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mercoledì 21 maggio 2014

Meriam, la cristiana condannata a morte in Sudan.


È in carcere incatenata per le caviglie Meriam Yehya Ibrahim, la donna cristiana del Sudan incinta di otto mesi e condannata a morte per apostasia, oltre che a 100 frustate per adulterio. Per la prima volta il marito Daniel Wani ha avuto la possibilità di visitarla in carcere, vedendo in quali condizioni vive dal 17 febbraio.
«È OLTRAGGIOSO».
«Le sue gambe sono tutte gonfie. È oltraggioso, visto che è incinta di otto mesi e mezzo», ha dichiarato ai media americani Tina Ramirez, direttrice esecutiva di Hardwired, gruppo che si batte contro la persecuzione religiosa nel mondo e che sta aiutando Wani. Il marito, che gode di doppio passaporto sudanese e statunitense, ha chiesto più volte e invano aiuto all’ambasciata americana in Sudan per ottenere il rilascio della moglie, che si trova in carcere insieme al figlio di 20 mesi.
CONDANNA PER APOSTASIA.
Meriam è stata condannata per apostasia lo scorso 15 maggio: la dottoressa di 27 anni è stata cresciuta come cristiana dalla madre, visto che il padre musulmano se ne è andato quando lei aveva sei anni. Ma il fratello insieme agli zii paterni l’ha accusata di essere stata allevata come musulmana e di essersi poi convertita al cristianesimo.
In Sudan, secondo la sharia, l’apostasia è punita con la morte e un matrimonio tra una musulmana e un cristiano non è valido e i figli che nascono dalla relazione sono illegittimi. Questo è il motivo per cui Martin, il figlio di 20 mesi di Meriam, è in prigione con lei e non può essere preso in custodia dal padre.
AMERICANO IN CARCERE
Wani, insieme agli avvocati della moglie, ha affermato che ricorrerà in appello per non fare eseguire la sentenza capitale. Intanto, però, si è lamentato del fatto che l’ambasciata americana non l’abbia mai aiutato a risolvere il caso giudiziario. Un aiuto che si aspettava visto che il figlio Martin è in carcere ed è a tutti gli effetti cittadino americano. Come dichiarato dall’uomo, «ho fornito all’ambasciata tutte le prove che mi ha richiesto per dimostrare che Martin è un cittadino americano. Ho portato il certificato di nascita, il mio certificato di matrimonio e gli esami del Dna di mio figlio, che sono stati mandati negli Stati Uniti per essere verificati. Ma mi hanno chiuso la porta in faccia».
CNSNews ha chiesto direttamente al portavoce del Dipartimento di Stato americano, Jen Psaki, la veridicità di queste notizie ma il portavoce non ha saputo rispondergli. «Sta dicendo che non sapete se quel bambino in prigione è un cittadino americano?», lo ha rintuzzato il giornalista. «Non abbiamo ulteriori dettagli da condividere». Ad oggi, il Dipartimento non ha ancora fatto luce su questo aspetto, che è dirimente per la sorte di Meriam: la pressione internazionale di un governo come gli Stati Uniti potrebbe far cambiare la sentenza dei giudici sudanesi in un eventuale processo di appello.


Tratto da Tempi.it

lunedì 12 maggio 2014

La morte del card. Cè: l'annuncio del Patriarca Moraglia


Il Patriarca Francesco Moraglia, i sacerdoti e i diaconi, i consacrati, le consacrate e i fedeli laici della Diocesi di Venezia annunciano che questa sera il card. Marco Cè, Patriarca emerito di Venezia, ha raggiunto la Casa del Padre. La morte è avvenuta alle ore 20.15 all'Ospedale Ss. Giovanni e Paolo di Venezia dove era ricoverato dal 19 marzo scorso per le conseguenze della frattura del femore.

La sera della Domenica delle Palme (13 aprile) aveva chiesto e ricevuto, dal Patriarca Francesco Moraglia, il sacramento dell'unzione degli infermi. Le sue condizioni di salute si erano poi ulteriormente e definitivamente aggravate nelle ultime ore. Proprio ieri sera, inoltre, il Patriarca Francesco aveva confessato il card. Cè impartendogli l’assoluzione e l’indulgenza plenaria e ricevendo da lui un ultimo “grazie”.

