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mercoledì 29 dicembre 2010

Il papa sulla Santa Comunione

Sebbene a piccoli passi, si avvicina la visita del Santo Padre Benedetto XVI nella nostra diocesi; tramite i quartini settimanali di Gente Veneta è possibile approfondire alcuni aspetti del Magistero del papa. Approfondiamo oggi uno degli aspetti più silenziosi e nello stesso tempo anche più visibili del suo Magistero in materia di liturgia, un aspetto a cui il nostro pontefice è molto attento (e che ancora si fa attendere sugli inserti del nostro giornale diocesano). Chiunque abbia guardato alla televisione una celebrazione del Santo Padre avrà certamente notato il modo in cui egli distribuisce il Santissimo Sacramento al momento della Comunione; i fedeli si accostano a lui in fila indiana, si inginocchiano (all'inginocchiatoio appositamente preparato) con le mani giunte e ricevono la Santissima Eucarestia direttamente in bocca, non sulla mano. E un'altra notizia, proprio dei giorni vicini al Natale, è che nelle celebrazioni papali anche tutti i sacerdoti, diaconi e laici che lo aiutano nella distribuzione della Santissima Eucarestia dovranno distribuirla solo in bocca, e non sul palmo della mano.
Perché queste scelte da parte del papa? Una prima spiegazione ci viene dall'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, che in un approfondimento dedicato scrive, a proposito del ricevere la Comunione sulla lingua:

«Il motivo di questa preferenza è duplice: da una parte, evitare al massimo la dispersione dei frammenti eucaristici; dall’altra, favorire la crescita della devozione dei fedeli verso la presenza reale di Cristo nel sacramento»

E per quanto riguarda l'atteggiamento della genuflessione:

«La pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della vera, reale e sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie consacrate»

Viene allora da chiedersi cosa ci sia che non va nella pratica di ricevere la Comunione sul palmo della mano; innanzitutto è opportuno approfondire la genesi di questa pratica, che, al contrario di quello che pensano in molti, nulla ha a che vedere con il Concilio, né tantomeno con la riforma liturgica che al Concilio ha fatto seguito. A confermarlo sono le memorie di mons. Annibale Bugnini, protagonista e per molti aspetti artefice della riforma liturgica post-conciliare: in esse si legge che la prassi di distribuire la Comunione sulla mano cominciò a diffondersi, in ambito cattolico, verso la metà degli anni 60 in "certe regioni d'Europa" (Olanda e Belgio). E' importante affermare: "in ambito cattolico"; infatti in ambito protestante già nel XVI secolo fu ristabilita la Comunione sulla mano, in accordo alla dottrina eretica che non esista la transustanziazione, ossia che il pane eucaristico sia normale pane comune, e pertanto anche coloro che amministravano questo pane non dovevano avere l'ordine sacro. E' invece insegnamento cattolico che il Sacramento dell'Ordine imprima un segno indelebile nell'anima dell'ordinato, rendendolo così diverso dai fedeli laici; e quindi si comprende quello che diceva san Tommaso d'Aquino: il Sacramento "non viene toccato da nessuna cosa che non sia consacrata: e quindi sono consacrati il corporale, il calice e così pure le mani del sacerdote, per poter toccare questo sacramento. A nessun altro quindi è permesso toccarlo fuori di caso di necessità: se per esempio stesse per cadere per terra, o in altre contingenze simili" (Summa Theologiae III, 82,3).
Nella metà degli anni sessanta, probabilmente influenzati dalle correnti di pensiero che infuriavano nell'epoca del post-concilio, alcuni sacerdoti olandesi presero, dunque, a distribuire il Santissimo Sacramento sulle mani ai fedeli, così come accadeva nelle chiese protestanti che nella loro regione sono molto più abbondanti che da noi, senza autorizzazione da parte di Roma. Così papa Paolo VI decise di prendere delle decisioni categoriche in merito; inizialmente (1965) vietò che fosse cambiata la prassi di ricevere la Comunione sulla lingua in quelle regioni, ma i suoi richiami rimasero inascoltati. Quindi (1968), non potendo "esimersi dal considerare l’eventuale innovazione con ovvia apprensione", ordinò una consulta sub decreto all'episcopato mondiale, il quale si dichiarò a grandissima maggioranza contrario all'innovazione. Di conseguenza il papa diede mandato alla Congregazione per il Culto Divino di redigere un documento, l'istruzione Memoriale Domini, attraverso la quale far conoscere a tutto il mondo cattolico il risultato della consulta dei vescovi, confermare la prassi di distribuire la Comunione sulla lingua, che, recitava l'istruzione, non toglie in alcun modo dignità a chi si comunica e mettere in guardia sulla irriverenza e sulla possibilità di profanazione dell'Eucarestia a cui la pratica di distribuire l'Ostia sulla mano poteva portare. Nell'istruzione si lasciava però una strada aperta per quelle chiese in cui la pratica risultava radicata da quasi cinque anni, concedendo che, se la Conferenza episcopale del luogo avesse approvato l'innovazione con una maggioranza di almeno i due terzi, essa avrebbe potuto inviare alla Santa Sede una richiesta di approvazione, che, nella maggior parte dei casi, come possiamo ben vedere nelle nostre chiese, è arrivata. E' interessante leggere, nelle memorie di mons. Bugnini, come questa concessione volesse evitare che "in questi tempi di forte contestazione (...) l’autorità non venga battuta sulla breccia, mantenendo una proibizione che difficilmente avrebbe seguito nella pratica", poiché, date le correnti di pensiero che imperversavano all'epoca, "è da prevedere anche una reazione violenta in alcune zone e una disubbidienza piuttosto diffusa dove l’uso è stato già introdotto". Le richieste, col passare degli anni, arrivarono un po' dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo, sebbene non vi fossero le condizioni auspicate per la richiesta (ossia non fosse radicata la pratica innovativa e non si prevedessero contestazioni); basti pensare che, per l'Italia, l'indulto fu concesso addirittura il 19 maggio 1989. Quello che era stato concesso come indulto alla regola è diventato regola; addirittura in alcuni casi si sente che la prassi di ricevere la Comunione sulla lingua è mal sopportata, ed è questa ad essere concessa ad indulto.
E questo nonostante i pronunciamenti dei successori di Paolo VI siano andati nella direzione di confermare le preoccupazioni del pontefice lombardo: Giovanni Paolo II, nella lettera Dominicae Cenae, scriveva:

