi errori cui l'abbandono in massa dell'insegnamento del canto gregoriano nelle parrocchie ha dato origine presso la maggior parte dei fedeli), una in tono solenne ed una versione della gloriosa polifonia rinascimentale, scritta dal compositore spagnolo del XVI secolo Tomás Luis de Victoria proprio sulla base del tono solenne, ed eseguita dal coro della cattedrale di Westminster a Londra.
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