Duomo di Caorle su facebook

martedì 28 settembre 2010

I santi arcangeli del Signore

Domani, 29 settembre, ricorre la festa liturgica dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Questo il titolo assegnato dalla Chiesa nei secoli ai tre messaggeri di Dio nominati nella Bibbia: Michele, che significa «Chi è come Dio», Gabriele, «Forza di Dio», e Raffaele «Dio Guarisce».
Il primo ricorre ben cinque volte nella Bibbia, tre nel libro del profeta Daniele, una nella lettera di Giuda e una nell'Apocalisse. E' rappresentato come il comandante dell'esercito celeste che lotta contro il male; la sua tipica iconografia lo vede mentre sovrasta il dragone, usato come rappresentazione del maligno nel libro dell'Apocalisse. Oggi è assunto a patrono della Chiesa universale.
L'arcangelo Gabriele compare due volte nel libro del profeta Daniele, dove rivela al profeta i segreti del piano di Dio, ed è maggiormente conosciuto per essere l'arcangelo che compare nei Vangeli, prima ad annunziare a Zaccaria la nascita del Precursore (Giovanni Battista), dove si svela come "Gabriele, che sto al cospetto di Dio", e poi ad annunziare alla Vergine la nascita di Cristo. Prima della riforma liturgica, la Chiesa ricordava l'arcangelo Gabriele il 24 marzo, tre mesi prima della nascita di San Giovanni Battista.
Il nome dell'arcangelo Raffaele compare nel libro di Tobia, dove si dichiara come "uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore", ripresi dall'Apocalisse di Giovanni; la sua festa era posta, prima della riforma liturgica post-Conciliare, il 24 ottobre.
Tra le opere d'arte del nostro Duomo ricorre molto spesso l'arcangelo Gabriele: a partire dalla pala d'oro, dove compare rivestito di vesti preziose, con il labaro nella mano sinistra e il globo terrestre nella destra; insieme alla figura della Vergine orante rappresenta la scena dell'Annunciazione, arricchita della presenza di altre figure di santi, tra le quali quella di un santo anziano e con cartiglio che, per quanto detto prima, la tradizione ha individuato come il profeta Daniele. Compare inoltre anche in un'altra Annunciazione, nelle due lunette dell'absidicola di destra, dove è ora custodito il Fonte battesimale, in un affresco risalente al XVI secolo.
Di San Michele abbiamo invece un bellissimo bassorilievo del XVI secolo custodito in Santuario, sopra la struttura dell'altare maggiore, opera dello scultore Andrea dell'Aquila. La devozione all'arcangelo san Michele è molto radicata a Caorle; a lui era dedicata la chiesa, appunto detta dell'Angelo, in riva al mare, a pianta basilicale con tre navate, probabilmente la prima chiesa costruita a Caorle, nel VII secolo, e demolita nel XVIII secolo. Proprio in quella chiesa, per la sua vicinanza con il porticciolo, fu trasportato (da dei fanciulli, secondo la leggenda) il simulacro della Beata Vergine Maria che i pescatori rinvennero galleggiante sul mare, e alla quale, proprio per questa collocazione, fu poi dato il titolo di «Madonna dell'Angelo». Ma le eco dell'antica devozione a san Michele Arcangelo non si fermano qui: nello stemma della città di Caorle, che compare anche in Duomo, alla destra del rosone centrale, affrescato nel XVI secolo, vi è proprio un Angelo, l'antico patrono della città, San Michele, a proteggere la rocca che rappresenta il paese. E, sempre in Duomo, nella singolare pietà astile in legno dorato risalente al XVIII secolo, è rappresentato il Cristo, deposto dalla Croce, sorretto da un Angelo, non dalla Vergine Maria come consueto in questo tipo di soggetti; e questo proprio per la volontà di rappresentare che è tutta la città che si fa carico del corpo di Cristo morto sulla Croce, città rappresentata dall'Arcangelo San Michele.
Queste sono le testimonianze che i nostri padri ci hanno lasciato, e che rivivono nelle numerose opere d'arte custodite nei nostri luoghi di culto; anche noi rimettiamoci alla custodia degli Angeli, che ci difendano dal male e impetrino per noi da Dio la salute del corpo e dello spirito.

