Duomo di Caorle su facebook

sabato 26 dicembre 2009

Santo Stefano, il nostro patrono

Il 26 dicembre la Chiesa ricorda il santo diacono Stefano, primo a dare la vita a causa di Cristo, e per questo ricordato col titolo di «Protomartire». La sua festa è posta in vicinanza del Natale per l'antica tradizione, che ha posto vicino alla manifestazione del Signore i Comites Christi, ovvero coloro che furono più vicini a Cristo o hanno pagato la loro vicinanza col martirio; ecco, dunque, che il 28 dicembre abbiamo i Santi Innocenti, il 27 dicembre San Giovanni Evangelista e il 26 dicembre santo Stefano, il protomartire.
Gli Atti degli Apostoli ci tramandano la vita del santo, scelto dagli apostoli tra i sette diaconi. Stefano si distin se tra il popolo per i prodigi che compiva e per la predicazione. La sua opera portò alla Conversione molti, tanto che gli ebrei di Gerusalemme (i «liberti») si videro minacciati, e sobillarono il popolo affinché accusasse Stefano di pronunciare bestemmie e frasi blasfeme nella sua predicazione. La cosa arrivò agli orecchi del Sinedrio, che all'epoca (intorno all'anno 36) colmava il vuoto di potere lasciato da Pilato, e Stefano fu sottoposto a giudizio. In questo gli Atti sembrano ripercorrere le fasi del processo contro Gesù: i falsi testimoni e accuse, la risposta del Santo («Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio»), la condanna a morte per lapidazione, in osservanza della legge di Mosè, e le parole di Stefano prima di morire: «Signore Gesù, accogli il mio spirito» e «Signore non imputare loro questo peccato»; sottolineando, così, maggiormente la vicinanza tra il martirio di Stefano e la morte di Cristo.
Il culto di santo Stefano nel nostro territorio si diffuse almeno dal IV secolo, con l'erezione, come costola del patriarcato di Aquileia, della diocesi di Concordia, la cui cattedrale è dedicata al Protomartire. E' quindi ragionevole pensare che, con le invasioni dei barbari del V-VI secolo che costrinsero i concordiesi a rifugiarsi nell'antico porto di Caprulae, la tradizione del culto del santo fosse instaurata anche nell'erigenda diocesi marittima, fino ai giorni nostri.
Numerosi sono i riferimenti a santo Stefano nel nostro Duomo: a cominciare dall'affresco che ricopre il catino dell'absidicola sinistra, che lo raffigura alla destra della Vergine mentre invoca la sua protezione per il popolo, o in quello del presbiterio, accanto allo stemma del vescovo Giuseppe Piccini; in entrambe è raffigurato nella classica iconografia, rivestito con la dalmatica (paramento sacro di origine romana proprio dei diaconi), con la palma e le pietre, simboli del martirio. Sopra la porta principale è posta la statua di santo Stefano che campeggiava al centro dell'altar maggiore barocco, distrutto negli anni settanta; un bassorilievo a lui dedicato è riportato nel palliotto frontale dell'attuale altar maggiore.
Altre raffigurazioni sono sul retro della croce capitolare esposta in museo (nella foto), contornato dai quattro evangelisti, e, secondo la tradizione, anche la quarta formella della nostra pala d'oro.
Particolare attenzione merita poi il reliquiario contenente il cranio di Santo Stefano, che, secondo le cronache, è parte dei resti di Santi più importanti della cattedrale dal 1658, probabilmente portato a Venezia dai Crociati, e di qui a Caorle; è tradizione che il reliquiario, solitamente conservato nel museo parrocchiale, venga esposto il 26 dicembre alla pubblica venerazione.

giovedì 24 dicembre 2009

Auguri natalizi dei sacerdoti

Abbiamo contemplato la sua gloria

«Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria» (Gv 1,14).


