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sabato 31 luglio 2010

Il Perdon d'Assisi

A partire da mezzogiorno di domani, domenica 1° agosto, fino a tutto lunedì 2 sarà possibile lucrare per tutti i fedeli l'Indulgenza del cosiddetto Perdon d'Assisi. Questa annuale ricorrenza è legata alla cappellina e del conventino della Porziuncola, inglobata all'interno della Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, dove san Francesco scelse di porre la propria dimora.
L'agiografia del santo ci narra di come, raccolto in preghiera, ricevette la visione di una luce sfolgorante, sopra l'altare della cappellina, nella quale potè scorgere Nostro Signore e la sua Santissima Madre, che adorò in silenzio. Alla richiesta di cosa volesse per la salvezza delle anime, san Francesco rispose che fosse loro concesso ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe; rispose Gesù: Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza. Andò, quindi, san Francesco al cospetto di papa Onorio III, in quel periodo in visita a Perugia, che dopo qualche esitazione concesse l'Indulgenza perpetua.
Così per tutti i fedeli che si rechino in visita in una chiesa francescana, o in loro assenza nella città ad una chiesa parrocchiale (come il nostro Duomo), sotto le consuete condizioni, è concessa l'Indulgenza plenaria (cioè le remissione di tutte le pene da espiare in Purgatorio a causa dei peccati commessi) per se stessi o per le anime del Purgatorio. Le condizioni alle quali è concessa l'Indulgenza plenaria sono: la Confessione sacramentale compiuta da non più di otto giorni o con il proposito di compierla entro gli otto giorni successivi; la partecipazione alla Santa Messa con l'accostamento alla Santissima Eucaristia; la visita ad una chiesa francescana o parrocchiale, nella quale recitare alcune preghiere tra le quali il Credo, il Padre nostro e una preghiera secondo le intenzioni del papa.

giovedì 22 luglio 2010

Intervista al cardinal Canizares sulla liturgia

La scorsa settimana il cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e per la Disciplina dei Sacramenti (l'organismo della Chiesa che si occupa della promozione e della regolamentazione della Liturgia), che avremo l'onore di ricevere nella nostra parrocchia per la festa quinquennale della Madonna dell'Angelo di settembre, ha rilasciato un'intervista alla testata cattolica tedesca Tagespost circa la liturgia, in occasione del terzo anniversario dalla promulgazione del motu proprio pontificio "Summorum Pontificum". Nell'intervista, che segue in una traduzione italiana tratta dal sito messainlatino.it, egli parla di come la liturgia antica (l'unico rito esistente prima della riforma liturgica post-conciliare) possa comunicare alla nuova, essendo le due forme del rito una sola, specialmente per quel che riguarda il senso del mistero e del sacro e soprattutto il senso di ciò che comporta la Sovranità del Signore; inoltre il cardinale nota come la proficua comunione fra rito antico e rito nuovo costituisca un rinnovamento, utile in particolar modo ai giovani, perché possano essere allevati allo spirito della liturgia. Ma leggiamo direttamente le parole del cardinale:

- Eminenza, quando il Santo Padre scrisse all’episcopato mondiale a proposito del Summorum Pontificum parlò perfino di dure opposizioni. Le cose sono cambiate?
Il clima è sostanzialmente rimasto lo stesso. Credo tuttavia che sia in corso un cambiamento. Viene compreso sempre più quale sia l’oggetto del motu proprio. La comprensione della liturgia nella tradizione della Chiesa è cresciuta e lo stesso vale per l’ermeneutica della continuità. Tutto questo contribuisce non solo all’accettazione del motu proprio, ma a portare avanti un rinnovamento della liturgia, nel senso che lo spirito della liturgia viene nuovamente vissuto in profondità.

