Duomo di Caorle su facebook

martedì 14 dicembre 2010

Novena di Natale - Il canto delle profezie

Durante la terza settimana di Avvento l'attesa si fa decisamente più rivolta al Natale; il segno più tangibile di questo cambiamento è fornito dai canti, dalla liturgia, dalle sacre scritture proposte nella Novena di Natale, i nove giorni immediatamente precedenti la solennità in cui celebreremo l'Incarnazione di Nostro Signore. Seguendo una tradizione che affonda le sue radici in tempi ormai immemorabili, anche nella nostra parrocchia celebreremo la novena, specialmente nella Messa feriale delle 18:30 (e durante i vespri di domenica prossima), a partire da giovedì 16 dicembre. Due saranno i momenti caratteristici: il canto delle profezie all'inizio della celebrazione e il canto del Magnificat un attimo prima della conclusione.
Passa sotto il nome di canto delle profezie l'invitatorio introdotto ed intervallato dall'antifona responsoriale: «Regem venturum Dominum venite adoremus!», tradotta in italiano: "Venite, adoriamo il Re Signore che sta per venire!". Seguono sette strofe ispirate a brani dell'Antico Testamento, che sottolineano in maniera speciale la venuta del Salvatore di Israele, e che lo individuano in Gesù Cristo, della stirpe di Davide, entrato nella storia degli uomini più di 2000 anni fa:

«Esulta figlia di Sion,
gioisci figlia di Gerusalemme:
ecco il Signore verrà,
e in quel giorno vi sarà gran luce,
i monti stilleranno dolcezza,
e dai colli scorrerà latte e miele,
perché verrà un gran profeta,
ed egli rinnoverà Gerusalemme.

Ecco dalla casa di Davide,
verrà il Dio uomo a sedersi sul trono:
vedrete e godrà il vostro cuore.

Ecco verrà il Signore, il nostro protettore,
il Santo d’Israele
portando sul capo la corona regale,
e dominerà da un mare all’altro,
e dal fiume ai confini estremi della terra.

Ecco apparirà il Signore
e non mancherà di parola;
se indugerà, attendilo
perché verrà e non potrà tardare.

Il Signore discenderà come pioggia sul vello:
in quei giorni spunterà la giustizia e l’abbondanza della pace:
tutti i re della terra lo adoreranno
e i popoli lo serviranno.

Nascerà per noi un bimbo
e sarà chiamato Dio forte:
Egli sederà sul trono di Davide suo padre
e sarà un dominatore,
ed avrà sulle spalle la potestà regale.

Betlemme, città del sommo Dio,
da te nascerà il dominatore d’Israele; *
la sua nascita risale al principio dei giorni dell’eternità
e sarà glorificato in mezzo a tutta la terra
e quando egli sarà venuto,
vi sarà pace sulla nostra terra.
»

L'invito iniziale alla gioia iniziale per la figlia di Sion, cioè al popolo d'Israele nella pienezza dei tempi, identificata con la Vergine Maria nel Nuovo Testamento, ricorre nei libri dei profeti Sofonia, e soprattutto Zaccaria (Zc 9,9); il motivo della gioia è il giorno della venuta del Signore, e in quel giorno "scorrerà latte e miele", espressione usata nella Bibbia fin dal libro dell'Esodo per indicare la terra promessa da Dio al suo popolo; ossia saranno compiute le promesse di Dio per gli uomini.
Segue il richiamo alla promessa di Dio fatta a Davide, che cioè il suo trono sarebbe rimasto stabile per sempre (2 Sam 7,16) e che il Figlio di Davide si sarebbe seduto sul suo trono (Sal 132,11) ed avrebbe edificato un tempio in nome del Signore (1Re 5,19). Nei versi della strofa successiva, con le parole "E dominerà da un mare all’altro, e dal fiume ai confini estremi della terra", si fa esplicito riferimento al salmo 72, così come nei versi, posti nella quinta strofa: "in quei giorni spunterà la giustizia e l’abbondanza della pace: tutti i re della terra lo adoreranno e i popoli lo serviranno".
La quarta strofa richiama invece il profeta Abacuc, che sancisce un termine ben preciso per l'azione del Signore:

«E' una visione che attesta un termine, parla di una scadenza e non mentisce; se indugia, attendila, perchè certo verrà e non tarderà.» (Ab 2,3)

Nella quinta appare inoltre un'eco del libro dei Giudici, dove Gedeone chiede al Signore un segno per manifestare la Sua intenzione di salvare Israele: avrebbe posto un vello sull'aia, e se l'indomani fosse risultato bagnato dalla rugiada solo il vello e non il terreno circostante, Gedeone avrebbe avuto la certezza che Israele sarebbe stato salvato (Gdc 6, 36-40). Quindi la nascita del Salvatore è segno certo della salvezza degli uomini per mano di Dio.
Le ultime due strofe sono quelle che più legano le promesse annunciate dai profeti alla nascita di Gesù Cristo; la penultima si rifa al libro del profeta Isaia, quando al capitolo 9 si trova:

«Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il segno della sovranità ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace; grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre; questo farà lo zelo del Signore degli eserciti.» (Is 9, 5-6)

L'ultima è ancor più chiara, eco della profezia del profeta Michea:

«E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall'antichità, dai giorni più remoti.» (Mi 5,1)

Ritroviamo questa profezia anche nel Vangelo di san Matteo, messa sulla bocca dei sommi sacerdoti convocati dal re Erode:

«Gli risposero: A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta.» (Mt 2,5)

Questo l'invitatorio che anticipa la celebrazione della Santa Messa, a cui segue l'inno e la Liturgia della parola.
Il canto del Magnificat, che precede l'Orazione Post Communio è preceduto dalle splendide Antifone in O, ossia una serie di sette antifone gregoriane (che saranno cantate dal 17 al 23 dicembre) dal profondo significato sia nel testo che nella musica. A queste antifone sarà dedicato un approfondimento, a partire dal 17 dicembre, su questo blog.

L'appuntamento resta quindi per giovedì 16 dicembre, con l'inizio della Novena di Natale.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Articoli correlati