Duomo di Caorle su facebook

mercoledì 27 giugno 2012

Il patriarca Francesco riceve il pallio

Venerdì 29 giugno prossimo, solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, patroni di tutta la Chiesa Romana e della città di Roma, il nostro patriarca, mons. Francesco Moraglia, riceverà il pallio dalle mani del Santo Padre Benedetto XVI. Il pallio è una sottile striscia di lana bianca, confezionata dalle suore di clausura del convento di Sant'Agnese in Roma, che costituisce un'insegna liturgica propria del Papa e di tutti gli arcivescovi metropoliti, ossia quei vescovi che presiedono ad una provincia ecclesiastica ed hanno giurisdizione sulla propria diocesi e sulle diocesi suffraganee. Per il patriarcato di Venezia la metropolia si estende alle diocesi di Adria-Rovigo, Belluno-Feltre, Concordia-Pordenone, Chioggia, Padova, Treviso, Verona, Vicenza e Vittorio Veneto.
Il giorno di Sant'Agnese, il 21 gennaio, il Papa benedice tradizionalmente gli agnelli dalla lana dei quali le suore realizzeranno queste particolari stole, che vengono indossate sulle spalle sopra i paramenti liturgici propri della Santa Messa durante le Messe pontificali. Sopra vi sono intessute sei croci nere di seta, tre delle quali ornate dalle acicule, ossia tre spilloni gemmati, che ricordano i chiodi della crocifissione. Il Santo Padre benedirà i Palli domani, vigilia della solennità, durante i primi vespri; essi verranno poi deposti fino alla Messa del 29 in uno scrigno presso la tomba dell'Apostolo Pietro. Da quest'anno, come comunicato nel bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, il rito di consegna del Pallio da parte del Papa agli arcivescovi metropoliti subirà delle lievi modifiche rispetto agli anni scorsi: la consegna avverrà infatti durante i riti iniziali e non più prima dell'Offertorio, sia per evitare di interrompere la Santa Messa con un rito troppo lungo (gli arcivescovi che riceveranno il pallio quest'anno sono 46) sia per non dare al rito un senso sacramentale (come il Battesimo, la Cresima o l'Ordine, i cui riti si svolgono prima dell'Offertorio).
Il significato del Pallio, come più volte ribadito dal Papa durante le omelie tenute nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, è quello di unire visibilmente, oltre che spiritualmente, gli arcivescovi che lo ricevono al vescovo di Roma, esprimendo quella comunione episcopale che è necessaria per la Chiesa; il Pallio, essendo fatto di lana di agnelli, simboleggia anche l'Agnello di Dio, Cristo, immolato per scontare i peccati del mondo.
Insieme al patriarca Francesco anche una delegazione di sacerdoti, religiosi e laici si recherà a Roma, raggiungendo la Capitale già domani 28 giugno e ritornando nella serata del 29. Uniamoci anche noi nella preghiera ai nostri fratelli del patriarcato, chiedendo al Signore che riempia delle sue grazie il Patriarca e gli altri arcivescovi metropoliti, e doni loro di servirLo con fedeltà ed obbedienza, in comunione con il Papa, nella Sua Santa Chiesa.

La celebrazione della Santa Messa con la consegna dei palli sarà trasmessa in diretta TV dall'emittente della CEI TV2000, canale 14 del digitale terrestre oppure in web streaming, raggiungibile cliccando qui. Inoltre sarà trasmessa anche da Telepace, canale 187 del digitale terrestre oppure in web streaming, raggiungibile cliccando qui.