Così l'evangelista Giovanni annuncia il Natale: egli testimonia, assieme ad altri discepoli, di aver contemplato la gloria divina nell'umanità del Verbo di Dio.
Cari fratelli e sorelle, facciamo nostra la testimonianza del discepolo amato da Gesù e diciamo con fede che il Verbo sta in mezzo a noi: visibile Colui che è invisibile, umano Colui che è divino.
Anche noi possiamo riconoscerlo. Cosa ha mosso il Verbo a farsi uomo e a stare tra gli uomini? L'Amore. Solo l'amore ha condotto il Verbo sulla terra ed è ancora l'amore a trattenerlo in mezzo a noi. Guardiamo a Gesù Bambino: lì è incarnato l'Amore di Dio, che attende di essere riamato. I sacerdoti per primi si uniscono amorevolmente a Gesù Cristo e vi invitano ad accogliere il dono del Natale.
L'umiltà nella quale l'Amore si rivela ci faccia piegare le ginocchia, riconoscendoci un nulla davanti al Tutto, che è Lui: saremo ricolmati di grazie e innalzati a contemplare la gloria del Figlio di Dio.

Tanti cari auguri.

I vostri sacerdoti

In figura: Lorenzo Lotto - Natività

domenica 13 dicembre 2009

La Novena di Natale

Il 16 dicembre comincia la seconda parte del tempo di Avvento, ossia la Novena di Natale. Nella prima parte dell'Avvento si guarda maggiormente alla cosiddetta dimensione escatologica, in altre parole all'Avvento glorioso di Cristo Salvatore nella gloria alla fine dei tempi; questa seconda parte, invece, ci introduce al mistero della prima Venuta del Salvatore nella pienezza dei tempi, ossia il Natale che celebriamo ogni anno.
Durante questi nove giorni che precedono la solennità natalizia, anche la liturgia si arricchisce di segni, che indicano il bimbo Gesù, nato nella stalla di Betlemme, come il Messia atteso e sperato dai profeti. In primo luogo il Canto delle profezie, che nella liturgia è usato quale invitatorio (introduzione) alla celebrazione della Santa Messa. Esso è introdotto da un ritornello che in latino recita: Regem venturum Dominum: venite adoremus ("Venite, adoriamo il Re Signore che sta per venire"), e vi intervalla alcuni passi dei profeti sulla venuta del Messia (Sofonia, Michea, Isaia).
In secondo luogo sono caratteristiche le Antifone maggiori, che precedono il canto del Magnificat nei vespri dei giorni che vanno dal 17 al 23 dicembre, e che la liturgia della Messa riprende nel versetto alleluiatico. Sono anche dette Antifone in "O", poiché tutte cominciano con l'interiezione Oh, e tutte scritte nel secondo modo gregoriano. In queste antifone si invoca il Redentore con titoli propri sia dell'antico che del nuovo Testamento:




































O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodiisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviterque disponens omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.
 O Sapienza,
che esci dalla bocca dell'Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.
O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moyse in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio
extento.
 O Adonai,
e condottiero della casa d'Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
vieni a redimerci col tuo braccio
potente.
O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
 O Radice di Jesse,
che sei un segno per i popoli,
innanzi a te i re della terra non parlano,
e le nazioni ti acclamano:
vieni e liberaci,
non tardare.
O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperuit:
veni, et educ vinctum
de domo carceris,
sedentem in tenebris,
et umbra mortis.
 O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiude,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo
dal carcere,
colui che è nelle tenebre,
e nell'ombra di morte.
O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris,
et umbra mortis.
 O Oriente,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illimina
chi è nelle tenebre,
e nell'ombra di morte.
O Rex Gentium,
et desideratus earum,
lapisque angularis,
qui facis utraque unum:
veni, et salva hominem,
quem de limo formasti.
 O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l'uomo,
che hai plasmato dal fango.
O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium,
et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster.
 O Emmanuele,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio.


