Domani, 29 settembre, ricorre la festa liturgica dei santi Michele, Gabriele e Raffaele, arcangeli. Questo il titolo assegnato dalla Chiesa nei secoli ai tre messaggeri di Dio nominati nella Bibbia: Michele, che significa «Chi è come Dio», Gabriele, «Forza di Dio», e Raffaele «Dio Guarisce».
Il primo ricorre ben cinque volte nella Bibbia, tre nel libro del profeta Daniele, una nella lettera di Giuda e una nell'Apocalisse. E' rappresentato come il comandante dell'esercito celeste che lotta contro il male; la sua tipica iconografia lo vede mentre sovrasta il dragone, usato come rappresentazione del maligno nel libro dell'Apocalisse. Oggi è assunto a patrono della Chiesa universale.
L'arcangelo Gabriele compare due volte nel libro del profeta Daniele, dove rivela al profeta i segreti del piano di Dio, ed è maggiormente conosciuto per essere l'arcangelo che compare nei Vangeli, prima ad annunziare a Zaccaria la nascita del Precursore (Giovanni Battista), dove si svela come "Gabriele, che sto al cospetto di Dio", e poi ad annunziare alla Vergine la nascita di Cristo. Prima della riforma liturgica, la Chiesa ricordava l'arcangelo Gabriele il 24 marzo, tre mesi prima della nascita di San Giovanni Battista.
Il nome dell'arcangelo Raffaele compare nel libro di Tobia, dove si dichiara come "uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore", ripresi dall'Apocalisse di Giovanni; la sua festa era posta, prima della riforma liturgica post-Conciliare, il 24 ottobre.
Tra le opere d'arte del nostro Duomo ricorre molto spesso l'arcangelo Gabriele: a partire dalla pala d'oro, dove compare rivestito di vesti preziose, con il labaro nella mano sinistra e il globo terrestre nella destra; insieme alla figura della Vergine orante rappresenta la scena dell'Annunciazione, arricchita della presenza di altre figure di santi, tra le quali quella di un santo anziano e con cartiglio che, per quanto detto prima, la tradizione ha individuato come il profeta Daniele. Compare inoltre anche in un'altra Annunciazione, nelle due lunette dell'absidicola di destra, dove è ora custodito il Fonte battesimale, in un affresco risalente al XVI secolo.
Di San Michele abbiamo invece un bellissimo bassorilievo del XVI secolo custodito in Santuario, sopra la struttura dell'altare maggiore, opera dello scultore Andrea dell'Aquila. La devozione all'arcangelo san Michele è molto radicata a Caorle; a lui era dedicata la chiesa, appunto detta dell'Angelo, in riva al mare, a pianta basilicale con tre navate, probabilmente la prima chiesa costruita a Caorle, nel VII secolo, e demolita nel XVIII secolo. Proprio in quella chiesa, per la sua vicinanza con il porticciolo, fu trasportato (da dei fanciulli, secondo la leggenda) il simulacro della Beata Vergine Maria che i pescatori rinvennero galleggiante sul mare, e alla quale, proprio per questa collocazione, fu poi dato il titolo di «Madonna dell'Angelo». Ma le eco dell'antica devozione a san Michele Arcangelo non si fermano qui: nello stemma della città di Caorle, che compare anche in Duomo, alla destra del rosone centrale, affrescato nel XVI secolo, vi è proprio un Angelo, l'antico patrono della città, San Michele, a proteggere la rocca che rappresenta il paese. E, sempre in Duomo, nella singolare pietà astile in legno dorato risalente al XVIII secolo, è rappresentato il Cristo, deposto dalla Croce, sorretto da un Angelo, non dalla Vergine Maria come consueto in questo tipo di soggetti; e questo proprio per la volontà di rappresentare che è tutta la città che si fa carico del corpo di Cristo morto sulla Croce, città rappresentata dall'Arcangelo San Michele.
Queste sono le testimonianze che i nostri padri ci hanno lasciato, e che rivivono nelle numerose opere d'arte custodite nei nostri luoghi di culto; anche noi rimettiamoci alla custodia degli Angeli, che ci difendano dal male e impetrino per noi da Dio la salute del corpo e dello spirito.
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