venerdì 22 giugno 2012

Presentazione dell'Anno della Fede

Benedetto XVI nella sua Lettera Apostolica Porta fidei ha scritto che “Fin dall’inizio del mio ministero come Successore di Pietro ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (n. 2). Alla luce di questo pensiero, ha indetto un Anno della fede che avrà inizio nella felice coincidenza di due anniversari: il cinquantesimo dell’apertura del Concilio Vaticano II (1962) e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica (1992).
Dall’intera Chiesa proviene un pensiero di sincero ringraziamento al Santo Padre per avere voluto questo Anno. L’attesa è grande come pure il desiderio di voler corrispondere in modo pieno e coerente. Il ringraziamento a Papa Benedetto XVI si estende anche per aver voluto accompagnare quest’Anno con la sua presenza e il suo insegnamento. Siamo grati fin da ora, infatti, per avere deciso di dedicare le catechesi del mercoledì al tema della fede. Sarà un ulteriore strumento prezioso per poter dare ragione della fede sostenuti dalla sua parola e dal suo esempio.
L’Anno della fede, anzitutto, intende sostenere la fede di tanti credenti che nella fatica quotidiana non cessano di affidare con convinzione e coraggio la propria esistenza al Signore Gesù. La loro preziosa testimonianza, che non fa notizia davanti agli uomini, ma è preziosa agli occhi dell’Altissimo, è ciò che permette alla Chiesa di presentarsi nel mondo di oggi, come lo fu nel passato, con la forza della fede e con l’entusiasmo dei semplici. Questo Anno, comunque, si inserisce all’interno di un contesto più ampio segnato da una crisi generalizzata che investe anche la fede. Sottoposto da decenni alle scorribande di un secolarismo che in nome dell’autonomia individuale richiedeva l’indipendenza da ogni autorità rivelata e faceva del proprio programma quello di “vivere nel mondo come se Dio non esistesse”, il nostro contemporaneo si ritrova spesso a non sapersi più collocare. La crisi di fede è espressione drammatica di una crisi antropologica che ha lasciato l’uomo a se stesso; per questo si ritrova oggi confuso, solo, in balia di forze di cui non conosce neppure il volto, e senza una meta verso cui destinare la sua esistenza. E’ necessario poter andare oltre la povertà spirituale in cui si ritrovano molti dei nostri contemporanei, i quali non percepiscono più l’assenza di Dio dalla loro vita, come una assenza che dovrebbe essere colmata. L’Anno della fede, quindi, intende essere un percorso che la comunità cristiana offre a tanti che vivono con la nostalgia di Dio e il desiderio di incontrarlo di nuovo. E’ necessario, pertanto, che i credenti sentano la responsabilità di offrire la compagnia della fede, per farsi prossimo con quanti chiedono ragione del nostro credere.
Il Papa ha indicato in Porta fidei gli obiettivi verso cui indirizzare l’impegno della Chiesa. Ha scritto: “Desideriamo che questo Anno susciti in ogni credente l’aspirazione a confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione, con fiducia e speranza. Sarà un'occasione propizia anche per intensificare la celebrazione della fede nella liturgia, e in particolare nell’Eucaristia… Nel contempo, auspichiamo che la testimonianza di vita dei credenti cresca nella sua credibilità. Riscoprire i contenuti della fede professata, celebrata, vissuta e pregata, e riflettere sullo stesso atto con cui si crede, è un impegno che ogni credente deve fare proprio” (Pf 9). Un programma arduo che si immette, anzitutto, all’interno della vita quotidiana di ogni credente, e nella pastorale ordinaria della comunità cristiana, perché si ritrovi il genuino spirito missionario necessario per dare vita alla nuova evangelizzazione. A questo riguardo sono contento di poter dare notizia che la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti ha approvato il formulario di una s. Messa speciale “Per la Nuova Evangelizzazione”. Un chiaro segno perché in questo Anno e alla vigilia del Sinodo dedicato alla nuova evangelizzazione e trasmissione della fede si dia il primato alla preghiera e specialmente alla s. Eucaristia fonte e culmine di tutta la vita cristiana.
Insieme a questo percorso quotidiano, la Nota di carattere pastorale che la Congregazione per la Dottrina della fede ha pubblicato lo scorso 6 gennaio propone diverse iniziative concrete che possono trovare riscontro a livello di Conferenze Episcopali, diocesi, parrocchie, associazioni e movimenti. Come si sa, al Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione è stato affidato il compito di proporre, animare, coordinare eventi a carattere universale. Di seguito, illustro alcune iniziative che sono state approvate e saranno momenti caratterizzanti lo svolgimento dell’Anno della fede.
  • 1. E’ stato preparato, anzitutto, il logo che segnerà tutti gli avvenimenti di quest’Anno. Esso rappresenta una barca, immagine della Chiesa, in navigazione sui flutti. L’albero maestro è una croce che issa le vele le quali, con segni dinamici, realizzano il trigramma di Cristo (IHS). Sullo sfondo delle vele è rappresentato il sole che associato al trigramma, rimanda all’Eucaristia.
  • 2. A partire da questo momento entrerà in funzione il sito che sarà disponibile in versione multilingua e direttamente consultabile all’indirizzo www.annusfidei.va.Il sito è stato progettato in maniera innovativa ed è consultabile da tutti i dispositivi mobili e tablet attraverso la scelta di componenti e tecnologie di nuova concezione. Offre, quindi, l’opportunità di conoscere tutti gli appuntamenti previsti con il Santo Padre e gli eventi di maggior rilievo delle Conferenze Episcopali, delle Diocesi, dei Movimenti e delle Associazioni. Da oggi è fornito in italiano e inglese mentre dai prossimi giorni verrà aggiunta l’edizione in lingua spagnola, francese, tedesca e polacca.
  • 3. E’ pronto anche l’inno ufficiale dell’Anno della Fede. Credo, Domine, adauge nobis fidem è il ritornello che permane come invocazione al Signore perché abbia ad aumentare in tutti noi la fede, sempre così debole e bisognosa della sua grazia.
  • 4. Nei primi giorni di settembre uscirà nelle diverse lingue il Sussidio pastorale, Vivere l’Anno della Fede, preparato per accompagnare, in primo luogo, la comunità parrocchiale, e quanti vorranno inserirsi nell’intelligenza dei contenuti del Credo.
  • 5. Una piccola immagine del Cristo del Duomo di Cefalù accompagnerà tutti i pellegrini e i credenti nelle varie parti del mondo. Nel retro si trova scritta la Professione di fede. Uno degli obiettivi dell’Anno della fede, infatti, è fare del credo la preghiera quotidiana imparata a memoria, come era consuetudine nei primi secoli del cristianesimo. Secondo le parole di S. Agostino: “Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l’avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato”.
  • 6. Per quanto riguarda il Calendario degli eventi, in questa sede facciamo riferimento solo a quelli di carattere universale che vedranno la presenza del Santo Padre e saranno celebrati a Roma.