Sin dall'alto medioevo è stato osservato che, considerando le lettere con cui iniziano i titoli del Redentore (la seconda lettera dopo la "O" in ogni antifona) in ordine inverso si ottiene l'acrostico «ERO CRAS», che dal latino significa "Sarò domani"; come una risposta del Salvatore a coloro che per sette giorni l'hanno così invocato.
L'appuntamento è pertanto a partire dal 16 dicembre, con l'inizio della Novena e il canto del Magnificat durante la Messa feriale delle 18:30.

domenica 29 novembre 2009

Messaggio del papa per l'inizio dell'Avvento

Sabato 28 novembre 2009 il Santo Padre ha celebrato i Primi Vespri della prima Domenica di Avvento. Di seguito è riportata l'omelia.

Cari fratelli e sorelle, con questa celebrazione vespertina entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento. Nella lettura biblica che abbiamo appena ascoltato, tratta dalla Prima Lettera ai Tessalonicesi, l’apostolo Paolo ci invita a preparare la “venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (5,23) conservandoci irreprensibili, con la grazia di Dio. Paolo usa proprio la parola “venuta”, in latino adventus, da cui il termine Avvento. Riflettiamo brevemente sul significato di questa parola, che può tradursi con “presenza”, “arrivo”, “venuta”. Nel linguaggio del mondo antico era un termine tecnico utilizzato per indicare l’arrivo di un funzionario, la visita del re o dell’imperatore in una provincia. Ma poteva indicare anche la venuta della divinità, che esce dal suo nascondimento per manifestarsi con potenza, o che viene celebrata presente nel culto. I cristiani adottarono la parola “avvento” per esprimere la loro relazione con Gesù Cristo: Gesù è il Re, entrato in questa povera “provincia” denominata terra per rendere visita a tutti; alla festa del suo avvento fa partecipare quanti credono in Lui, quanti credono nella sua presenza nell’assemblea liturgica. Con la parola adventus si intendeva sostanzialmente dire: Dio è qui, non si è ritirato dal mondo, non ci ha lasciati soli. Anche se non lo possiamo vedere e toccare come avviene con le realtà sensibili, Egli è qui e viene a visitarci in molteplici modi.

Il significato dell’espressione “avvento” comprende quindi anche quello di visitatio, che vuol dire semplicemente e propriamente “visita”; in questo caso si tratta di una visita di Dio: Egli entra nella mia vita e vuole rivolgersi a me. Tutti facciamo esperienza, nell’esistenza quotidiana, di avere poco tempo per il Signore e poco tempo pure per noi. Si finisce per essere assorbiti dal “fare”. Non è forse vero che spesso è proprio l’attività a possederci, la società con i suoi molteplici interessi a monopolizzare la nostra attenzione? Non è forse vero che si dedica molto tempo al divertimento e a svaghi di vario genere? A volte le cose ci “travolgono”. L’Avvento, questo tempo liturgico forte che stiamo iniziando, ci invita a sostare in silenzio per capire una presenza. E’ un invito a comprendere che i singoli eventi della giornata sono cenni che Dio ci rivolge, segni dell’attenzione che ha per ognuno di noi. Quanto spesso Dio ci fa percepire qualcosa del suo amore! Tenere, per così dire, un “diario interiore” di questo amore sarebbe un compito bello e salutare per la nostra vita! L’Avvento ci invita e ci stimola a contemplare il Signore presente. La certezza della sua presenza non dovrebbe aiutarci a vedere il mondo con occhi diversi? Non dovrebbe aiutarci a considerare tutta la nostra esistenza come “visita”, come un modo in cui Egli può venire a noi e diventarci vicino, in ogni situazione?