sabato 25 settembre 2010

La crisi della Chiesa nei giovani d'oggi

Come è noto quasi a tutti coloro che frequentano regolarmente la propria parrocchia, da tempo si parla di crisi nelle frequentazioni della Santa Messa da parte dei fedeli; addirittura, se qualcuno dei lettori se lo ricorda, qualche anno fa il patriarcato di Venezia aveva commissionato un questionario ai fedeli delle varie parrocchie. Ne è derivata una generale disaffezione alla Messa domenicale, in particolare sono più assidui i fedeli con un più basso titolo di studio. Questo aspetto ha una duplice chiave di lettura: da un lato può significare che i fedeli che hanno la possibilità di studiare non "hanno tempo" per la Messa, oppure la loro frequenza alla Messa è stata messa in crisi proprio dalle materie di studio; dall'altro è un chiaro indizio di come la frequenza alla Messa nei giovani d'oggi termini pressoché con la Cresima.
Pubblichiamo di seguito la storia autografa di un ragazzo di 26 anni, uscita quest'oggi sul blog messainlatino.it; nelle sue righe, che sono garantite essere autentiche, si legge tutto il percorso di distacco dalla fede di un giovane che era ben inserito nella parrocchia, come membro del gruppo scout, quali sono le cause di questo distacco e come viene vissuto. Il percorso di questo giovane si conclude con un riavvicinamento alla fede, e ne sono spiegati anche i motivi. Ovviamente la sezione dei commenti è aperta alla discussione.