    • La Solenne Apertura dell’Anno della fede avverrà in Piazza san Pietro il prossimo giovedì 11 ottobre, ricorrenza del cinquantesimo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II. Vi sarà una solenne celebrazione eucaristica concelebrata da tutti i Padri Sinodali, dai Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo e dai Padri conciliari ancora viventi che potranno raggiungerci.
    • Il primo avvenimento dell’Anno, domenica 21 ottobre, sarà la Canonizzazione di 6 martiri e confessori della fede. Il segno è eloquente in se stesso. Sulla scia di quanto è scritto in Porta fidei: “Per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita, hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani” (Pf 13). Saranno canonizzati: Jacques Barthieu sacerdote gesuita, martire missionario in Madagascar (1896); Pietro Calungsod laico catechista, martire nelle Filippine (1672); Giovanni Battista Piamarta, sacerdote testimone della fede nell’educazione alla gioventù (1913); Madre Marianne (Barbara Cope) testimone della fede nel lebbrosario di Molokai (1918); Maria del Monte Carmelo, religiosa in Spagna (1911), Caterina Tekakwitha, laica indiana convertita alla fede cattolica (1680), e Anna Schäffer, laica bavarese, testimone dell’amore di Cristo dal letto di sofferenza (1925). Avremo modo, quindi, per riflettere e pregare su questi testimoni che con l’eroismo della loro vita vengono posti dalla Chiesa come esempi di fede vissuta.
    • Il 25 gennaio la tradizionale celebrazione ecumenica nella Basilica di San Paolo fuori le Mura avrà un carattere ecumenico più solenne e pregheremo insieme perché attraverso la comune professione del Simbolo i cristiani che hanno ricevuto lo stesso battesimo non dimentichino la via dell’unità come segno visibile da offrire al mondo.
    • Sabato 2 febbraio la celebrazione per tutte le persone che hanno consacrato la loro vita al Signore con la professione religiosa potranno ritrovarsi nella Basilica di San Pietro per una preghiera comune a testimonianza che la fede richiede anche segni concreti che orientano a mantenere viva l’attesa del Signore che ritorna.
    • La Domenica delle Palme, il 24 marzo sarà come sempre dedicata ai giovani che si preparano alla Giornata Mondiale della Gioventù.
    • Domenica 28 aprile sarà dedicata a tutti i ragazzi e ragazze che hanno ricevuto il sacramento della Confermazione. Il Santo Padre conferirà la Cresima a un piccolo gruppo di giovani come testimonianza della professione pubblica della fede a conferma di quella battesimale.
    • Domenica 5 maggio sarà dedicata alla celebrazione della fede che trova nella pietà popolare una sua espressione iniziale e che nel corso dei secoli si è trasmessa come forma peculiare di fede di popolo attraverso la vita delle Confraternite.
    • La vigilia di Pentecoste, il 18 maggio, sarà dedicata a tutti i movimenti, antichi e nuovi, con il pellegrinaggio alla Tomba di Pietro, testimone della fede che nel giorno di Pentecoste aprì le porte della casa per andare nelle piazze e nelle strade ad annunciare la risurrezione di Cristo. In piazza san Pietro chiederemo al Signore di inviare ancora con tanta abbondanza il suo Spirito perché si rinnovino i prodigi come ai primi tempi della Chiesa nascente.
    • La festa del Corpus Domini, domenica 2 giugno, avremo una Solenne Adorazione Eucaristica che sarà contemporanea in tutto il mondo. Nella cattedrale di ogni diocesi e in ogni chiesa dove sarà possibile alla stessa ora si realizzerà il silenzio della contemplazione a testimonianza della fede che contempla il mistero del Dio vivo e presente in mezzo a noi con il suo Corpo e il suo Sangue.
    • Domenica 16 giugno sarà dedicata alla testimonianza del Vangelo della vita che da sempre ha visto la Chiesa come promotrice della vita umana e a difesa della dignità della persona dal primo istante fino al suo ultimo momento naturale.
    • Domenica 7 luglio vedrà la conclusione a san Pietro del pellegrinaggio che i seminaristi, le novizie, i novizi e quanti sono in cammino vocazionale compiranno per rendere pubblica la gioia della loro scelta di seguire il Signore nel servizio alla sua Chiesa.
    • Dal 23 al 28 luglio la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro sarà come sempre il momento culminante di un cammino che vedrà giovani da tutto il mondo in gioioso incontro per dire a tutti l’importanza della fede.
    • Il 29 settembre sarà dedicato in particolare ai Catechisti per rendere più evidente l’importanza della catechesi nella crescita della fede e l’intelligenza intelligente e sistematica della fede in rapporto alla vita personale e della crescita comunitaria. Sarà un’occasione per ricordare anche il ventesimo anniversario della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
    • Domenica 13 ottobre vedrà la presenza di tutte le realtà mariane per indicare come la Vergine Maria, Madre di Dio, sia icona della fede di ogni credente che nel suo affidarsi obbedienziale alla volontà del Padre può compiere autentiche meraviglie.
    • Domenica 24 novembre, infine, sarà celebrata la giornata conclusiva dell’Anno della fede.
  • 7. Il Calendario dell’Anno è molto più ampio di questi grandi eventi. Diversi Dicasteri hanno già messo in programma iniziative che sono pubblicate nel calendario. A secondo delle proprie competenze, i Dicasteri celebreranno il cinquantesimo anniversario del Vaticano II con appositi Congressi e iniziative culturali. Un particolare percorso catechistico, ad esempio, sarà proposto nelle catacombe dal Pontificio Consiglio per la Cultura. Dal sito si potranno seguire le iniziative che giorno dopo giorno giungeranno a conoscenza della Segreteria Generale anche da parte delle diverse realtà ecclesiali.
  • 8. Non mancheranno alcuni grandi eventi di carattere culturale per mostrare come la fede ha suscitato tanti uomini e donne che nell’arte, nella letteratura e nella musica hanno espresso la loro genialità e la loro fede. In particolare penso alla Mostra che sarà collocata a Castel sant’Angelo dal 7 febbraio al 1 maggio con opere di assoluta rarità, incentrata sulla figura dell’apostolo Pietro, testimone di Cristo da Cesarea di Filippo fino a Roma. E’ stata affidata alla cura di don Alessio Geretti e realizzata anche grazie alla disponibilità del Ministro per i beni e le attività culturali e della Soprintendenza per il Polo Museale Romano. Un grande Concerto, inoltre, si terrà in Piazza san Pietro sabato 22 giugno.
Come ha ben scritto Benedetto XVI: “Solo credendo la fede cresce e si rafforza” (Pf 7). Questi eventi a carattere universale intendono essere solo un segno per ripercorrere insieme un tratto di storia che ci accomuna e rende responsabili per il momento che siamo chiamati a vivere. D’altronde, non si crede mai da soli. Il cammino da percorrere è sempre frutto di una vita di relazioni e di esperienza di comunità che permette di cogliere la Chiesa come primo soggetto che crede e che trasmette la fede di sempre. E’ una tappa di quella storia bimillenaria che “per fede” anche noi siamo chiamati a percorrere.