Altro elemento fondamentale dell’Avvento è l’attesa, attesa che è nello stesso tempo speranza. L’Avvento ci spinge a capire il senso del tempo e della storia come “kairós”, come occasione favorevole per la nostra salvezza. Gesù ha illustrato questa realtà misteriosa in molte parabole: nel racconto dei servi invitati ad attendere il ritorno del padrone; nella parabola delle vergini che aspettano lo sposo; o in quelle della semina e della mietitura. L’uomo, nella sua vita, è in costante attesa: quando è bambino vuole crescere, da adulto tende alla realizzazione e al successo, avanzando nell’età, aspira al meritato riposo. Ma arriva il tempo in cui egli scopre di aver sperato troppo poco se, al di là della professione o della posizione sociale, non gli rimane nient’altro da sperare. La speranza segna il cammino dell’umanità, ma per i cristiani essa è animata da una certezza: il Signore è presente nello scorrere della nostra vita, ci accompagna e un giorno asciugherà anche le nostre lacrime. Un giorno, non lontano, tutto troverà il suo compimento nel Regno di Dio, Regno di giustizia e di pace.

Ma ci sono modi molto diversi di attendere. Se il tempo non è riempito da un presente dotato di senso, l’attesa rischia di diventare insopportabile; se si aspetta qualcosa, ma in questo momento non c’è nulla, se il presente cioè rimane vuoto, ogni attimo che passa appare esageratamente lungo, e l’attesa si trasforma in un peso troppo grave, perché il futuro rimane del tutto incerto. Quando invece il tempo è dotato di senso, e in ogni istante percepiamo qualcosa di specifico e di valido, allora la gioia dell’attesa rende il presente più prezioso. Cari fratelli e sorelle, viviamo intensamente il presente dove già ci raggiungono i doni del Signore, viviamolo proiettati verso il futuro, un futuro carico di speranza. L’Avvento cristiano diviene in questo modo occasione per ridestare in noi il senso vero dell’attesa, ritornando al cuore della nostra fede che è il mistero di Cristo, il Messia atteso per lunghi secoli e nato nella povertà di Betlemme. Venendo tra noi, ci ha recato e continua ad offrirci il dono del suo amore e della sua salvezza. Presente tra noi, ci parla in molteplici modi: nella Sacra Scrittura, nell’anno liturgico, nei santi, negli eventi della vita quotidiana, in tutta la creazione, che cambia aspetto a seconda che dietro di essa ci sia Lui o che sia offuscata dalla nebbia di un’incerta origine e di un incerto futuro. A nostra volta, noi possiamo rivolgergli la parola, presentargli le sofferenze che ci affliggono, l’impazienza, le domande che ci sgorgano dal cuore. Siamo certi che ci ascolta sempre! E se Gesù è presente, non esiste più alcun tempo privo di senso e vuoto. Se Lui è presente, possiamo continuare a sperare anche quando gli altri non possono più assicurarci alcun sostegno, anche quando il presente diventa faticoso.

Cari amici, l’Avvento è il tempo della presenza e dell’attesa dell’eterno. Proprio per questa ragione è, in modo particolare, il tempo della gioia, di una gioia interiorizzata, che nessuna sofferenza può cancellare. La gioia per il fatto che Dio si è fatto bambino. Questa gioia, invisibilmente presente in noi, ci incoraggia a camminare fiduciosi. Modello e sostegno di tale intimo gaudio è la Vergine Maria, per mezzo della quale ci è stato donato il Bambino Gesù. Ci ottenga Lei, fedele discepola del suo Figlio, la grazia di vivere questo tempo liturgico vigilanti e operosi nell’attesa. Amen!

