Duomo di Caorle su facebook

giovedì 28 ottobre 2010

Indulgenza dei defunti

Il mese di ottobre è al termine, e quello di novembre comincia con le annuali celebrazioni che invitano tutti i cristiani alla preghiera per i defunti. In particolare la Chiesa concede a tutti i fedeli di acquistare l'Indulgenza plenaria (ossia lo sconto di tutte le pene da scontare in Purgatorio per i peccati commessi in vita) esclusivamente per i propri cari defunti; questo rispettando le consuete condizioni prescritte dalla Penitenzieria apostolica, che sono le seguenti:
  • Confessione sacramentale, che può essere fatta un tempo ragionevole prima o dopo il giorno in cui è concessa l'Indulgenza (ad esempio otto giorni prima od otto giorni dopo);
  • Comunione eucaristica;
  • Preghiera secondo le intenzioni del papa, che deve concludersi con la recita di Padre nostro, Ave Maria e del Credo.
A queste condizioni si aggiungono le seguenti condizioni particolari, legate al giorno in cui l'Indulgenza è concessa;
  • dalle 12:00 del 1° novembre a tutto il 2 novembre, visitando una chiesa o una cappella, ivi recitando il Padre nostro, l'Ave Maria e il Credo, con il pio proposito di acquistare l'Indulgenza per il proprio defunto;
  • durante l'ottava dei defunti, dal 1° all'8 novembre, ogni giorno, visitando il cimitero e pregando, anche solo mentalmente, per il proprio defunto.
La nostra parrocchia ha adottato da alcuni anni alcune iniziative proprio in ossequio alle disposizioni spiegate qui sopra; ricordiamo innanzitutto che il giorno 1° novembre, solennità di Tutti i Santi, le Sante Messe seguiranno l'orario festivo, ossia quello domenicale, poiché il 1° novembre è festa di precetto: 8:00 - 9:30 - 10:45 - 12:00 - 18:30, con i vespri cantati alle 17:45. Inoltre ricordiamo che la Messa presa la domenica precedente (quest'anno, infatti, il 1° novembre cade di lunedì), valida per assolvere al precetto domenicale, non è valida per assolvere al precetto festivo del giorno dopo. Alle ore 15:00 del primo novembre è prevista la processione dal Duomo al Cimitero, con al termine la benedizione delle tombe.
Il giorno 2 novembre, oltre alle Sante Messe feriali in Duomo al consueto orario (7:00 - 8:30 - 18:30) sarà celebrata una Santa Messa nella cappella del Cimitero alle ore 15:00, con tutti i sacerdoti del vicariato.
Eventuali cambiamenti del programma (riguardanti l'aggiornamento delle previsioni meteorologiche per il 1° novembre) saranno comunicate entro domenica 31 ottobre.
Le opportunità di preghiera sono molte: sarebbe auspicabile che tutti noi, specialmente i bambini e i ragazzi, accanto alla festa per il ponte dei santi, ci ricordassimo anche dei nostri defunti con una preghiera, non soltanto come ce li ricorda la mentalità consumistica ormai diffusa anche nella nostra terra per vendere i vari costumi e gingilli di Halloween. Accanto alla visita casa per casa raccogliendo caramelle, lanciando uova marce o scoppiando petardi, o alla nottata in discoteca fino all'alba tra fiumi di alcool, cerchiamo di insegnare a loro e a noi stessi a ritagliare un po' di tempo almeno per recitare un Eterno riposo.