«Io ho 26 anni, e la mia è una storia fra tante.
Scout da sempre nell'Agesci, cresciuto a pane e parrocchia; tutto bello, tutto colorato e gioioso, chitarre e batti-batti-le-manine.
Poi, arriva il liceo. Poi l'Università, anche all'estero. Ed è la fine. Filosofia, lettere, scienze, "grandi maestri" che pontificano sulla realtà "vera" che si agita e arde al di fuori di quella caverna platonica delle nostre menti ancora informi dove noi, costretti in vinculis in uno stato di minorità colpevole, ci affidiamo a certe bislacche e fatue figurazioni mitico-soprannaturali, buone giusto per lo studio e il diletto di antropologi e compagni. Sapere aude! è un richiamo ben più forte di certe altre pulsioni adolescenziali.
La mia non era mai stata una fede"passiva".. e cominciai a leggere i miei avversari con una certa qual complicità. Le vette del pensiero di tanti Locke, Petronio, Kant, Voltaire, Hegel, Leopardi, Spinoza, Lucrezio, Sartre, Montale, erano a poco a poco squadernate, disvelate come tante sorgenti d’acqua fresca in altrettanti giardini segreti, lì pronte a dissetare il brivido del proibito e l’arsura della mia giovanile ignoranza.. Le mie convinzioni andavano lentamente sgretolandosi e annacquandosi, da roccia che erano, diventavano sabbia bagnata. E no, a quell’età non avevo gli strumenti per non affondare nelle sabbie mobili che andavano via via formandosi. Guardavo "indietro", in famiglia e in parrocchia.. non serviva: non c'erano quelle figure dalla mente guizzante e audace che mi proponevano tra i banchi del Liceo o in ambito universitario. Solo vecchine dal canto nenioso e vibrato, giovani "amiamoci e costruiamo un mondo nuovo di pace, giustizia e gioia" (un'utopia d'una bassezza talmente becera che farebbe venire l'ernia a Moro e le coliche a Huxley..) o adulti faccendieri, impastati di religione da sagrato tanto quanto d'interessi da bottega. Questo vedevano allora i miei occhi di diciottenne... Il Barone di Münchausen si tirava fuori dalle sabbie mobili tirandosi su per i capelli. Per quanto nella vita reale ci abbia provato, ho fallito. Il mio percorso "culturale" mi aveva portato ormai ad abbracciare posizioni diametralmente opposte a quelle proposte da quell'Istituzione che ora con grande emozione torno a riconoscere come la Santa Madre Chiesa..
Quando si comincia ad urlare il primo vigoroso "no!" a “..ciò che spesso han mascherato con la fede, a tutto ciò che è falsità, le fedi fatte di abitudine e paura..” (Guccini..) si è subito circondati da un coro di applausi, di giustificazioni, di argomentazioni stringenti, di evidenze che ammutoliscono.. trovi pure dei preti che “ti capiscono”, e “ti danno ragione”…Pian piano, la tremula face della Verità soffoca sotto il "secchio" della Logica. Non essendo vero, questo fantasma infantile e antiliberale andava distrutto. In primis, dentro me. “Dovevo” liberarmi dalla “caverna platonica dell’oscurantismo religioso”. Dovevo farcela. Non potevo sopportare l’idea che la mia mente non ce la facesse. Se la cattiva notizia del “Dio non c’è” m’era arrivata, ora stava a me scoprire la notizia “buona”, ossia “che non mi serve”.
Nel frattempo, l’università mi porta ad Amburgo, il “mio deserto”, il mio Egitto e Damasco insieme. Qualche invisibile traccia di un passato cristiano protestante, nell'assoluta indifferenza della vorticosa frenesia del quotidiano.. "Eppure, tutto funziona bene, anche meglio"! Quartieri a luci rosse diventati baluardo simbolo della città (St.Pauli - Reeperbahn), ragazzi che escono di casa a 16-17 anni, alcool a fiumi, cultura del divertimento.. Divertimento e libertà. Tutto low-cost: low cost, low happyness, low life. Parlare di etica è "antistorico". Il sesso é pressoché un'attività sportiva. E la Chiesa tedesca? Rinfrancante era sentire una chiesa che "finalmente" parlava come Eugenio Scalfari ( si digiti “Jaschke Amburgo” su google, le posizioni del Vescovo sono note persino ai paracarri). “Ah, ma allora siamo solo noi che siamo così indietro" fu per me la conferma assoluta.
Fu una suora, Schwester Wimala (almeno spero si scriva così), una Missionaria della Carità della Beata M. Teresa di Calcutta, aspettando il bus, a ribaltare tutto. Erano passati sì e no otto mesi dal mio arrivo. Lo fece con un sorriso. Io là in piedi, nel tardo pomeriggio, grigio, la solita pioggia.. Fumavo una sigaretta, i-pod nelle orecchie.. quando due suore, in abito lungo, velate di bianco e d’azzurro, si piazzano a pochi metri da me, sandali a piedi nudi nel freddo di ottobre. Comincio a pensare.. male. Continuo a pensare, ancora peggio. Poi una delle due suore, girandosi, mi sorride. Fui come pervaso da un senso di disprezzo. E lì, la mia razionalità, mi ha “fregato”. Mi stupii di me stesso, di quella reazione istintiva ad un semplice sorriso.. “va beh che è cattolica.. ma poverina..” E quasi a voler esorcizzare quello che avevo provato fino a qualche minuto prima, andai a parlare con le sorelle. Giusto tre minuti.. Non capivo dai loro sguardi e dai loro sorrisi se fossero solo inebetite dalle “favole cristiane” in cui credevano, o cosa.. fatto sta che conoscerle e scambiare quattro chiacchiere mi fece un inaspettato piacere. Cercai su internet, e trovai dove abitavano. Cominciai a frequentare la Haus Betlehem: all’inizio sempre perché “dovevo” dimostrare che anche i laici, i “non credenti” si danno al volontariato, e quella era una buona occasione. Però le cose non sono andate così..parecchie cose cominciavano a non tornarmi..non mi quadrava come le sorelle potessero dedicare la loro intera vita, in modo così radicale e "duro", se il tutto era solo una festa tra amici un po’ pirla, che si rifugiavano in assurde speranze ultraterrene...