venerdì 13 novembre 2009

Indulgenza della Madonna della Salute

Ricorre il 21 novembre la Festa della Madonna della Salute. Questo è il giorno dell'anniversario della Dedicazione della chiesa di S. Maria Nuova, costruita presso il tempio di Gerusalemme nell'anno 543; così celebriamo insieme ai cristiani d'Oriente la "dedicazione" che Maria fece a Dio di se stessa fin dall'infanzia, mossa dallo Spirito Santo, della cui grazia era stata ricolma nella sua Immacolata Concezione.
A Venezia si venera la "Madonna della Salute". Per la peste del 1630, che sterminò quasi la metà della popolazione veneziana, il Senato della Serenissima Repubblica fece voto che, se il morbo fosse cessato, avrebbe eretto un tempio in onore della Madonna della Salute, con intervento del doge, ogni anno, in pellegrinaggio. Per tale fatto fu scelto il 21 novembre. Da allora, al tempio progettato da Baldassarre Longhena su modello del Palladio e divenuto dal 1817 chiesa dell'annesso seminario patriarcale, ogni anno i fedeli accorrono a venerare la Madonna ed a chiedere la sua protezione.
Dal 16 agosto 2009 e per i successivi 7 anni, per decreto, la Penitenzieria Apostolica ha concesso ai fedeli che visiteranno il Santuario della Madonna dell'Angelo di Caorle nel giorno della Festa della Madonna della Salute (appunto il 21 novembre) l'Indulgenza plenaria, da lucrare anche per le anime del Purgatorio; alle condizioni che, pentiti, confessati e ristorati dalla Santa Comunione, visitino il Santuario e sostino davanti all'immagine della Madonna dell'Angelo, partecipino alla Santa Messa o almeno si trattengano in preghiera concludendo con il Padre nostro ed il Credo.

Sabato 21 novembre alle ore 10:00 sarà celebrata una S. Messa in Santuario, con la spiegazione dell'Indulgenza.

domenica 25 ottobre 2009

Inserita la cronotassi dei vescovi di Caorle

E' stata inserita in questo sito la cronotassi (ovverosia la successione cronologica) dei vescovi di Caorle, a partire dalla fondazione della diocesi (nel VI - VII secolo) fino alla sua soppressione (avvenuta il 1° maggio 1819). Si tratta di uno strumento per conoscere la storia dei nostri antenati, per capire la nostra cattedrale conoscendo anche il nostro passato. Sulla cattedra di Caorle si sono succeduti circa 60 vescovi, la cui presenza è documentata da decreti, atti, testamenti e visite pastorali; alcuni di essi si distinsero per il loro zelo verso i fedeli, come il vescovo Suarez, sepolto ai piedi della Madonna dell'Angelo, o come il vescovo Francesco Antonio Boscaroli, che ristrutturò il Santuario conferendogli la forma che oggi conosciamo, e fece edificare la chiesa di Ca' Cottoni. Alla fine della cronotassi è posta la lista dei vescovi titolari di Caorle: dal 1968, papa Paolo VI ha conferito a Caorle il titolo episcopale che alcuni vescovi, con incarichi nella curia romana o di rappresentanza diplomatica, portano ancora oggi (titolo puramente onorifico, il vescovo, infatti, non risiede a Caorle).
Per visualizzare la cronotassi dei vescovi di Caorle basta entrare nella sezione La diocesi di Caorle e cliccare sul collegamento in fondo al testo. Per avere le notizie sui vescovi è sufficiente cliccare con il mouse sul nome.

Nella foto: lo stemma del vescovo Giuseppe Maria Piccini, affrescato sulla parete sinistra dell'abside centrale.