 mons. Rino Fisichella
Presidente del Pontificio Consiglio
per la promozione della
Nuova Evangelizzazione


Fonte: www.annusfidei.va.

mercoledì 20 giugno 2012

Intervista a mons Bux sulla liturgia

Riporto un'intervista fatta da Fabio Colagrande su Radio Vaticana a mons. Nicola Bux, docente alla Facoltà teologica pugliese e consultore presso le Congregazioni per la Dottrina della Fede e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, in cui si parla degli abusi liturgici come della fonte della perdita dell'etica anche nella Chiesa (citando Papa Benedetto XVI). Nell'intervista mons. Bux cita gli errori commessi nell'attuazione della riforma liturgica, porta degli esempi di alcuni di essi ancora presenti nelle nostre liturgie e cerca di analizzarne cause e rimedi.

Il Papa e i richiami alla corretta liturgia. Mons. Bux: è un atto sacro, non di intrattenimento
[MP3]

Nel suo videomessaggio per la cerimonia conclusiva del Congresso eucaristico internazionale di Dublino, Benedetto XVI ha affermato che i desideri dei Padri Conciliari circa il rinnovamento liturgico sono stati oggetto di “molte incomprensioni ed irregolarità”. “La riforma voleva condurre la gente a un incontro personale con il Signore presente nell’Eucaristia - ha detto il Papa - ma la revisione è rimasta ad un livello esteriore”. Ma come e perché è stata fraintesa la riforma liturgica del Concilio Vaticano II? Fabio Colagrande lo ha chiesto a mons. Nicola Bux, docente alla Facoltà teologica pugliese e consultore presso le Congregazioni per la Dottrina della Fede e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti:

R. – E’ avvenuto quello che è accaduto a livello sociale e morale, cioè la caduta in verticale dell’etica e così è accaduto con la liturgia. Cioè, la liturgia è stata intesa non più come il diritto di Dio di essere adorato, come Egli stesso ha stabilito, ma come la nostra pretesa di creare noi un culto e di offrirlo secondo – come dire – i nostri usi e costumi. Il profeta Isaia dice: “Avete reso il mio culto un imparaticcio di usi umani”, per cui la liturgia – come il Papa, quando era ancora teologo, cardinale, ha scritto – è diventata una sorta di intrattenimento. Ecco: questo, credo, che sia il punto. Credo che oggi vada in qualche modo ristabilito, ripristinato il principio che la liturgia non è un bene a nostra disposizione, dove è possibile fare quello che ci piace, ci mettiamo dentro quello che vogliamo e ne togliamo quello che non ci va… bensì, è un atto pubblico della Chiesa, come il Vaticano II stesso ricorda nella Costituzione sulla Liturgia, e pertanto va regolato dalla Santa Sede e, come il Consiglio stesso ricorda nel famoso paragrafo 22 della Costituzione al comma 3, “Nessun altro – assolutamente, anche se sacerdote, può aggiungere, togliere o mutare alcunché di sua iniziativa in materia liturgica”. Quello che è accaduto nel mondo, e che il Papa stesso in qualche modo denuncia, è esattamente quello che il Consiglio non voleva.

D. – Quindi, il rinnovamento liturgico voluto dai Padri conciliari bisogna ancora attuarlo?

R. – E certamente. Il rinnovamento va continuato. A parte che la liturgia, come d’altronde la vita della Chiesa è – come si suol dire in latino – semper reformanda, cioè parleremmo di una riforma continua, ma badi bene: una riforma, non una rivoluzione. Molti, purtroppo, hanno inteso la riforma come una rivoluzione, cioè ribaltiamo tutto, mettiamo al centro della liturgia l’uomo invece che Dio, l’uomo con le sue pretese, con le sue voglie, la sua – diciamolo pure – immancabile volontà di protagonismo, dimenticando invece che il protagonista nella liturgia è un altro: è il Signore, è Dio. “Adora il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio fuori di me”: questo è il primo dei Comandamenti. Non ci lamentiamo poi che anche l’etica – ahimé – anche l’etica, nella Chiesa, è caduta in verticale. Il Papa ha detto una celebre frase abbastanza forte, e cioè che la crisi della Chiesa dipende in gran parte dal crollo della liturgia. E perché accade questo? Perché quando noi ci facciamo come a immagine nostra Dio, tutti i comandamenti vanno giù a rotoli.