In quei refettori.. tutti tedeschi, anche giovani, giovanissimi.. lì a elemosinare un piatto di zuppa. Tutti tedeschi. Tranne le Suore, indiane, polacche.. Donne trasfigurate da una Luce grandiosa, così stridente di fronte ai volti scuri e spenti di molti là dentro, che venivano da lontano per medicare le ferite di una società malata, che prima seduceva e illudeva..e poi scartava, buttava ai margini. Fu quando cominciai a prendere sul serio l'impegno nella carità che arrivò la Grazia..
E nel mezzo "bella realtà" secolarizzata di Amburgo che descrivevo sopra, che tutte le mie ragioni son crollate.. son crollate di fronte all'animalità della "logica" umana slegata dal Senso primo dell'Uomo. Proprio nel quartiere dei divertimenti di Amburgo, tra prostitute, luci e giovani nei discopub, c'é quella piccola oasi di cinque suorine. E lì vedi, nel silenzio di quel refettorio, donne che vengono da lontano, chiamate da una Voce reale(!) e forte, in forza della quale dedicano la loro vita e i loro sforzi alla cura delle piaghe di questa società..
E allora ti commuovi. Capisci che c'é qualcosa che non va. "Dai una chance" a quella voce. Capisci che tutto quel che propone questo mondo, finisce quando questo mondo ti volta le spalle, spegne le luci.. A riaccenderle, ci son quelle cinque piccole suore.. gli esseri più magnifici d'Amburgo. Ti "arrendi"di fronte al Sepolcro spalancato del mondo e di chi l'ha vinto. E decidi di entrare nel Mistero..
Il tutto mentre nelle parrocchie e tra i vescovi locali, si continuava a blaterale di sociale, di profilattici, di laici, celibato sacerdotale ecc.. tralasciando i nervi scoperti del male spirituale che ammorba le coscienze.
Più egoisticamente: non parlavano del male spirituale che ammorbava (e ammorba) la MIA coscienza.
Perché non era finita qui. Fides quaerit intellectum, e numerosi erano i nodi che rimanevano da “sciogliere”, quasi attendessero sogghignanti una capitolazione.. Oggi rido, se penso che volessi essere IO a fare i conti con Dio!..
Un bel giorno, dopo l'università e il lavoro.. andai a Messa. O almeno credevo.. Turisti dentro alla Cattedrale..Tutti a muoversi guidati da un cicerone che tutto fa tranne che curarsi dei quattro gatti in preghiera di fronte di fronte al cubo con sopra una piramide posta su un parallelepipedo ultra-futurista che serve da Tabernacolo. I turisti e il cicerone si mettono proprio là davanti, dando le spalle al Santissimo, parlando e ridendo.. Come se non bastasse, quella sera invece della Messa c'era una funzione ecumenica, rigorosamente senza sacerdote, per pregare per le donne in Papua Nuova Guinea!! Salutiamoci in papuano! fu il saluto della “ministressa”...
..et Lux in tenebris lucet..Così ho aperto gli occhi sull'abisso di certa anarchia progressista post-conciliare: non mi stavano offrendo Cristo, non mi stavano aiutando verso la Sua Croce. Stavano “giocando” ad un varietà religioso terzomondista “volemose ‘bbene”.
E progressivamente, mese dopo mese.. ho scoperto la Tradizione, porto sicuro e santo dove poter vivere la Fede in pienezza, senza sconti o diluizioni, sic et simpliciter come l'hanno vissuta i grandi Santi e i milioni e milioni di fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel tempo.. Perché “quella è La Chiesa”, la Ecclesia presenza salvifica nel mondo. Il mondo si salva per la Missione, per la Testimonianza di chi ha creduto nell’Amore. Una Chiesa orante, che non smette MAI di pregare e di offrirsi in sacrificio a Dio. Anche per “me”. Che prega per la mia conversione, che prega perché il Signore mi richiami a sé, che “mi mostri la Sua Misericordia e mi doni la Sua salvezza”.
Non quella che vorrebbe esser come Vasco Rossi e benedire dal palcoscenico del mondo la nostra “vita spericolata”. Con buona pace del Summorum Pontificum, l’unico posto dove poter assistere alla S. Messa di sempre era il Priorato della San Pio X. Non sono passato da un estremo all’altro: ho solo cercato chiarezza.. inter multiplices, io volevo sentire UNA sola VOX. Una sola.
Quel Sacerdote, così pieno di Dio, sereno di fronte alle mie turbolenze, paziente di fronte alle mie insinuanti malignità, severo e a tratti burbero ai miei conati di sufficienza (come si sentono superiori i “nipotastri di Voltaire”!).. sempre all'altezza d'un testa a testa intellettuale che mi lasciasse non dico convinto, ma mi togliesse il gusto di "avergliene sapute dire quattro".
Poi la Santa Messa.. la prima volta, era un mattino, alle 10 emezza.. il Sacerdote, una signora, ed io. Silenzio. Muto per tutta la Messa. Io mi aspettavo un canto, una lettura.. niente. Rimasi confuso.. che roba è?..Silenzio. Fino al Sacrificio. Quella Messa, mi ha fatto male. Sì, MALE.
Non le banalità, non la GGGioia da ebeti che svanisce appena usciti da Messa, non il "costruiamo un asilo in Botswana".. SILENZIO. Quel Sacerdote stava lasciando posto a Dio, là in fondo; lui, nascosto dentro e dietro i suoi paramenti, quasi come un chirurgo al tavolo operatorio. Cristo, con lui, sopra di lui, che "obbedisce" alle parole di quel sacerdote, e si strazia, si immola.. Il Sacro, fa male.
E' come se ci muovessimo nelle profondità di un oceano, ermeticamente chiusi nelle nostre belle camere pressurizzate e ossigenate. Per uscire fuori, ci occorrerebbero ore e ore nelle camere di depressurizzazione. Ecco, il Sacro è quella camera di depressurizzazione. E l'oceano, è Dio.
Il “battesimo” nel Giordano tridentino porta inevitabilmente con sé qualche angosciosa domanda sullo spartiacque del Vaticano II..
Intendiamoci: io non ce l'ho col Concilio Vaticano II in sé.. non ho né i mezzi culturali né la Fede di Mons. Gherardini o di Amerio per poter leggere il “fenomeno Vaticano II”, né il dramma spirituale vissuto da S. Ecc. Mons. Lefebvre per poterlo “accusare”.
Di certo però ce l'ho a morte con il risultato di anni e anni in cui "tutto" è stato scialacquato in una marea di banalità circensi, dove il MASSIMO, dico, IL MASSIMO che ci si possa sentir generalmente dire a Messa sono i consigli di Frate Indovino nei panni d'un sindacalista. Ma possibile, POSSIBILE dico io che in duemila anni di Storia della Chiesa, di elevazioni spirituali dei Padri, dei Santi, dei Mistici, dei Dottori, di monaci, eremiti, religiosi e religiose..tutto quello che esce in un'omelia siano quattro banalità da paninari?.. A volte non sono nemmeno più omelie: sono pubblicità progresso.