mercoledì 27 ottobre 2010

Il catechismo della televisione

Quando pensiamo alla televisione ci verrebbe da pensare a tutto fuorché alla religione; certo, sappiamo che la domenica mattina vanno in onda la Santa Messa ed altri programmi di approfondimento religioso, ma eccettuati questi la televisione è una tribuna politica, un giornale che trasmette le notizie del giorno, un motivo di svago con quiz, giochi e lotterie. Se guardiamo in maniera più approfondita, però, ci accorgiamo che anche quando la tv parla di politica, di cronaca e di argomenti spesso leggeri la religione ha un ruolo importante. Il problema è il modo in cui si parla di temi religiosi, ed in particolare della dottrina della Chiesa. Prendo spunto dalla puntata odierna del mattino di Forum, una famosa trasmissione in cui si affrontano, alla presenza di persone esperte in legge, i generi più svariati di problemi che possono sorgere tra condòmini, tra marito e moglie o tra ex coniugi, tra vicini di casa eccetera, in cui, prima della parola definitiva del giudice arbitro, il pubblico ha spazio per un'ampia discussione; ma il discorso potrebbe estendersi a qualsiasi altra trasmissione, specie quelle pomeridiane, e di qualsiasi emittente.
Ebbene oggi, in una "causa" che riguardava un paese in cui la Messa era diffusa all'esterno della chiesa con dei megafoni e le rimostranze di cittadini a cui questo non andava a genio, si è finito per parlare di temi importanti quali la situazione di fronte ai Sacramenti dei divorziati (o separati) e risposati (o conviventi) oppure degli omosessuali. Lasciamo quindi perdere le motivazioni dell'uno o dell'altro "contendente", e concentriamoci piuttosto su alcune affermazioni affiorate durante la discussione con il pubblico; sottolineiamo che chiunque ha il diritto di esprimere la propria opinione, ma allo stesso modo sarebbe opportuno che fosse lasciato il diritto di replica a chi su certi temi è più preparato degli altri, specie se si tiene conto che, per la maggior parte del pubblico delle trasmissioni di questo tipo, quello che dice la televisione è legge (soprattutto se enfatizzato da un bell'applauso!).
La prima questione è stata questa: come può la Chiesa discriminare un gruppo di persone come separati e omosessuali negando loro la possibilità di accedere ai Sacramenti? La seconda, come risposta applaudita con vigore, è stata più o meno questa: il Vangelo è una cosa, quello che fa la Chiesa un'altra; la Parola di Cristo è fatta per accogliere tutti, la Chiesa discrimina, quindi non fa il volere di Cristo.
Sgombriamo il campo da ogni accusa e pregiudizio: lo stato d'animo dei divorziati o degli omosessuali che, pur riconoscendo la bontà del Vangelo di Cristo si trovano nella condizione di non poter accedere ai Sacramenti (Assoluzione nella Confessione e Comunione in primis) è un problema grosso per l'animo di queste persone, le quali devono essere aiutate e soprattutto amate. Questo, però, non vuol dire che la Chiesa, per far vedere che le ama, debba concedere loro i Sacramenti, poiché i Sacramenti non sono della Chiesa, ma di Dio, e la Chiesa è una semplice amministratrice dei doni che vengono da Dio. Per capirlo (anche se qui occorrerebbe molto tempo e molta preparazione per spiegarlo, cose che chi scrive teme di non avere) basta leggere il Catechismo della Chiesa cattolica, che grazie ai potenti mezzi della tecnica è a disposizione di tutti gratuitamente consultando questo indirizzo. Il Catechismo rappresenta il modo in cui la Chiesa pensa, agisce, lavora proprio sulla base esclusiva del Vangelo; ai numeri 1650-1651 leggiamo:

Oggi, in molti paesi, sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio” Mc 10,11-12 ), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio. Perciò essi non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.

Ecco uno dei modi in cui la Chiesa ragiona, e che smentisce una della affermazioni udite in tv; la Chiesa non fa altro rispetto al Vangelo, la Chiesa agisce sulla base del Vangelo. Ma andiamo avanti:

Nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare in quanto battezzati: Siano esortati ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio.