D. – Vuole farci un esempio pratico di questa mancata revisione delle forme liturgiche, del modo in cui è stato travisato il volere dei Padri conciliari?

R. – Faccio un esempio, che il Papa stesso ha richiamato proprio in ordine al Congresso che si sta celebrando: l’adorazione. La liturgia, per sua natura, è un atto di culto, non è un atto di intrattenimento della gente. Oggi i preti, nella liturgia dicono alla fine della Messa: “Buongiorno, buonasera, come state? Mi raccomando, andate a casa, fate questo, fate quest’altro …”. La liturgia, come atto della Chiesa universale, non è un atto di un gruppo che io possa trasformare in una sorta di riunione di famiglia. No, e questo è il punto. Allora, l’adorazione: adorazione significa che la gente viene in chiesa perché deve riconoscere e adorare il Signore. E dunque questa è la cosa fondamentale. Se viene meno questo, è chiaro che ogni altra cosa è possibile. C’è il fraintendimento, c’è – per esempio – il fatto che il tabernacolo oggi, come lamentano molti laici, venga messo in un angolo, non lo si trova nemmeno più, al centro invece troneggia il seggio del prete e questo naturalmente non è scritto da nessuna parte ma, via via, è come uno slittamento progressivo: abbiamo tolto dal centro il Signore nel Santissimo Sacramento e ci siamo messi noi, noi chierici. Ahimé, tra l’altro, in un momento in cui – come si può vedere dalle cronache - proprio noi chierici non brilliamo certo. Faremmo molto bene a stare da un lato, come ministri. D’altronde, la parola "ministro" vuol dire "colui che serve", non certamente colui che è il padrone.


© Copyright Radio Vaticana

Fonte: radiovaticana.org.

sabato 16 giugno 2012

Ordinazione presbiterale di don Francesco

Oggi, sabato 16 aprile 2012, don Francesco Marchesi, il diacono che presta servizio presso la nostra parrocchia, viene ordinato prete nella Basilica Cattedrale di San Marco, per le mani di Sua Eccellenza Reverendissima il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia; insieme a don Francesco saranno ordinati sacerdoti anche altri due diaconi della nostra diocesi, don Mauro Margagliotti e don Morris Pasian: saranno inoltre le prime ordinazioni presbiterali del nostro patriarca Francesco dal suo ingresso solenne in diocesi, lo scorso 25 aprile.
Nato a Milano il 13 settembre 1978, don Francesco è laureato in giurisprudenza ed ha in seguito frequentato il seminario patriarcale della nostra diocesi. Inviato presso la nostra parrocchia nel 2010 dall'allora patriarca card. Angelo Scola, ha prestato servizio dapprima come seminarista e in seguito come diacono, dopo aver ricevuto l'ordinazione diaconale lo scorso 22 ottobre per le mani dell'allora amministratore apostolico mons. Beniamino Pizziol, vescovo di Vicenza. Attualmente studia presso l'istituto ecumenico San Bernardino di Venezia.
La solenne celebrazione eucaristica durante la quale saranno ordinati i tre diaconi avrà inizio nella Basilica di San Marco alle ore 16; ad essa sarà presente anche un nutrito gruppo di nostri parrocchiani, che hanno dato la loro adesione nei giorni scorsi. Nella mattina di domani, domenica 17 giugno e undicesima del tempo ordinario, don Francesco celebrerà presso la nostra parrocchia la sua prima Messa, alla presenza di tutti i parrocchiani che desiderano fargli sentire la propria vicinanza ed anche di molti amici provenienti da Milano, sua città natale. La Santa Messa sarà celebrata in Duomo alle ore 10:30, per poter consentire una comoda affluenza di tutti coloro che desiderano essere presenti; pertanto l'orario consueto delle Sante Messe sarà così modificato: 7:00, 8:00, 10:30, 12:00, 16:00, 19:00 e 21:00, tutte celebrate in Duomo.
Facciamo i nostri migliori auguri a don Francesco per la sua ordinazione presbiterale; accompagniamo lui e i suoi due compagni con la preghiera al Signore Gesù Cristo, perché rafforzi in loro la fede e la vocazione, e possano così servire il Signore con mansuetudine ed obbedienza per avvicinare a Lui tutti i fedeli che incontreranno sul loro cammino.

venerdì 8 giugno 2012

Corpus Domini - Omelia del Santo Padre

Cari fratelli e sorelle!

Questa sera vorrei meditare con voi su due aspetti, tra loro connessi, del Mistero eucaristico: il culto dell’Eucaristia e la sua sacralità. E’ importante riprenderli in considerazione per preservarli da visioni non complete del Mistero stesso, come quelle che si sono riscontrate nel recente passato.

Anzitutto, una riflessione sul valore del culto eucaristico, in particolare dell’adorazione del Santissimo Sacramento. E’ l’esperienza che anche questa sera noi vivremo dopo la Messa, prima della processione, durante il suo svolgimento e al suo termine. Una interpretazione unilaterale del Concilio Vaticano II aveva penalizzato questa dimensione, restringendo in pratica l’Eucaristia al momento celebrativo. In effetti, è stato molto importante riconoscere la centralità della celebrazione, in cui il Signore convoca il suo popolo, lo raduna intorno alla duplice mensa della Parola e del Pane di vita, lo nutre e lo unisce a Sé nell’offerta del Sacrificio. Questa valorizzazione dell’assemblea liturgica, in cui il Signore opera e realizza il suo mistero di comunione, rimane ovviamente valida, ma essa va ricollocata nel giusto equilibrio. In effetti – come spesso avviene – per sottolineare un aspetto si finisce per sacrificarne un altro. In questo caso, l’accentuazione giusta posta sulla celebrazione dell’Eucaristia è andata a scapito dell’adorazione, come atto di fede e di preghiera rivolto al Signore Gesù, realmente presente nel Sacramento dell’altare. Questo sbilanciamento ha avuto ripercussioni anche sulla vita spirituale dei fedeli. Infatti, concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo e dello spazio esistenziali. E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana.