- In Francia esistono due seminari diocesani che educano i loro seminaristi alla celebrazione in entrambe le forme del rito romano. Come giudica questo esempio?
Esiste un’unica liturgia. Conseguentemente le due forme del rito vanno entrambe bene appunto perché si tratta di una sola ed unica liturgia. Circa questo punto bisogna osservare come la Chiesa, sulla base dell’ermeneutica della continuità, non abbia mai né congelato né interrotto la continuità con il Messale di Giovanni XXIII. La tradizione della Chiesa viene integrata dallo sviluppo seguente il Concilio Vaticano II, pertanto la formazione liturgica di tutti deve sempre essere orientata dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. Alla luce della ricchezza del rito romano nella sua integrità, alla quale appartengono sia il Messale di Giovanni XXIII che la riforma liturgica postconcliliare, non è possibile contrapporre le due forme: esse sono espressione della medesima ricchezza liturgica.

- Condivide la scelta del Vescovo di Tolone, che ha voluto che i suoi seminaristi fossero educati alla celebrazione in entrambe le forme?
Egli vede la tradizione della Chiesa proprio secondo l’ermeneutica della continuità. E poiché la Sacrosanctum Concilium resta ovviamente valida, egli le dà seguito secondo una formazione liturgica nella quale viene appresa la celebrazione in entrambe le forme. I buoni frutti di questa scelta sono già visibili nella Diocesi di Tolone.

- Quali elementi della forma straordinaria potrebbero essere integrati in quella ordinaria?
Il senso del mistero e del sacro, e soprattutto il senso di ciò che comporta la Sovranità del Signore. Si tratta della grandezza di Dio e del Suo mistero. L’uomo è sempre indegno di avere parte attiva in questa liturgia donata da Dio. Dobbiamo riscoprire il Diritto di Dio, lo “ius divinum”: prima lo si fa, meglio è. Purtroppo oggi si ha spesso l’impressione che la liturgia sia qualcosa di cui l’uomo può disporre e nella quale sia lui stesso ad agire. Questo rispecchia la secolarizzazione del nostro tempo, che mette altri aspetti in secondo piano. Ciò ha fatto sì che la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non abbia prodotto i frutti desiderati.

- Cosa consiglia ai Sacerdoti? Come dovrebbero iniziare?
I Sacerdoti devono tornare a prepararsi alla S. Messa così com’è previsto nel rito straordinario. Lo stesso vale per l’atto penitenziale e la consapevolezza che non siamo noi a rendere noi stessi degni di celebrare, ma la nostra fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio che ci avvicinano alla presenza di Dio nella celebrazione. Un tesoro da non dimenticare è la dimensione del Sacrificio così com’è descritta nei testi di preghiere. Da tutto questo emerge un atteggiamento molto profondo che dovremmo interiorizzare.

- Nella sua lettera ai Vescovi il Santo Padre ha sottolineato che con il motu proprio viene perseguita la riconciliazione interna della Chiesa. Come giudica il dibattito sulle ordinazioni illecite della Fraternità Sacerdotale San Pio X?
Le ordinazioni rappresentano un momento delicato in un tempo ricco di decisioni importanti. Sarebbe stato auspicabile che si aspettasse a procedere, dal momento che se un giorno si desse una concreta opportunità di accordo, questa potrebbe essere ostacolata proprio dal fatto delle ordinazioni.

- Parliamo della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nel 2011. Cosa consiglia a tutti quei giovani che mostrano curiosità nei confronti della Messa in rito antico?
I giovani devono essere allevati nello spirito della liturgia. Sarebbe un errore porsi polemicamente a favore di un rito o dell’altro. Essi hanno bisogno di essere condotti al senso della preghiera e del mistero di Dio. Deve essere trasmessa loro la lode ed il ringraziamento che la Chiesa attraverso i secoli ha espresso nella liturgia. Ciò che oggi manca ai giovani è soprattutto una buona formazione liturgica, indipendentemente dalla forma in cui questa avviene. Questa è la grande sfida per il prossimo futuro, anche per la Congregazione per il Culto Divino ed i Sacramenti. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo movimento liturgico, come esisteva nel secolo Diciannovesimo e Ventesimo. Non si tratta dunque di una forma o dell’altra, ma della liturgia in quanto tale.