Questo nega anche la seconda conclusione della tv, cioè che per la Chiesa questi fratelli non siano da considerare figli di Dio. Al contrario, la Chiesa esorta a non perdere la fede anche queste persone; ma in quanto amministratrice dei doni di Dio, la Chiesa non può permettersi di concederli a coloro che li hanno rifiutati. Ricordiamo come il giovane ricco (Mt 19, 16-22), che aveva osservato tutti i comandamenti della legge e desiderava la vita eterna, alla precisa richiesta di Gesù di lasciare tutti i beni per seguirlo rifiutò, perché "aveva molte ricchezze". La prospettiva cambia, non è la Chiesa che allontana Cristo da noi, ma il peccato che ci allontana da Cristo: pur desiderando la vita eterna e avendo osservato tutte le altre leggi non siamo spesso disposti a lasciare tutti gli altri beni per seguirlo. Allora quale grande contraddizione, ed anche presa in giro, sarebbe concedere di accostarsi ai Sacramenti: in altri termini rifiutiamo di seguire Cristo, ma vogliamo ugualmente usufruire dei suoi doni. Questo non vale solo per i separati o gli omosessuali, ma per ciascuno di noi, quando, acconsentendo al peccato, si allontana da Cristo, rompe la Comunione con Lui e si trova in stato di peccato grave. Ma ci è offerta la possibilità di tornare indietro; la parabola del giovane ricco si conclude con il famoso aforisma "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile"; e Dio, che agisce nel confessionale per mezzo del sacerdote, ci riammette nella Comunione con Lui. La Confessione presuppone il riconoscimento della propria colpa ed il pentimento; solo così vogliamo davvero seguire il Nostro Signore; se non riconosciamo la colpa e perseveriamo nel peccato (continuando le azioni gravi, o continuando a convivere con una persona malgrado si sia sposati con un'altra) non siamo certo pentiti, e il Sacramento diventa una presa in giro, nei confronti di Dio e anche nei nostri stessi confronti. Talvolta la situazione può essere anche molto difficile, perché la coppia extra-matrimoniale può avere anche dei figli; per questo il Catechismo dice: La riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza.
Come si può intuire il discorso è molto delicato, tocca le coscienze di ciascuno di noi, ed è opportuno approfondirlo a faccia a faccia con un sacerdote; per questo la Chiesa deve impegnarsi, nel nostro tempo più che mai, a divulgare e far comprendere il Catechismo, a tutte le età, specialmente nei giovani che più facilmente, nell'esuberanza della loro età, tendono ad assimilare messaggi spesso fuorvianti e sbagliati. Se non lo farà la Chiesa penseranno altri a diffondere il loro catechismo, usando l'ignoranza delle persone e anche la loro incolpevole ingenuità, come succede nei programmi televisivi in onda tutti i giorni sui nostri teleschermi.