Alle ore 20.30 di domani sera - martedì 13 maggio - nella basilica cattedrale di S. Marco a Venezia avrà luogo la recita del Rosario, presieduta dal Patriarca Francesco che chiede a tutti i credenti il bene della preghiera di suffragio.

Il card. Cè era nato a Izano, in provincia di Cremona e diocesi di Crema, l'8 luglio 1925. Compì gli studi teologici presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Biblico conseguendo la laurea in teologia dogmatica e la licenza in Sacra Scrittura; fu ordinato sacerdote65 anni fa, il 27 marzo 1948 a Crema, e nella sua diocesi di origine fu, per molti anni, prima vicerettore e poi rettore del Seminario. Il 22 aprile 1970 venne eletto vescovo da Paolo VI e nominato ausiliare del card. Poma nella diocesi di Bologna. il 30 aprile 1976 fu nominato, dallo stesso Paolo VI, assistente ecclesiastico generale dell'Azione cattolica italiana. Giovanni Paolo II lo chiamò quindi - era il7 dicembre del 1978 - a reggere il Patriarcato di Venezia di cui prese possesso canonico il 1° gennaio 1979 mentre il suo ingresso in città risale al 7 gennaio successivo, allora solennità dell'Epifania. Fu creato cardinale, sempre da Giovanni Paolo II, il 30 giugno 1979. Dopo 23 anni di governo pastorale della diocesi lagunare, dal 5 gennaio 2002 era divenuto Patriarca emerito di Venezia continuando, sino a pochi mesi fa, ad esercitare in pieno il suo ministero occupandosi soprattutto della cura spirituale delle persone e, in particolare, degli esercizi spirituali diocesani.

Fonte Gente Veneta

venerdì 9 maggio 2014

ATTENZIONE! FURTO D'IDENTITA'


IN RIFERIMENTO AL TENTATIVO DI TRUFFA SUBITO IERI SULL'ACCOUNT DI POSTA ELETTRONICA DELLA PARROCCHIA:




Preghiamo cortesemente chiunque avesse ricevuto nella sua casella di posta email truffaldine dagli indirizzi:
* caorleduomo@gmail.com
* caorleduorno@yahoo.it
di segnalarcelo prontamente in questo profilo o dal form presente nel sito parrocchiale alla pagina web
"http://www.caorleduomo.altervista.org/contact.html"

Il tipo di messaggio truffaldino a cui ci riferiamo riguarda la richiesta di invio denaro ad uno sconosciuto che si sarebbe trovato bloccato all'aeroporto di Bradford (UK) e al quale sarebbero stati rubati tutti i documenti.

Le vostre eventuali segnalazioni saranno da noi inviate immediatamente ai Carabinieri, ai quali abbiamo denunciato l'accaduto.

Rinnoviamo ancora una volta l'invito a NON DARE SEGUITO A TALI COMUNICAZIONI TRUFFALDINE, poiché la parrocchia non ha mai chiesto né mai intende chiedere denaro nei termini posti in queste mail.

Grazie per la collaborazione.

Avviso - Tentativo di truffa

Informiamo tutti i lettori che giovedì 8 maggio 2014 l'account di posta elettronica 'caorleduomo@gmail.com' (sul quale si appoggia anche il presente blog) ha subito un attacco da parte di pirati informatici ed è stato violato. I pirati hanno cambiato la password dell'account e, mentre ne disponevano, hanno mandato a tutti i contatti presenti una mail truffaldina, dove si richiedeva denaro da parte di uno sconosciuto che sarebbe stato bloccato in un aeroporto del Regno Unito e al quale erano stati rubati tutti i documenti. La parrocchia Santo Stefano di Caorle tiene a far sapere che:
  • non è assolutamente coinvolta nell'invio di queste email dall'intento chiaramente truffaldino;
  • esorta a non dare assolutamente seguito a questi messaggi, poiché la parrocchia non ha mai chiesto né mai intende chiedere in futuro denaro in questi termini a chiunque;
  • invita quanti avessero ricevuto messaggi di questo tipo provenienti dagli indirizzi 'caorleduomo@gmail.com' oppure 'caorleduorno@yahoo.it' a comunicare in maniera tempestiva l'accaduto, compilando il form presente alla pagina web http://www.caorleduomo.altervista.org/contact.html (la segnalazione sarà immediatamente girata alle forze dell'ordine alle quali abbiamo denunciato l'accaduto).
Ringraziamo per la collaborazione e ci scusiamo per il disagio.
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