- Come potrà tale nuovo movimento liturgico diventare realtà?
Abbiamo bisogno di una nuova introduzione al Cristianesimo. Anche per bambini e ragazzi. Una introduzione alla liturgia non consiste soltanto in ciò che si deve sapere sulla celebrazione, anche se ovviamente questa resta ineludibile in ambito teologico e dottrinario. Giovani e bambini devono prendere parte a liturgie solenni, permeate dal mistero di Dio. Partecipazione attiva non vuol dire fare qualcosa, ma fare il proprio ingresso nel rito nel ringraziamento, nel silenzio, nell’ascolto, nella preghiera ed in tutto ciò in cui realmente la liturgia consiste. Finché ciò non avrà luogo, non potrà esistere alcun rinnovamento liturgico. Dobbiamo compiere una svolta di centottanta gradi. La pastorale giovanile dovrà essere un luogo in cui possa verificarsi l’incontro con Cristo vivente nella Chiesa. Lì dove Cristo si mostra come qualcuno che appartiene al passato, non è possibile né partecipazione attiva né formazione liturgica. Nessun rinnovamento, per quanto possa essere necessario, potrà mai aver luogo, se la consapevolezza del Cristo vivente non si risveglierà.

lunedì 19 luglio 2010

Redentore: il discorso del patriarca su bell'amore e sessualità

Nella serata di ieri, domenica 18 luglio, il patriarca ha celebrato la Santa Messa nella basilica veneziana del Redentore, rivolgendo il tradizionale discorso ai fedeli. Quest'anno il tema è stato "Bell'amore e sessualità"; il patriarca ha analizzato la "grammatica" delle relazioni sentimentali oggi mettendole a confronto con il "bell'amore" che la Parola di Dio ci propone nella Bibbia. Non sono mancati i riferimenti alla vicenda della pedofilia nella Chiesa, che se da una parte rischia di attirare il discredito di molti sulla morale sessuale predicata dalla Chiesa, dall'altra, dice il patriarca, pone in primo piano la figura del papa, Benedetto XVI, che con le parole "misericordia, giustizia in leale collaborazione con le autorità civili ed espiazione [...] non si sottrae alla corresponsabilità che ne viene ad ogni membro dell’unico corpo ecclesiale e, in particolare, del collegio episcopale".
Il discorso continua con una breve analisi di come certo mondo scientifico ha ridotto l'amore fra uomo e donna, e da qui l'alternativa convincente del bell'amore biblico, che parte, in fondo, da un dato scientifico incontrovertibile: "nessun uomo potrà mai auto-generarsi", e si fonda sulla naturale differenza dei sessi. Non manca di parlare della vanità che sembra alla base di molti rapporti di coppia oggi, della "smania del tutto e subito"; all'origine di questo problema il cardinale individua la paura della morte, facendo come esempio principe la decisione delle coppie di procreare, oggi spesso "determinata dalla paura del carattere contingente dell’esistenza". A ciò pone rimedio la Risurrezione di Cristo, che ci ha liberati dalla paura della morte.
Un punto cruciale è quello della castità, parola, dice il patriarca, oggi purtroppo caduta in disuso; esponendo l'importanza della castità non solo per i religiosi ma soprattutto per i laici e in particolare per le coppie, il patriarca conclude: "La castità mette in campo un’esperienza comune a tutti: in ogni ambito della sua esistenza l’uomo sa bene di non poter trovare soddisfazione senza sacrificio". Di qui, poi, si sofferma ad analizzare come la castità è espressa nella vita di tutti gli uomini, con la verginità, il celibato ecclesiastico e l'indissolubilità del matrimonio.
Il discorso termina con un messaggio di speranza per tutti i cristiani, riprendendo una riflessione di sant'Agostino: "Neppure l’umana fragilità sessuale rappresenta ultimamente un’obiezione fondata alla castità [...] La figura morale compiuta dell’umano non è l’impeccabilità ma la “ripresa”. Essa registra, sempre più col passare degli anni, il dolore per ogni singolo peccato mentre per la grazia del perdono di Dio approfondisce l’amore".