venerdì 22 ottobre 2010

Giornata missionaria mondiale 2010

Dal lontano 1926, la penultima domenica del mese di ottobre è dedicata dalla Chiesa alla Missione, con la giornata missionaria mondiale, e come di consueto papa Benedetto XVI ha diffuso qualche mese fa un messaggio dedicato a questo tema. In questo messaggio il Santo Padre sottolinea innanzitutto la concomitanza della giornata missionaria con il mese di ottobre, mese nel quale molte parrocchie e comunità pastorali riprendono l'attività e inoltre mese dedicato alla Madonna e alla preghiera del Rosario: «La Chiesa ci invita ad imparare da Maria, mediante la preghiera del Santo Rosario, a contemplare il progetto d’amore del Padre sull’umanità, per amarla come Lui la ama. Non è forse questo anche il senso della missione?». Da questo interrogativo sul senso della Missione della Chiesa, il papa sviluppa un concetto che travalica i confini che solitamente noi, cristiani d'occidente, attribuiamo a questo termine; «Come i pellegrini greci di duemila anni fa, anche gli uomini del nostro tempo, magari non sempre consapevolmente, chiedono ai credenti non solo di “parlare” di Gesù, ma di “far vedere” Gesù, far risplendere il Volto del Redentore in ogni angolo della terra davanti alle generazioni del nuovo millennio e specialmente davanti ai giovani». Quindi la missione non è riservata solo a quei volontari che rinunciano agli agi e alle comodità della vita moderna per soffrire con i più poveri, non solo a coloro che lasciano la loro terra per annunciare il Vangelo a chi ancora non lo conosce; la missione di ogni cristiano è anche quella di rinnovare l'annuncio del Vangelo in mezzo alla gente che l'ha smarrito, coperto dal rumore, dalla frenesia, dalla mondanità della vita di tutti i giorni. La missione non deve essere una croce riservata a certi cristiani volenterosi, ma la croce che Nostro Signore ha indicato ad ogni battezzato di portare per andare dietro a Lui. Tramite questa opera si manifesta l'annuncio di Cristo, che «ci rivela "che Dio è carità" (1 Gv 4,8) e insieme ci insegna che la legge fondamentale della umana perfezione, e perciò anche della trasformazione del mondo, è il nuovo comandamento dell’amore». Soltanto sentendoci tutti partecipi della stessa missione della Chiesa, dice il papa riprendendo l'esortazione apostolica Sacramentum Caritatis: «Non possiamo tenere per noi l’amore che celebriamo nel Sacramento. Esso chiede per sua natura di essere comunicato a tutti».
La conclusione del messaggio, nella quale il pontefice ravviva l'invito ad una costante e comune preghiera, è riservata a quei missionari e a quelle missionarie che quotidianamente arrivano a rischiare la vita nei luoghi più lontani e difficili, arrivando anche talvolta a sacrificarsi in nome del Vangelo.

Il testo completo del messaggio del papa è raggiungibile cliccando qui.

mercoledì 20 ottobre 2010

Il papa nomina nuovi cardinali

Al termine dell'odierna udienza generale, papa Benedetto XVI ha annunciato la convocazione di un concistorio ordinario pubblico il prossimo 20 novembre, durante il quale nominerà 24 nuovi cardinali. Tra questi 20 hanno meno di ottant'anni, cioè cardinali elettori, mentre 4 nomine sono state dedicate a due presuli e due ecclesiastici "particolarmente meritevoli per il loro impegno al servizio della Chiesa", i quali, avendo già superato gli ottant'anni, non hanno la facoltà di eleggere il papa, secondo le norme stabilite da papa Paolo VI ed in seguito confermate dai successori. Tra questi cardinali non elettori eletti spicca la figura di mons. Domenico Bartolucci, che fu nominato maestro perpetuo della cappella Sistina (il coro delle Messe papali a Roma); dopo essere stato rimosso dall'incarico nel 1997 non ha cessato di comporre musica sacra e dirigere altri cori in tutto il mondo. Da sempre pubblicamente apprezzato da papa Benedetto XVI, rappresenta, per il mondo della musica sacra, la continuità con la tradizione polifonica romana che fu già ripresa dal predecessore, mons. Lorenzo Perosi, nonché il recupero del canto gregoriano ed in generale della lingua latina che sostenne sempre nella liturgia romana. Anche il nostro coro esegue alcune composizioni del maestro Bartolucci, tra cui una Messa alternata tra polifonia e canto gregoriano di cui ha eseguito il Gloria durante le solenni Messe pontificali in occasione della festa quinquennale della Madonna dell'Angelo. Dei nuovi cardinali eletti 10 sono italiani, tra i quali, oltre a mons. Bartolucci, menzioniamo mons. Gianfranco Ravasi, che forse qualche lettore conoscerà perché conduttore della trasmissione a carattere religioso "Le frontiere dello Spirito", in onda la domenica mattina su canale 5.
Riprendendo le parole con cui questa mattina il Santo Padre ha annunciato il Concistoro di novembre, preghiamo per i nuovi cardinali, rivolgendoci particolarmente, in questo mese di ottobre, all'intercessione di Maria Santissima "affinché svolgano con frutto il loro ministero nella Chiesa", ministero che, ricorda il papa riprendendo la costituzione dogmatica Lumen gentium, consiste nell'"aiutare il Successore dell’Apostolo Pietro nell’adempimento della sua missione di principio e fondamento perpetuo e visibile dell’unità della fede e della comunione nella Chiesa".