In realtà, è sbagliato contrapporre la celebrazione e l’adorazione, come se fossero in concorrenza l’una con l’altra. E’ proprio il contrario: il culto del Santissimo Sacramento costituisce come l’«ambiente» spirituale entro il quale la comunità può celebrare bene e in verità l’Eucaristia. Solo se è preceduta, accompagnata e seguita da questo atteggiamento interiore di fede e di adorazione, l’azione liturgica può esprimere il suo pieno significato e valore. L’incontro con Gesù nella Santa Messa si attua veramente e pienamente quando la comunità è in grado di riconoscere che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci attende, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi, con la sua presenza discreta e silenziosa, e ci accompagna con la sua intercessione, continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre.

A questo proposito, mi piace sottolineare l’esperienza che vivremo anche stasera insieme. Nel momento dell’adorazione, noi siamo tutti sullo stesso piano, in ginocchio davanti al Sacramento dell’Amore. Il sacerdozio comune e quello ministeriale si trovano accomunati nel culto eucaristico. E’ un’esperienza molto bella e significativa, che abbiamo vissuto diverse volte nella Basilica di San Pietro, e anche nelle indimenticabili veglie con i giovani – ricordo ad esempio quelle di Colonia, Londra, Zagabria, Madrid. E’ evidente a tutti che questi momenti di veglia eucaristica preparano la celebrazione della Santa Messa, preparano i cuori all’incontro, così che questo risulta anche più fruttuoso. Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore presente nel suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa, che si accompagna in modo complementare con quella di celebrare l’Eucaristia, ascoltando la Parola di Dio, cantando, accostandosi insieme alla mensa del Pane di vita. Comunione e contemplazione non si possono separare, vanno insieme. Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione, così che l’incontro sia vissuto profondamente, in modo personale e non superficiale. E purtroppo, se manca questa dimensione, anche la stessa comunione sacramentale può diventare, da parte nostra, un gesto superficiale. Invece, nella vera comunione, preparata dal colloquio della preghiera e della vita, noi possiamo dire al Signore parole di confidenza, come quelle risuonate poco fa nel Salmo responsoriale: «Io sono tuo servo, figlio della tua schiava: / tu hai spezzato le mie catene. / A te offrirò un sacrificio di ringraziamento / e invocherò il nome del Signore» (Sal 115,16-17).

Ora vorrei passare brevemente al secondo aspetto: la sacralità dell’Eucaristia. Anche qui abbiamo risentito nel passato recente di un certo fraintendimento del messaggio autentico della Sacra Scrittura. La novità cristiana riguardo al culto è stata influenzata da una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. E’ vero, e rimane sempre valido, che il centro del culto ormai non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, nella sua persona, nella sua vita, nel suo mistero pasquale. E tuttavia da questa novità fondamentale non si deve concludere che il sacro non esista più, ma che esso ha trovato il suo compimento in Gesù Cristo, Amore divino incarnato. La Lettera agli Ebrei, che abbiamo ascoltato questa sera nella seconda Lettura, ci parla proprio della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), ma non dice che il sacerdozio sia finito. Cristo «è mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue, che purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14). Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti, che verranno meno solo alla fine, nella Gerusalemme celeste, dove non ci sarà più alcun tempio (cfr Ap 21,22). Grazie a Cristo, la sacralità è più vera, più intensa, e, come avviene per i comandamenti, anche più esigente! Non basta l’osservanza rituale, ma si richiede la purificazione del cuore e il coinvolgimento della vita.

Mi piace anche sottolineare che il sacro ha una funzione educativa, e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita. Oppure pensiamo a una mamma e a un papà che, in nome di una fede desacralizzata, privassero i loro figli di ogni ritualità religiosa: in realtà finirebbero per lasciare campo libero ai tanti surrogati presenti nella società dei consumi, ad altri riti e altri segni, che più facilmente potrebbero diventare idoli. Dio, nostro Padre, non ha fatto così con l’umanità: ha mandato il suo Figlio nel mondo non per abolire, ma per dare il compimento anche al sacro. Al culmine di questa missione, nell’Ultima Cena, Gesù istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, il Memoriale del suo Sacrificio pasquale. Così facendo Egli pose se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma lo fece all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare, quale segno supremo del vero Sacro, che è Lui stesso. Con questa fede, cari fratelli e sorelle, noi celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo. Amen.

© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana


Fonte: vatican.va

martedì 5 giugno 2012

Verità su Pio XII

Riporto un articolo apparso sabato tra le "Ultimissime" del sito UCCR online, a proposito di alcuni luoghi comuni su Pio XII e la Chiesa che, malgrado possano essere sfatati da una semplice ricerca storica, sono difficili da togliere dagli argomenti dell'anticlericalismo. Questo articolo ha il pregio di riportare con cura le fonti a sostegno di tutte le tesi sostenute, cosa che difficilmente fanno coloro che lanciano certe accuse ingiuste ed infamanti, né potrebbero farlo, poiché altrimenti verrebbe alla luce la verità, che li sbugiarderebbe. Vi lascio alla lettura.