Sua Eminenza il Card. Biffi (Iddio ce lo conservi), in un libello squisito e illuminante, “Il quinto Vangelo”, immagina un “Buon Pastore” in chiave post-conciliare, il quale, dopo aver smarrite le 99 pecorelle, caccia fuori dall’ovile pure l’ultima rimasta, rimproverandola per la scarsa intraprendenza.. e poi se ne va a bere con gli amici all’osteria, discutendo di pastorizia. Dagli torto!
"..nella celebrazione liturgica, è importante non prevaricare mai su ciò che la Chiesa ha tramandato nei secoli. Partecipare in questo modo alla liturgia ci insegna l'amore per la bellezza. Non possiamo vivere la liturgia dimenticando la sua infinitezza cosmica, che arriva fino agli estremi confini del creato e comprende gli angeli del cielo e i santi di tutti i tempi. La liturgia è l'eterno che entra nel tempo e nello spazio. E' il mondo come Dio lo ha pensato.." (Mons. Camisasca, "Padre", pag 84). Beh, chi vede tutto questo nella stragrande maggioranza delle celebrazioni “novus ordo”?.. Io di certo no. Per non parlare di quando siamo tra scout "cattolici", io ormai la Comunione dopo certe “messe” dove il Vangelo viene mimato a scenette o ci si passa in cerchio la pisside con le Sacre Specie e ognuno prende e mangia, non mi sento nemmeno più di farla..
A questo punto io non me la prendo più coi "giovani" perchè perdono la Fede. Ma con gli adulti che non sanno trasmetterla nella Sua vorticosa, abissale profondità e bellezza. Non sanno trasmetter loro quel senso di vertigine che piega le ginocchia di fronte all'Assoluto. Ma come, la passione per il calcio, per la pesca, per la collezione di aeromodelli sì.. e la passione per la SS. Trinità no?!
Vedo nella Messa "nuova" (che io sono tornato a frequentare, intendiamoci) una vittima e al contempo, una complice di tutto questo. Quante volte ho sentito: “dipende come viene celebrata”. Ecco: there is no right without a remedy, dicono i giuristi britannici.. non ha senso affermare l’esistenza di un diritto, se questo non può esser fatto valere. Bene: fino a quando assisteremo alla dissacrazione e alla profanazione costante, sistematica, studiata e compiaciuta di ciò che abbiamo di più caro e più sacro senza che nessuno possa porvi rimedio, beh: QUELLA E' la Messa nuova, non la Messa "celebrata male". Chi può dire che le “messe scout” sono celebrate male (S. Em. il Card. Caffarra a parte)? Chi può dirlo delle messe carismatiche? Chi delle liturgie di certi cammini? Chi delle messe con danze etno-pop nei palazzetti dello sport, se a concelebrare c’è il fior fior dell’episcopato nazionale? Purtroppo non esiste più "una" messa NovusOrdo, ci sono infinite messe NovusOrdo.. e non si può sempre e solo dar colpa al singolo interprete del momento, MA a chi ha fatto finta di non sapere che poi, quel testo scritto in the books (sempre per citare la giurisprudenza anglosassone), sarebbe entrato in action, ossia nella vita di parrocchie, movimenti, gruppi, associazioni ecc.. sarebbe andato in mano a mille interpreti. La Sacrosantum Concilium è de facto carta straccia, descrive una liturgia che, nella pratica domenicale dell’Orbe cattolico, non esiste. Sempre che non intenda dire altro rispetto a quel che vi si trova scritto, ovvio.
Mi chiedo CHI sentisse il bisogno di annacquare tutto, di buttare tutto alle ortiche per "rendere tutto più comprensibile". Quel che c'è da capire, si capisce perfettamente. Quel che non si capisce, é perché non é umanamente dato capire... Ciò che si è reso comprensibile NON E' il mistero di Dio, ma sono le trovate dei tanti autoteologi che hanno imperversato e imperversano, talvolta anche da autorevoli pulpiti, nella Vigna del Signore. Per dirla con l'allora Card. Ratzinger: non mi stupisco che vi sia gente che non creda, mi stupisco di più che ve ne sia ancora che invece creda.
Il Vaticano II e il suo spettro sono diventati per molti, MOLTISSIMI un alibi para-dogmatico per non prender più sul serio NULLA (tutto è “simbolo”, fin troppo) per sentirsi sempre sulla cresta dell'onda dell'aggiornamento: dobbiamo svecchiarci, esser più moderni, altrimenti i giovani non ci seguono, la gente non capisce.
Se un prete cinquantenne entrato in seminario a quindici anni e vissuto “tra preti” per i restanti trentacinque, per sentirsi moderno, giovane e dinamico deve ricorrere a espedienti da varietà ( messe calcistiche, messe “dei giovani” col trenino della pace (sic!), messe “rock” perché “Gesù è rock!”..Praystation, Holy Beach: Surf and Pray..) o benedire la promiscuità (l’importante è volersi bene), non è “moderno”: è un patetico BUFFONE ed è grazie a gente come lui che molti giovani non ci pensano due volte a guardare a questi acrobati dell'inutile, alzare le spalle con sufficienza e dire: “grazie, no: ho smesso”. Peccato dicano “no” non solo a quel singolo pretonzolo.. ma lo dicano pure al Cristo, all’Immacolata.. e alla Chiesa dei Padri del deserto, dei Martiri, dei Santi, dei Dottori.. Ma come possono saperlo? Davanti a loro, c’è solo un don chichì qualunque..
IO sono moderno, qui e oggi, ma la mia Fede mi sovrasta, antica e meravigliosa come le stelle. Quelle vere, del firmamento, non quelle di cartoncino giallo, misurabili e afferrabili, belle da mettere in vetrina, buone per le feste, ritagliate da Voltaire e compagni... Dipende che stelle mi vuol mostrare la Chiesa. Di quelle da mettere in vetrina, anche se fatte dalle manine sante di uomini e donne "di chiesa", ci si stufa.. Non ci si stupisca poi, per dirla con l’Arcivescovo di Cagliari Mons. Mani, di non trovare più la Chiesa di Dio.. ma “una baracca”. Ci si giocherà alla Praystation.