L'elenco completo dei nuovi cardinali si può leggere in questa pagina, tratta dal sito internet della Santa Sede.

martedì 19 ottobre 2010

Cattolici uniti sui valori non negoziabili

Qualcuno dei fedeli che quotidianamente o settimanalmente frequentano la propria parrocchia avrà senz'altro per lo meno sentito parlare di quello che potremmo definire un meeting dei cattolici impegnati nel sociale, in corso a Reggio Calabria: la settimana sociale dei cattolici italiani. Si tratta di una sorta di convegno in cui si fa il punto su quello che è e che dovrà essere l'impegno dei cattolici in politica, nelle istituzioni di solidarietà e in qualsiasi organismo socialmente utile. In particolare uno degli interventi di rilievo, all'apertura di questa settimana sociale, è stato quello di Benedetto XVI, letto dal Nunzio apostolico in Italia, mons. Giuseppe Bertello, discorso che ha avuto come perno la difesa di quelli che la Chiesa chiama valori non negoziabili. In sostanza, se per un cattolico che agisce nel sociale, specialmente in politica, è consentito discutere e dialogare su alcuni argomenti, come l'incidenza nel Paese dei flussi migratori, la consistenza della pressione fiscale, la linea economica da seguire, finanche la costituzione dello stato, su certi temi, invece, non è libero di pensarla come vuole. Questa affermazione potrebbe sembrare drastica e censoria; in realtà, ragionandoci un po' sopra, ci si rende conto che è del tutto naturale che la Chiesa la pensi in questo modo. Non si intende, infatti, limitare la libertà di pensiero di una persona; il politico (nell'esempio in questione) potrà avere, su questi valori non negoziabili, una veduta diametralmente opposta a quella della Chiesa, semplicemente non potrà dire che questo pensiero sia cattolico, né che lui, pensandola in codesta maniera, sia un esponente della cattolicità. L'adesione al cattolicesimo è una scelta individuale, assolutamente libera (è e deve esserlo); pensandola in maniera opposta sui temi non negoziabili additati dalla Chiesa (che, ricordiamolo, è l'organismo tra gli uomini che stabilisce che cos'è la cattolicità) prenderà atto di non essere in linea con la Chiesa, forse metterà in dubbio la sua stessa cattolicità.
Ma veniamo a quali sono in effetti questi temi non negoziabili, ribaditi anche dal papa e ripresi dal presidente CEI card. Angelo Bagnasco alla settimana sociale:
  • aborto: la Chiesa afferma la dignità della vita umana fin dal concepimento;
  • famiglia: la famiglia, per il cattolico, deve essere fondata sul matrimonio sacramentale dell'uomo e della donna, che hanno il dovere, ma anche il diritto, di educare i propri figli in piena libertà;
  • dignità della vita: che significa curarsi delle condizioni di vita di tutti gli uomini, in particolare assicurare una vita dignitosa ai più poveri;
  • fine vita: la Chiesa riconosce che la vita umana termina con la morte naturale; il tentativo di far credere che si possa, per qualsiasi motivo, porre fine alla vita di un uomo significa arrogarsi il diritto di decidere quando la vita di un uomo finisce.