domenica 4 ottobre 2009

Il benvenuto a don Giuseppe Simoni

Si è celebrata sabato 3 ottobre la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal vescovo ausiliare mons. Beniamino Pizziol, per dare il benvenuto della comunità parrocchiale a don Giuseppe Simoni, il nuovo sacerdote inviato dal patriarca Angelo Scola. Oltre alla comunità della nostra parrocchia, erano presenti delle rappresentanze delle comunità di Santa Maria del Suffragio di Asseggiano (accompagnata dal nuovo parroco, don Marco Scaggiante, già cappellano di Santo Stefano di Caorle, che ha sostituito proprio don Giuseppe) e di San Giovanni Evangelista di Mestre (dove don Giuseppe ha svolto alcuni anni della sua attività pastorale).
All'inizio della celebrazione è stata data lettura del decreto con cui il patriarca ha nominato don Giuseppe Manzato e don Giuseppe Simoni parroci in solidum della nostra parrocchia, in osservanza del Codice di Diritto Canonico; nomina che il vescovo Beniamino ha poi adeguatamente illustrato alla fine della Messa, e che si inserisce nell'alveo della Comunità Pastorale, che unisce la parrocchia di Santo Stefano a quelle di Ca' Corniani, Marango, Brussa e Castello. Don Giuseppe Simoni è stato nominato parroco di Ca' Corniani, così da dedicare un'attenzione speciale alla comunità che ivi risiede e a quella di Ottava Presa. Ma, precisa mons. Beniamino, l'attività pastorale del nostro nuovo sacerdote sarà in maggior parte dedicata alla comunità di Santo Stefano; in particolare, il vescovo ausiliare ha esortato i giovani a seguire don Giuseppe Simoni, ad aiutarlo e a lasciarsi aiutare da lui, continuando così l'opera compiuta da don Claudio che lo ha preceduto. Don Giuseppe Simoni rimane anche consulente ecclesiastico della FISM veneziana (Federazione Italiana delle Scuole Materne), fondata nel 1972 da mons. Odino Spolaor, compianto parroco di Santo Stefano di Caorle.
Don Giuseppe Manzato, in qualità di moderatore, sarà il referente della parrocchia presso il patriarca e le autorità civili.
Porgiamo dunque a don Giuseppe Simoni i migliori auguri per l'inizio della sua attività tra noi, e rimettiamolo in particolare alla materna protezione della nostra Madonna dell'Angelo, Madre di Cristo e della Chiesa.

lunedì 7 settembre 2009

Parte don Claudio, arriva don Giuseppe Simoni

Dopo 8 anni di vita pastorale nella nostra parrocchia don Claudio ci lascia, nominato dal patriarca cappellano della parrocchia del duomo di San Lorenzo di Mestre. Ordinato sacerdote e nominato cappellano nella nostra parrocchia nel 2001 dal patriarca Marco Cè, si è occupato soprattutto della pastorale giovanile del nostro vicariato; sua, ad esempio, l'idea di istituire la festa di inizio anno catechistico, ma anche la programmazione di campi scuola per ragazzi di tutte le età, come occasione di divertimento, ma anche di vita comune e di preghiera, e la ripresa del Grest, che ogni estate vede la partecipazione di moltissimi ragazzi e ragazze.
Ora che viene trasferito ad un'altra parrocchia vogliamo innanzitutto assicurargli la nostra preghiera, ringraziarlo, anche se con un pizzico di nostalgia, per la sua opera ed augurargli di poter svolgere anche nella sua nuova parrocchia il suo compito di sacerdote con la dedizione e la forza con cui l'ha svolto tra noi.
A sostituirlo il patriarca Angelo Scola ha chiamato don Giuseppe Simoni, che svolgerà la mansione di co-parroco. Ordinato sacerdote nel 1981 dal patriarca Marco Cè, ha svolto per 13 anni l'attività pastorale nella parrocchia di San Giovanni Evangelista di Mestre, e nel 1998 è stato nominato parroco della parrocchia di Santa Maria del Suffragio di Asseggiano, una delle sei parrocchie della Castellana; fino a quest'anno, quando è stato destinato alla nostra parrocchia.
Anche a lui vogliamo assicurare la nostra preghiera, e vogliamo impegnarci per aiutarlo ad inserirsi al meglio nella nostra realtà parrocchiale.
La comunità è invitata a salutare la partenza di don Claudio Domenica 20 Settembre, alla solenne celebrazione della Santa Messa delle ore 10:00, e l'arrivo di don Giuseppe Simoni Sabato 3 Ottobre alla Messa delle ore 18:30.