Luoghi comuni su Chiesa e nazismo
Di Mattia Ferrari

La simpatia della Chiesa verso il nazismo è una delle più deboli leggende nere, ma anche una tra le più diffuse e persistenti. Su questo argomento sono sorti tanti luoghi comuni divenuti spesso cavalli di battaglia per gli anticlericali che sogliono paragonare il cattolicesimo al partito nazionalsocialista. Si sostiene, per esempio, che il Vaticano avrebbe mandato al potere i nazisti, persuadendo il Partito del Centro a votare per Hitler in cambio della promessa di un Concordato, per poi abbandonare il partito una volta che questo fu stipulato. Nella realtà, la prospettiva di un concordato non ebbe alcuna parte nei negoziati tra il Centro e Hitler in vista della votazione del decreto dei pieni poteri e il partito cattolico non si sciolse per via delle pressioni vaticane (lo stesso Pacelli apprenderà dell’autoscioglimento dai giornali), ma per via delle minacce che già avevano colpito tutte le forze politiche.

Inoltre, il Concordato venne stipulato non per ricavare vantaggi, nonostante molti continuino a ripeterlo, ma per difendersi dai nazisti. La gerarchia ecclesiastica era ben consapevole della loro inaffidabilità tanto che il cardinale Faulhaber affermò: “con il Concordato siamo impiccati, senza il Concordato saremmo impiccati, torturati e squartati” (M. Burleigh, In nome di Dio Bergamo 2007 pp. 203-207).

Un’altra bufala riguarda il fatto che Hitler fosse cattolico. Se è vero, infatti, che nei discorsi pubblici ci teneva a presentarsi come il difensore della cristianità contro il bolscevismo, è pur vero che privatamente fu assai critico verso il cristianesimo che considerava una religione ebraica (come documentato nelle “Conversazioni a tavola”) e che tali affermazioni pubbliche erano contraddette dalla sua politica ecclesiastica. Infatti, durante tutto il periodo del Terzo Reich entrambe le Chiese furono perseguitate e, come rileva lo storico Sergio Romano, “se avesse vinto la guerra, Hitler avrebbe trattato le Chiese cristiane come stati sconfitti”. Gli abitanti della Germania erano per la maggior parte cristiani (formalmente), ma molti alti gerarchi nazisti (tra cui Hitler stesso) erano fieri avversari del cristianesimo come Martin Bormann, Heinrich Himmler, Alfred Rosenberg, Baldur von Schirach e si proponevano d’eliminarlo. Il moto dell’esercito tedesco “Gott mis uns” (“Dio è con noi”), era già presente fin dai tempi degli imperatori tedeschi e il regime nazista scelse di tenerlo per non accentuare i dubbi già presenti della classe degli ufficiali tedeschi verso il regime.

Non vi fu, inoltre, alcuna alleanza tra i papi e il nazismo per un fronte comune contro il comunismo, anzi durante la guerra la Santa Sede si rifiutò di benedire l’attacco tedesco alla Russia, sia per via del suo atteggiamento improntato alla neutralità, sia perché entrambe le dittature erano anticristiane come spiegò monsignor Domenico Tardini (allora segretario di Stato vaticano) in un colloquio con l’ambasciatore italiano Bernardo Attolico: «[Il comunismo] È il peggiore nemico della Chiesa. Ma non è l’unico. Il nazismo ha fatto, e sta facendo, una vera e propria guerra alla Chiesa» (A. Tornielli. Pio XII. Un uomo sul trono di Pietro, Milano 2007 pp. 359-360). Per contrastare l’idea di questa supposta alleanza basterebbe far presente la lettera circolare di Herman Goring intitolata “Decreto sul cattolicesimo politico nella quale ordinava a tutte le autorità politiche e giudiziarie di procedere contro ogni tentativo dei cattolici d’immischiarsi negli affari dello stato o l’idea accarezzata da Hitler di far prigioniero il papa documentata da una nota del diario di Goebbels del luglio del ’43 (M. Phayer, Il papa e il diavolo, Roma 2008 p. 121).

Una “prova” che i critici del papato portano a sostegno del filonazismo di Pio XII è il presunto aiuto del Vaticano alla fuga di alcuni nazisti (spesso negando o minimizzando l’apporto dato dal papa alla fuga o al nascondiglio di ebrei e partigiani durante la guerra). È noto infatti, che il vescovo Alois Hudal aiutò a far fuggire molti gerarchi, ma non vi è unanimità sugli studiosi, se egli agisse per conto proprio o sull’assenso della Santa Sede. Un indizio che agisse per sua iniziativa sta nel fatto che il vescovo austriaco era malvisto negli ambienti vaticani tanto che nelle sue memorie Hudal si lamentò dell‘ostilità subita da Pio XII e da Montini e attaccò il rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche a formare un’alleanza con la Germania per fermare il “comunismo ateo”. All’epoca poi, il papa autorizzò il gesuita americano Edmund Walsh a presentare un dossier al Tribunale dei Crimini di guerra a Norimberga in cui si documentavano i crimini e le atrocità dei nazisti (David G. Dalin, “La storia come calunnia. Daniel Goldhagen diffama la Chiesa Cattolica”).