«In alcuni paesi è entrata in uso la comunione sulla mano. Tale pratica è stata richiesta da singole conferenze episcopali ed ha ottenuto l'approvazione della sede apostolica. Tuttavia, giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle specie eucaristiche, mancanze che gravano non soltanto sulle persone colpevoli di tale comportamento, ma anche sui pastori della Chiesa, che fossero stati meno vigilanti sul contegno dei fedeli verso l'eucarestia. Avviene pure che, talora, non è tenuta in conto la libera scelta e volontà di coloro che, anche dove è stata autorizzata la distribuzione della comunione sulla mano, preferiscono attenersi all'uso di riceverla in bocca.»

E nell'ultima sua enciclica, Ecclesia de Eucharistia:

«Dando all’Eucaristia tutto il rilievo che essa merita, e badando con ogni premura a non attenuarne alcuna dimensione o esigenza, ci dimostriamo veramente consapevoli della grandezza di questo dono. Ci invita a questo una tradizione ininterrotta, che fin dai primi secoli ha visto la comunità cristiana vigile nella custodia di questo “tesoro”. [...] Non c’è pericolo di esagerare nella cura di questo Mistero, perché “in questo Sacramento si riassume tutto il mistero della nostra salvezza”»

In questo senso si innesta la prassi reintrodotta da papa Benedetto XVI, dalla solennità di Corpus Domini del 2008, di distribuire la Comunione solo in bocca e ai fedeli inginocchiati e, dalle celebrazioni natalizie di quest'anno, anche a tutti gli altri fedeli solo sulla lingua. Alcuni rivalutano la prassi di distribuire la Comunione sul palmo della mano in funzione del passato dei primi cristiani, che effettivamente dovevano comunicarsi in questa maniera; a ciò risponde sempre Paolo VI, con l'istruzione Memoriale Domini, nella quale si dice che, con l'approfondimento della conoscenza del mistero eucaristico, la pratica fu presto abbandonata, anzi: esplicitamente proibita.
Nell'istruzione Redemptionis Sacramentum si mettono in guardia i sacerdoti dai pericoli di profanazione che possono purtroppo derivare quando si distribuisce la Santissima Eucarestia sulla mano dei fedeli:

«Se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.»

Preghiamo, dunque, il Signore, perché ci conceda di accostarci ai Sacri Misteri con la necessaria riverenza e con il debito raccoglimento, poiché come dice il nostro papa Benedetto XVI, "La Comunione raggiunge la sua profondità solo quando è sostenuta e compresa dall’adorazione".

Di seguito potrete trovare i collegamenti che sono serviti da spunto per questo articolo:

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