mercoledì 2 settembre 2009

Festa della Madonna dei Fagotti

Ogni anno, nella domenica più vicina alla festa della Natività della Beata Vergine Maria, la nostra parrocchia celebra la festa detta comunemente della Madonna dei Fagotti. La storia di questa festa risale all'epoca in cui i pescatori (che costituivano la quasi totalità degli abitanti di Caorle), finita l'estate e avvicinandosi il periodo di pesca, erano costretti a la sciare le proprie case e le proprie famiglie, per recarsi nei casoni, loro rifugio durante tutto l'inverno in cui avrebbero pescato. Allora i casoni non erano certo, come oggi, luoghi di ritrovo e svago, ma erano piuttosto scomodi; e l'attività di pesca era molto pericolosa, molti nostri antenati sono infatti periti nelle mareggiate improvvise.
Per questo motivo la popolazione, all'inizio del mese di settembre, accompagnava i pescatori, muniti del proprio fagotto, contenente l'indispensabile per questo trasferimento (da qui "Madonna dei Fagotti"), all'oratorio del Rosario (l'attuale chiesetta della Madonna di Pompei), ai piedi della quale un tempo arrivava il rio, per una fiduciosa supplica e raccomandazione prima della partenza.
Anche oggi che i pescatori (ormai non più la maggioranza della popolazione) non hanno più bisogno di trasferirsi e lasciare i propri affetti, e malgrado la modernizzazione dei mezzi di pesca, celebriamo ancora questa festa, portando in processione il simulacro della Beata Vergine delle Grazie per le vie del centro. Infatti, con il mese di settembre, finisce la stagione turistica: molti di noi terminano un periodo di duro impegno, mentre altri, come i bambini e i ragazzi delle scuole ed altri lavoratori, riprendono le loro attività dopo un meritato periodo di riposo. Sia questa occasione di festa e di devozione motivo per gli uni di ringraziare della stagione appena trascorsa, e per gli altri, proprio come i pescatori di un tempo, di affidarsi a Maria, perché benedica il loro lavoro e la loro vita.
La processione con l'immagine di Maria avrà luogo subito dopo la celebrazione dei Vespri Solenni, che si terrà in Duomo, domenica 6 settembre, a partire dalle ore 17:45.

lunedì 24 agosto 2009

971° anniversario della dedicazione del Duomo di Caorle

Ricorre, domenica 30 Agosto, l'anniversario della dedicazione del Duomo di Caorle, che compie ben 971 anni. Dalle fonti in nostro possesso, sappiamo che l'attuale costruzione risale infatti all'anno 1038, anche se nei restauri degli anni 1920 - 1923 sono stati riportati alla luce il perimetro ed alcuni resti lapidei di una precedente cattedrale, la cui esistenza è accertata dal fatto che la diocesi esisteva già alla fine del VI secolo, come attesta uno scambio epistolare tra papa san Gregorio Magno (540 - 604) e la comu nità cristiana che era in Caorle; e la presenza di un vescovo esigeva una cattedrale adeguatamente grande.
Tuttavia, fatta eccezione per l'anno, non si è mai conosciuta la data della consacrazione dell'odierna chiesa; poiché, però, fin dai tempi antichi era ritenuta santa e doverosa la celebrazione della dedicazione della propria chiesa da parte della comunità dei credenti, il vescovo di Caorle Pietro Martire Rusca - che ebbe grande cura nella cattedrale - decise di riconsacrarla durante il suo ministero episcopale. A memoria di questo solenne gesto vennero apposte alle pareti dodici croci in cotto, presso le quali ancora oggi, nel giorno della festa, si accende una candela, e una lapide commemorativa, posta ora sulla parete della navata sinistra, sopra la statua della Madonna delle Grazie.