Andrea G.
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Il link all'originale.

martedì 14 settembre 2010

Tre anni dal motu proprio

Tre anni fa, il 14 settembre 2007, entrava in vigore il motu proprio Summorum Pontificum; il motu proprio è un atto che il papa ha compiuto di sua volontà, senza suggerimenti esterni, ma per la sua stessa volontà. Con questo particolare atto papa Benedetto XVI ha voluto rendere più semplice per tutti la celebrazione della Messa secondo il messale di San Pio V, detta anche Messa tridentina poiché rimasta pressoché immutata dal Concilio di Trento del XVI secolo (l'unica modifica che si ebbe nel Canone, la Preghiera Eucaristica che porta alla Consacrazione, fu compiuta dal beato Giovanni XXIII nel 1962 con l'inserimento del nome di San Giuseppe). Con il Concilio Vaticano II era auspicato un aggiornamento del Messale Romano secondo le rubriche approvate dai padri conciliari, anche se la riforma liturgica che seguì (nel 1970) modificò profondamente la struttura della celebrazione Eucaristica rispetto a quella precedente. Il nuovo Messale conteneva così nuove Preghiere Eucaristiche, il Lezionario consentiva di ascoltare durante l'anno molti più brani biblici; ma in molti casi l'introduzione delle nuove traduzioni nazionali finì per far perdere l'uso della lingua latina, vista, erroneamente, come obsoleta e incomprensibile, mentre il Concilio ne prevedeva non solo la conservazione, ma anche la promozione (Sacrosanctum Concilium n. 36). Si assistette a quella che papa Benedetto chiama Ermeneutica della discontinuità o della rottura, cioè una chiave di lettura del Concilio Vaticano II che interpreta tutto ciò che vi era prima come superato, o addirittura superstizioso e sbagliato, mentre è necessario superare i testi del Concilio non tanto seguendo i testi stessi, quanto più il loro "spirito", cosa che, per l'inevitabile vaghezza su come si definisca tale spirito, ha causato confusione (Discorso ai membri della Curia Romana del 22 dicembre 2005). L'altra ermeneutica, quella della continuità, che "silenziosamente ma sempre più visibilmente ha portato frutti", afferma invece che il Concilio "vuole trasmettere pura ed integra la dottrina, senza attenuazioni o travisamenti", individuando la novità del Concilio non già come una novità di contenuti, bensì del "modo col quale essi sono enunciati" (S. Oec. Conc. Vat. II Constitutiones Decreta Declarationes, 1974, pp. 863-865). In questo ambiente ha trovato fertile terreno il motu proprio di cui parliamo; in alcuni casi, e specialmente dai fautori di quella ermeneutica della discontinuità che "non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna" (Discorso ai membri della Curia Romana del 22 dicembre 2005), si è voluto ridurre la promulgazione del motu proprio come una semplice dispensa data dal papa ai cosiddetti Lefebvriani (i seguaci di mons. Marcel Lefebvre, che subito dopo il Concilio Vaticano II se ne discostarono in maniera decisa sia sul piano dottrinale che liturgico, fino ad arrivare alla scomunica dello stesso Lefebvre e di altri quattro presuli, perché nominati senza il consenso del papa, scomunica recentemente rimessa). Non nascondendo le positive implicazioni che questo atto ha ed ha avuto nel ricucire lo strappo con i Lefebvriani, papa Benedetto ha però sottolineato come "ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e di dar loro il giusto posto" (Lettera ai vescovi per la pubblicazione del Motu proprio); quindi un atto per tutta la Chiesa, e non solo per pochi. Non manca poi di precisare che "non c’è nessuna contraddizione tra l’una e l’altra edizione del Missale Romanum; nella storia della Liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura". E fa parte della continuità della Chiesa anche la Messa antica, poiché "ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso".
Questa una breve storia del motu proprio, che in questi anni, tra inevitabili polemiche ma anche tra importanti prove di fede, ha fatto in modo che la celebrazione della Messa antica si diffondesse non solo nelle grandi città e nelle fraternità sacerdotali dispensate, ma anche nelle piccole chiese di tutto il mondo.