Negli ultimi tempi si è molto parlato del primo di questi valori, ossia di quello che riguarda l'inizio della vita umana, in particolare dopo l'assegnazione del premio Nobel per la medicina a Robert Edwards, definito il "padre" della fecondazione in vitro. Siamo chiari: molti di coloro che si definiscono "cattolici", non solo in politica, ma anche e soprattutto nella gente comune, anche quella che frequenta la chiesa regolarmente, hanno dei forti dubbi (per non dire che non sono d'accordo) nel condannare la pratica odierna della fecondazione in vitro. Si pensa, infatti, che questa tecnica sia sostanzialmente positiva, perché ha dato e continua a dare la possibilità a molte coppie di avere un figlio loro. In quest'ultima frase vi sono spunti per una discussione etica (anche non necessariamente cattolica, un filosofo ateo potrebbe cavarsela benissimo) che potrebbe durare pagine e pagine. Innanzitutto si pensa al figlio come un diritto dei genitori (molto spesso, oggi, un diritto della donna), non come un dono; con la differenza che un dono si accoglie, un diritto si esige. Poi ho scritto volutamente "un figlio loro", ponendo seriamente in dubbio l'amore che molte coppie riservano ai propri figli adottati (e siamo sicuri che questo dubbio non assalga gli stessi bambini adottati?). Infine, ma non per importanza, l'attuale tecnica della fecondazione in vitro presuppone il congelamento di numerosi embrioni, per eventuali ulteriori tentativi, che bene o male sono destinati in gran parte alla soppressione. E questo si collega ad altri aspetti della bioetica, come ad esempio l'aborto, o la ricerca sulle cellule staminali embrionali; non è possibile compiere una adeguata ricerca sulle cellule staminali embrionali senza uccidere decine e decine di embrioni. Anche qui molti tra i cattolici si chiedono perché possa essere sbagliato; in fondo si cerca di curare il cancro con questa ricerca. L'interrogativo che lo studioso cattolico o il filosofo ateo si pongono qui è ancora più inquietante e terribile: è lecito curare la vita di una persona creando ad hoc nuovi esseri umani da uccidere? Non voglio addentrarmi in questi ragionamenti, propri di chi per anni studia morale. Ma c'è chi mette in dubbio il fatto stesso che l'embrione sia "vivo". Dal punto di vista genetico è però ben chiaro che quando i due gameti si fondono per formare la prima cellula (dalla quale si formeranno poi testa, gambe e braccia) lì è l'inizio di un essere nuovo, che non è più né la madre né il padre, che, se gliene sarà lasciato il tempo, crescerà fino ad invecchiare e a morire, mentre, se lo si fermerà prima, smetterà di evolvere esattamente come quando si uccide un uomo con testa, gambe e braccia. C'è da chiedersi: per quale motivo la vita deve essere considerata tale solo quando la vediamo con testa, gambe, braccia, capacità di comunicare, di parlare? Eppure un neonato non sa leggere né parlare, ma siamo tutti concordi nel dire che è vivo; un uomo può non avere le braccia o le gambe, ma è vivo; un uomo malato può non riuscire più a comunicare o parlare, ma è sempre vivo.
Preghiamo affinché i cattolici sappiano non conformarsi alla mentalità di questi giorni, cercando di discernere in profondità la verità, non semplicemente credendo alle parole di quelli che oggi vengono presentati come gli unici scienziati, e, soprattutto, difendendo gli indifesi. Ricordava il servo di Dio papa Giovanni Paolo I, in una delle quattro udienze generali che tenne durante il suo breve pontificato, che noi abbiamo il privilegio di sapere già le domande che ci saranno poste al processo che ci vedrà protagonisti quando giungeremo al cospetto di Dio: "Avevo fame, mi hai dato da mangiare? Ero nudo, mi hai vestito? Ero forestiero, malato o in carcere, mi hai visitato?"; e questo processo si concluderà: "ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40).