Il fatto che Pio XII non avesse denunciato pubblicamente durante la guerra le atrocità naziste non implica in alcun modo una qualche simpatia per il regime tedesco perché il papa durante la guerra non denunciò pubblicamente neppure le atrocità di Stalin, preferendo agire di nascosto per aiutare le vittime dei totalitarismi e scegliendo di scomunicare i comunisti solo quattro anni dopo la fine del conflitto ossia quando i nazisti non potevano più sfruttare la sua condanna anticomunista a scopo di propaganda. Al contrario, l’antipatia di Achille Ratti e di Pacelli nei confronti del regime tedesco e della sua ideologia è ben nota e documentata, ma poco importa ai calunniatori della Chiesa che alla storia preferiscono la propaganda.

Mattia Ferrari


Fonte: uccronline.it

venerdì 1 giugno 2012

Tredicina di Sant'Antonio

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Fratelli carissimi, presentiamo a Gesù le nostre suppliche, affinché, per l’intercessione di sant’Antonio, effonda su di noi la sua misericordia.


1. O Signore, che hai reso sant’Antonio apostolo del Vangelo, concedici, per la sua intercessione, una fede forte e umile e fa’ che la nostra vita sia coerente con il Credo che professiamo.

Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, com'era nel principio e ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen.

2. O Dio onnipotente, che hai reso sant’Antonio costruttore di pace e di fraterna carità, guarda alle vittime della violenza e della guerra, e fa’ che in questo mondo sconvolto e pieno di tensioni possiamo essere coraggiosi testimoni della non-violenza, della promozione umana e della pace.

Gloria al Padre…

3. O Dio, che hai concesso a sant’Antonio il dono delle guarigioni e dei miracoli, concedici la salute dell’anima e del corpo. Dona serenità e conforto a quanti si raccomandano alle nostre preghiere e rendici disponibili al servizio verso i malati, gli anziani, gli infelici.

Gloria al Padre…

4. O Signore, che hai fatto di sant’Antonio un infaticabile predicatore del Vangelo sulle strade degli uomini, proteggi, nella tua paterna misericordia, i viandanti, i profughi, gli emigrati, tieni lontano da loro ogni pericolo e guida i loro passi sulla via della pace.

Gloria al Padre…

5. O Dio onnipotente, che hai concesso a sant’Antonio di ricongiungere anche le membra staccate dal corpo, riunisci tutti i cristiani nella tua Chiesa una e santa e fa’ che vivano il mistero dell’unità, così da essere un cuor solo e un’anima sola.

Gloria al Padre…

6. O Signore Gesù, che hai reso sant’Antonio grande maestro di vita spirituale, fa’ che possiamo rinnovare la nostra vita secondo gli insegnamenti del Vangelo e delle beatitudini, e rendici promotori di vita spirituale per i nostri fratelli.

Gloria al Padre…

7. O Gesù, che hai dato a sant’Antonio la grazia incomparabile di stringerti, come bambino, tra le sue braccia, benedici i nostri figli e fa’ che crescano buoni, sani e vivano nel santo timor di Dio.

Gloria al Padre…

8. O Gesù misericordioso, che hai dato a sant’Antonio sapienza e doni per guidare le anime alla santità per mezzo della predicazione e del sacro ministero, fa’ che ci accostiamo con umiltà e fede al sacramento della riconciliazione, grande dono del tuo amore per noi.

Gloria al Padre…

9. O Spirito Santo, che in sant’Antonio hai dato alla Chiesa e al mondo un grande maestro della sacra dottrina, fa’ che tutti coloro che sono al servizio dell’informazione sentano la loro grande responsabilità e servano la verità nella carità e nel rispetto della persona umana.

Gloria al Padre…

10. O Signore, che sei il padrone della messe, per intercessione di sant’Antonio manda molti e degni religiosi e sacerdoti nel tuo campo, riempili del tuo amore e ricolmali di zelo e di generosità.

Gloria al Padre…

11. O Gesù che hai chiamato il papa a essere pastore universale, sommo sacerdote e annunziatore di verità e di pace, per intercessione di sant’Antonio, sostienilo e confortalo nella sua missione.

Gloria al Padre…

12. O Dio-Trinità, che hai dato a sant’Antonio la grazia di conoscere, amare e glorificare la Vergine Maria, madre di Gesù e madre nostra, concedi a noi di accostarci sempre fiduciosi al suo cuore di madre, per poter meglio servire, amare e glorificare te, che sei l’Amore.

Gloria al Padre…

13. O Signore, che hai concesso a sant’Antonio di andare incontro a sorella morte con animo sereno, orienta la nostra vita a te; assisti i moribondi, dona la pace eterna alle anime dei nostri fratelli defunti.

Gloria al Padre...

Si quaeris miracula,
mors, error, calamitas
daemon, lepra fugiunt,
aegri surgunt sani.

Cedunt mare, vincula;
membra, resque perditas
petunt et accipiunt
iuvenes et cani.


Pereunt pericula,
cessat et necessitas;
narrent hi qui sentiunt,
dicant Paduani.

Gloria Patri et Filio
et Spiritui Sancto.
Se miracoli tu brami,
fugge error, calamità,
lebbra, morte, spirti infami
e qualunque infermità.

Cede il mare e le catene
trova ognun ciò che smarrì
han conforto nelle pene
vecchi e giovani ogni dì.

I perigli avrai lontani,
la miseria sparirà;
ben lo sanno i Padovani,
preghi ognun e proverà!

Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.


Dio onnipotente ed eterno, che in Sant'Antonio di Padova hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e un patrono dei poveri e dei sofferenti, fa' che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del Vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della Tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, Tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con Te, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...