Per conoscere in maniera più approfondita il motu proprio e le ragioni che hanno spinto il papa a promulgarlo, pubblichiamo di seguito i documenti più significativi in merito:

Omelia del Patriarca per la festa quinquennale

Pubblichiamo di seguito l'omelia del patriarca Angelo Scola pronunciata durante la Messa Pontificale del 12 settembre 2010, in occasione della festa quinquennale della Madonna dell'Angelo.
Il tema principale è quello della misericordia di Dio, tema anche di tutte le celebrazioni, dalla frase del Magnificat: "Ricordandosi della sua misericordia". Ripercorrendo la pagina evangelica del figliol prodigo, come proposto dal lezionario domenicale, il patriarca analizza la situazione dell'uomo che, da solo, non riesce a liberarsi dalla sua condizione di peccato e dalla tentazione di voler vivere senza Dio. Il perdono di Dio libera l'uomo dalla costrizione a negare il male, che, come tale, non può essere giustificato; ma in questo modo il male non ha più l'ultima parola.
Condizione per ottenere il perdono è riconoscere il male commesso, dice sempre il patriarca citando la parabola evangelica; e così pensare di non aver bisogno della misericordia costituisce un ostacolo al perdono che Dio vuole dare all'uomo.
In conclusione, citando il testo del prefazio: «Nell’eterno consiglio del tuo amore ci hai dato nella beata Vergine Maria la regina clemente, esperta della tua benevolenza», l'esortazione ad essere nel mondo testimoni della misericordia ricevuta da Dio.

Per leggere il testo dell'omelia clicca qui.

lunedì 13 settembre 2010

La Madonna ci protegga!

Con la solenne processione in mare sono terminati i solenni festaggiamenti quinquennali dedicati alla Beata Vergine Maria dell'Angelo. Impressionante è stata l'adesione del popolo, fin dalle settimane che hanno preceduto le imponenti celebrazioni di ieri. Il sito parrocchiale www.caorleduomo.altervista.org ha superato ogni giorno gli 80 visitatori, raggiungendo, nelle settimane comprese tra il 30 agosto e il 12 settembre, un totale di 720 visite, la maggior parte dall'Italia (638), ma anche dall'Ungheria (34), dalla Polonia (10), dagli Stati Uniti d'America (8), dalla Repubblica Ceca (7), dall'Austria (7), dalla Germania (6), dalla Slovenia (4) e dalla Slovacchia (1). Ma ancor più evidente è stato il colpo d'occhio della piazza di ieri mattina, durante la Messa pontificale con il patriarca Angelo, con una folla che si estendeva a perdita d'occhio, e la folla assiepata lungo gli argini dei canali interni e sulla scogliera che aspettavano il passaggio del corteo acqueo con il simulacro della Madonna dell'Angelo, salutando, applaudendo, cantando e pregando. Al termine della grande processione, il patriarca ha avuto modo di riferire come i responsabili della pubblica sicurezza avessero stimato l'ammontare delle presenze lungo tutto il percorso su 120 mila persone.
Il patriarca, nel suo discorso che certamente pubblicheremo nei prossimi giorni, ha anche esortato la moltitudine dei fedeli a lasciarsi trasportare dal sacro al bello, e dal bello al vero; rimettendo tutta la città alla materna protezione di Maria, la recita del Credo e del Padre nostro hanno concluso la festa dando occasione a tutti i presenti di ricevere l'Indulgenza plenaria, concessa dal Santo Padre per decreto della Penitenzieria Apostolica.
L'appuntamento, dunque, è al 2015, per festeggiamenti così solenni; ma l'invito a tutti i presenti e i collaboratori, è quello di vivere l'intensa esperienza di ieri con fede e fervore tutti i giorni, portando nelle proprie parrocchie il ricordo delle liturgie ordinate e dei canti devoti, e nelle proprie famiglie l'amore della Vergine Santissima.