venerdì 15 ottobre 2010

Aggiornamento del sito

Comunichiamo che nei giorni appena trascorsi il sito www.caorleduomo.altervista.org ha subito alcuni aggiornamenti, volti a migliorarne la visualizzazione da parte di tutti i visitatori e per risolvere alcuni problemi. Per questo motivo, probabilmente, qualcuno di voi avrà riscontrato dei disagi, che tuttavia, ad ora, sono stati completamente risolti. In questo momento è possibile visualizzare correttamente il sito internet della parrocchia ed accedere a tutte le sue funzioni dai principali browser (cioè i programmi grazie ai quali è possibile navigare in internet) installati nei nostri computer: Mozilla Firefox, Safari e Google Chrome, tutti scaricabili gratuitamente dalla rete agli indirizzi raggiungibili cliccando sui collegamenti dati qui. Inoltre è possibile navigare in maniera sufficientemente agevole sul sito parrocchiale anche dal proprio iPhone o dagli altri smartphone di ultima generazione.
Avvisiamo la possibile permanenza di alcuni problemi con uno dei browser più diffusi, Internet Explorer: per questo motivo consigliamo di scaricare uno dei browser citati prima (che si possono installare, lo ricordiamo, in modo assolutamente gratuito); anche da Internet Explorer è possibile raggiungere tutti i contenuti del sito parrocchiale, ma sarebbe bello poterlo vedere in tutte le sue potenzialità!
Vi ringraziamo per la pazienza e raccomandiamo ovviamente di segnalarci prontamente eventuali problemi rimasti dopo questa operazione di aggiornamento, all'indirizzo di posta elettronica caorleduomo@gmail.com (indicando nell'oggetto della mail "Problema di visualizzazione sito").

martedì 12 ottobre 2010

Dicono di noi...

Nell'edizione odierna del quotidiano "Il Gazzettino" di Venezia è stato pubblicato un articolo che riguarda il sito del Duomo.

La parrocchia di Santo Stefano svela i suoi segreti sul web

CAORLE - È on-line da qualche tempo il nuovo sito della parrocchia Santo Stefano di Caorle. All'indirizzo www.caorleduomo.altervista.org, tutti i parrocchiani possono trovare le notizie più interessanti relative all'attività religiosa. Un ampio spazio è dedicato anche alla vita dei diversi gruppi parrocchiali, del vicariato e della diocesi di Venezia. Non poteva mancare l'orario delle Messe e delle altre celebrazioni. Il merito di questa iniziativa va a Roberto Taverna che ha realizzato il sito con l'aiuto e la consulenza del webmaster Andrea Dorigo. (R.Cop.)


Naturalmente ringraziamo il giornalista autore dell'articolo, Riccardo Coppo, per aver dato voce a questo sito internet, nato per stare più vicino ai fedeli e a chiunque frequenti la parrocchia, da residente e da turista; ed inoltre vuole essere un'idea innovativa per un utilizzo consapevole e responsabile della rete, accessibile ad un pubblico di tutte le età.

giovedì 7 ottobre 2010

Il papa in visita a Venezia

Il nostro patriarca Angelo ha comunicato quest'oggi, durante la consueta riunione con i sacerdoti del patriarcato per l'inizio dell'anno pastorale in Basilica di San Marco, che il Santo Padre Benedetto XVI ha accolto l'invito a compiere una visita pastorale ad Aquileia e a Venezia, programmata per il 7 e 8 maggio 2011. Di seguito le parole del patriarca, prese dal sito angeloscola.it; lo stesso ufficio stampa comunica che nei mesi a venire pubblicherà il programma ufficiale della visita in concerto con l'ufficio stampa della Santa Sede.

“Questo dono che il Santo Padre fa al Patriarcato di Venezia coincide con la conclusione della Visita Pastorale in atto nel Patriarcato dal 2004. Preparandoci accuratamente e vivendo coralmente questo straordinario evento potremo meglio comprendere i segni preziosi che lo Spirito ha disseminato tra noi lungo questo periodo di grazia e aprirci in tal modo pieni di speranza al futuro. Come il Santo Padre ci ha documentato nei recenti viaggi in Inghilterra e a Palermo, la fede, nutrita dalla preghiera liturgica e personale ed alimentata dalla carità e dal pensiero di Cristo, rivela la sua straordinaria “convenienza” per gli uomini e le donne di oggi.