domenica 16 agosto 2009

Indulgenza plenaria perpetua concessa al Santuario della Madonna dell'Angelo

Grande gioia per tutti i fedeli caorlotti e per tutti i pellegrini devoti alla Madonna dell'Angelo: infatti, lo scorso 11 luglio il Santuario è stato associato dal Santo Padre alla papale Basilica di Santa Maria Maggiore - primo tempio al mondo ad essere dedicato alla Santissima Madre di Dio - con lo Spirituale Vincolo di Affinità, e in virtù di tale vincolo, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l'Indulgenza Plenaria, da lucrarsi in particolari circostanze. Questo speciale legame (concesso in seguito alla richiesta del nostro parroco, monsignor Giuseppe Manzato) riconosce al Santuario della Madonna dell'Angelo le stesse prerogative della patriarcale Arcibasilica Liberiana, cosicché tutti i devoti e i pellegrini che si recheranno al Santuario potranno lucrare, sotto determinate condizioni, l'Indulgenza Plenaria alla stessa maniera di cui gode la Basilica romana, a decorrere dalla data dell'11 luglio 2009, in cui il nostro Santuario è stato iscritto nei registri della Basilica.
Le condizioni sono precisate nel DIPLOMA conferito al Santuario, firmato dall'Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, il cardinale Bernard Francis Law, e dal documento redatto dalla Penitenzieria Apostolica a firma del Penitenziere Maggiore, il cardinale James Francis Stafford, e controfirmato dal reggente, il vescovo Gianfranco Girotti, ed hanno valore perpetuo, senza alcuna limitazione.
Oltre a questo privilegio, con apposito decreto della Penitenzieria Apostolica, il Santo Padre ha concesso ai pellegrini che si recheranno al medesimo Santuario di lucrare l'indulgenza in particolari ricorrenze dedicate alla Madonna dell'Angelo, a decorrere dall'11 luglio 2009 per sette anni.

venerdì 17 luglio 2009

Nomine del Patriarca riguardanti la nostra parrocchia

  • Il patriarca ha nominato cappellano della parrocchia di San Lorenzo del Duomo di Mestre il rev.do don Claudio Gueraldi, fino a settembre 2009 vice parroco della parrocchia di Santo Stefano Protomartire di Caorle.
  • Il patriarca ha nominato co-parroco della parrocchia di Santo Stefano Protomartire di Caorle il rev.do don Giuseppe Simoni, fino a settembre 2009 parroco della parrocchia di Santa Maria del Suffragio di Asseggiano.

domenica 31 maggio 2009

Scoperto un affresco nei restauri delle pareti del duomo

Scoperto un affresco, probabilmente del Trecento, all'interno del Duomo di Caorle. Il ritrovamento risale a qualche giorno fa ed è avvenuto durante i lavori di restauro della navata sinistra della millenaria chiesa. Alle spalle del quadro "La natività della Madonna", databile verso la fine del Settecento, al di sopra del confessionale sono stati rinvenuti i resti di un antico affresco. Le condizioni di conservazione dell'opera non sono buone: si riescono a distinguere solamente le teste con aureola di due figure (nella foto) e, con tutta probabilità , un terzo personaggio nella parte destra dell'affresco. La Sovrintendenza ai beni culturali è già stata avvertita. Per il momento si ipotizza che l'affresco risalga al Trecento e sia dunque coevo agli affreschi che decorano l'abside della navata del Santissimo. Una volta terminati i controlli della Sovrintendenza verrà concesso il via libera al restauro dell'opera: i tecnici della ditta che sta attualmente eseguendo i lavori di recupero all'interno del duomo intitolato a Santo Stefano sperano di poter recuperare altri frammenti dell'affresco, per il momento ancora non visibili. Difficile, ha detto il parroco di Caorle, monsignor Giuseppe Manzato, comprendere per il momento il soggetto della raffigurazione. Sono comunque già iniziate le ricerche storiche.

Fonte: Il Gazzettino
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