venerdì 10 settembre 2010

Indulgenza plenaria il 12 settembre

Abbiamo appena vissuto questa prima parte della grande festa quinquennale della Madonna dell'Angelo con la prima processione, dal Santuario al Duomo, e con la solenne Messa pontificale in Duomo, entrambe celebrate dal cardinale Antonio Canizares Llovera. Nel congedarsi da Caorle, al termine della Messa di ieri, ha espresso il suo ringraziamento al parroco e a tutta la comunità, che ha visto salda nella fede in Cristo e nell'intercessione della Madonna dell'Angelo, affidando a Lei le sorti della nostra amata cittadina, certo che "una città che si affida alla Madonna è una città che ha un futuro".
Adesso ci apprestiamo a celebrare la conclusione della festa, con la Messa solenne, i Vespri e la processione celebrate dal nostro patriarca Angelo. E' un evento molto importante e sentito per la nostra città, al punto che la Penitenzieria apostolica ha incluso le feste quinquennali di quest'anno e del 2015 nel decreto col quale ha concesso per sette anni ai fedeli che frequentano il Santuario e si fermano a pregare ai piedi della Madonna dell'Angelo l'Indulgenza Plenaria. Diventa ancora più importante, allora, prepararsi a questo momento con la Confessione, che celebreremo questa sera a partire dalle ore 20:30. A guidare un momento comune di riflessione, prima delle confessioni individuali, sarà don Corrado Cannizzaro, già cappellano della nostra parrocchia ed ora presidente dell'Opera di Santa Maria della carità a Venezia.
Ricordiamo che l'Indulgenza plenaria è un particolare dono della Grazia Divina, elargito dal Santo Padre, che rimette ai fedeli e, secondo le loro intenzioni, ai defunti tutte le pene da scontare in Purgatorio per i peccati commessi durante la nostra vita terrena. E' quindi per noi un grande privilegio, che il Signore ci concede per intercessione della sua Santissima Madre. Le condizioni per ricevere l'Indulgenza sono l'essere sinceramente pentiti delle proprie colpe, confessati (entro gli otto giorni precedenti il 12 settembre o con il proposito di farlo negli otto giorni successivi), ristorati dalla Santa Comunione, l'aver partecipato ad una Sacra Funzione e l'essersi fermati in preghiera davanti al simulacro della Beata Vergine dell'Angelo, concludendo con il Padre nostro, il Credo e le invocazioni alla Vergine per sè, per il Santo Padre e per la Chiesa.
Quindi la partecipazione a tutti gli appuntamenti della festa quinquennale, come la confessione di questa sera, la Messa solenne del 12 settembre e la preghiera davanti alla Vergine dopo la processione in mare, garantisce già alcune di queste condizioni.

sabato 4 settembre 2010

La Settimana Mariana

Siamo giunti alfine alla settimana mariana, il culmine di tutta la nostra devozione alla Madonna in quest'anno santo. Questa sera il simulacro della Beata Vergine arriverà nella chiesa parrocchiale di Porto Santa Margherita, e domani sera, da lì, sarà trasportata nella chiesa parrocchiale del rione di Santa Margherita. Dopo una breve visita nella cappellina di Sansonessa, lunedì 6 giungerà nella Casa di Riposo don Moschetta, dove per tutto il giorno successivo sarà esposta alla venerazione dei nostri cari anziani. Infine, martedì 7 sarà ritrasportata in Santuario (dopo una sosta ai casoni di Falconera, dove sarà recitato un Rosario). Così si concluderà la Peregrinatio Mariae, che ha portato l'immagine di Maria in tutte le parrocchie del vicariato; facciamo tesoro di questa grande esperienza, e consideriamola come un privilegio: ma non dimentichiamoci di ricambiare la visita. Ella non ha disdegnato di scendere tra noi e di farsi pellegrina presso le nostre case; ricordiamoci di andarla a trovare in quella sua casa in riva al mare, che per la sua volontà è anche la casa di tutti noi e dove benigna ci consola in tutte le nostre necessità e si rallegra con noi per le nostre gioie.
Cominciamo proprio dall'atto finale di questa grande festa quinquennale, e partecipiamo numerosi alle solenni celebrazioni che ci aspettano:
  • mercoledì 8 settembre, alle ore 21:00, nella prima processione (dal Santuario al Duomo);
  • giovedì 9 settembre, alle ore 20:30 in Duomo, nella Messa Pontificale celebrata dal card. Canizares;
  • venerdì 10 settembre, alle ore 20:30 in Duomo, con la celebrazione comunitaria della Confessione;
  • sabato 11 settembre, alle ore 21:00 in Duomo, con la Messa e la veglia di preghiera in cui, chi lo desidera, potrà consacrarsi personalmente a Maria Santissima;
  • domenica 12 settembre, alle ore 10:00 in Piazza Vescovado, con la Messa Pontificale celebrata dal patriarca Angelo e alle ore 16:00 in Duomo, con i Vesperi e la Processone via mare fino al Santuario.

Le vie e le case del paese sono tutte addobbate per salutare il passaggio della venerata immagine della Madonna dell'Angelo; facciamo in modo che lo siano anche i nostri cuori.
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