La venuta del Santo Padre tra noi risponde anche ad un’altra istanza emersa durante la Visita Pastorale nel Patriarcato di Venezia: l’utilità che i cristiani propongano alla libertà di tutti gli abitanti e gli ospiti di Venezia “città dell’umanità” pratiche di vita buona per la società civile. Essi desiderano un confronto sincero e leale con tutti i soggetti in campo.

È inoltre di grande valore il fatto che il Santo Padre abbia accettato di inaugurare l’anno di preparazione interdiocesana all’evento del Secondo Convegno di Aquileia. Tutti i rappresentanti delle diocesi del Nord-Est, della Slovenia, Croazia ed Austria nate da quella celebre Chiesa madre sono convocati in Aquileia per l’incontro col Papa.

A nome di tutti i Vescovi delle diocesi interessate mi permetto di invitare le realtà ecclesiali, le parrocchie, i movimenti e le associazioni, ma anche, con le debite distinzioni, tutta la società civile e le varie Istituzioni a mobilitarsi per accogliere Benedetto XVI che verrà a Venezia, dopo 26 anni dalla visita di Giovanni Paolo II e quasi 40 da quella di Paolo VI, nel vincolo di grata memoria con Pio X, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo I, i tre Patriarchi Papi del secolo scorso.”

venerdì 1 ottobre 2010

Ottobre, mese del Rosario

La Chiesa cattolica dedica per tradizione il mese di ottobre al Rosario, e quindi alla Beata Vergine Maria. Uno dei motivi è proprio la festa della Beata Vergine Maria del Rosario il giorno 7 ottobre, celebrazione istituita da papa san Pio V nell'anniversario della vittoria riportata dai cristiani nella battaglia navale di Lepanto, dopo aver invocato la Madonna con la recita del Rosario nel 1571. Inoltre la prima domenica di ottobre (quest'anno il giorno 3) ricorre uno dei due appuntamenti annuali con la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei, a mezzogiorno.
Siamo dunque invitati tutti a riscoprire la preghiera del Rosario; sia coloro che abitudinalmente lo recitano, ma anche e soprattutto i giovani. Il venerabile papa Giovanni Paolo II diceva ai giovani di non vergognarsi di recitare il Rosario individualmente anche in mezzo alla gente, nelle pause del lavoro o sui mezzi pubblici. Molto spesso ciò che di questa forma di preghiera perplime i giovani è la ripetitività, che in questo nostro mondo secolarizzato viene fatta colpevolmente passare come una sorta di superstizione. Ben altra cosa è il Santo Rosario, simbolo di una totale dedizione alla Beata Vergine Maria; attraverso l'Ave Maria ci affidiamo a lei, secondo quello che scrive san Giacomo: "Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza" (Gc 5,16). Poiché noi uomini siamo peccatori e indegni della immensa misericordia del Padre, ci affidiamo all'intercessione della Madonna che, concepita senza macchia per i meriti della Redenzione attuata da Gesù Cristo, invoca per noi il Signore ottenendoci ciò di cui abbiamo bisogno. Pure la ripetitività ha quindi la sua spiegazione nel brano biblico; le dieci Ave Maria di ogni mistero rappresentano così l'insistenza raccomandata da san Giacomo e illustrata da Gesù Cristo stesso nel Vangelo: "Vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza" (Lc 11,8). Quindi non è superstizione; la preghiera del Rosario può essere definita la più dolce ed efficace delle preghiere, poiché riassume in sè il Padre Nostro (la preghiera insegnataci da Gesù), l'Ave Maria (con cui ci rivolgiamo alla Vergine confidenti nella sua intercessione verso Dio) e il Gloria al Padre (con cui glorifichiamo la Santissima Trinità).
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