Per leggere il testo integrale del "discorso del Redentore" clicca qui.

lunedì 12 luglio 2010

Il latino e il gregoriano nella liturgia

Volevo segnalare questo interessante video di "sentinelle del mattino" (un gruppo che si occupa dell'evangelizzazione dei giovani e presso i giovani) nell'ambito dell'iniziativa "Café teologico", ossia una serie di incontri informali su temi liturgici, catechistici e sulla morale. Il video in questione è tenuto da don Andrea Brugnoli, coordinatore del gruppo sentinelle del mattino, e riguarda la liturgia antica, recentemente liberalizzata da papa Benedetto XVI con il motu proprio "Summorum pontificum", che proprio quest'anno compie 3 anni di attuazione (il 14 settembre). Il sacerdote espone il concetto di motu proprio ed affronta il tema della liturgia antica, analizzando gli aspetti peculiari di un rito che chi è cresciuto dopo gli anni 70 spesso non ricorda o non ha affatto visto. Parlando della Messa antica, ripercorre alcuni aspetti fondamentali di quello che sulla liturgia dice il Concilio Vaticano II, che spesso si ritiene, erroneamente, contrapposto al cosiddetto "rito tridentino", o al latino e al gregoriano anche nel rito odierno; aspetti che valgono, quindi, sia per la Messa antica che per quella che celebriamo tutti i giorni. In particolare si sofferma su quanto afferma il Concilio a proposito del latino, del canto liturgico (in particolare del gregoriano) e dell'arte sacra, che fortunatamente nella nostra Chiesa di Caorle, a motivo delle sue tradizioni, sono vivi ancora oggi. Questo video, quindi, è un ottimo approfondimento in materia di liturgia anche per tutti coloro che partecipano alla Messa e alle altre funzioni liturgiche nella nostra parrocchia.
Il video dura circa 75 minuti, si compone di una più lunga parte espositiva e di una breve parte dedicata alle domande dei partecipanti a questa sorta di convegno; malgrado la lunghezza (comunque inferiore a quella di una partita di calcio) non è troppo pesante; ed essendo registrato è possibile vederlo a spezzoni.

12. La messa antica è moderna? from sentinelledelmattino on Vimeo.

venerdì 9 luglio 2010

Indulgenza plenaria per la festa della Madonna

Domani, con la processione dal Santuario al Duomo, cominceranno i solenni festeggiamenti per l'annuale festa del voto alla Madonna dell'Angelo. La processione comincerà intorno alle 21:45, quando in Duomo sarà terminata la Messa prefestiva delle ore 21:00; all'arrivo del corteo sacro in piazza vescovado avverrà poi il folcloristico "incendio del campanile", a salutare l'arrivo del simulacro della Madonna.
Le Sante Messe di domenica saranno tutte celebrate in Duomo, secondo l'orario festivo. Dopo la Messa delle ore 21:00 ripartirà la processione dal Duomo al Santuario, e all'uscita dalla cattedrale si potrà nuovamente assistere all'incendio del campanile.
All'arrivo in Santuario, quale dono di grazia da Dio per intercessione di Maria Santissima, sarà possibile ricevere l'Indulgenza plenaria, grazie al decreto della Penitenzieria Apostolica datato 16 luglio 2009, a corredo dello spirituale Vincolo di Affinità concesso al nostro Santuario con la Papale Basilica di Santa Maria Maggiore. L'Indulgenza è un beneficio concesso a vantaggio di ogni singolo fedele e talvolta anche per le anime del Purgatorio; infatti noi tutti pellegrini sulla terra siamo peccatori, ma grazie all'Amore di Dio ne possiamo ottenere il perdono col Sacramento della Confessione. Tuttavia ogni delitto esige una giusta espiazione; per questo la Tradizione della Chiesa chiama Purgatorio lo stato di quelle anime che, lasciato questo mondo, espiano le pene per le colpe commesse sulla terra prima di giungere alla gloria del cielo. Con l'Indulgenza la Chiesa (con l'autorità conferitale direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo) concede ai fedeli che ne sono in condizione (e cioè a coloro che sono veramente pentiti delle colpe commesse, che abbiano ottenuto il Perdono tramite la Confessione e che abbiano ricevuto la Santa Comunione) la remissione parziale o totale delle pene per se stessi e, come suffragio, per le anime del Purgatorio. Nel nostro caso, si legge nel decreto:
La Penitenzieria Apostolica benigna concede l'Indulgenza Plenaria (quindi la remissione totale delle pene) da lucrare da tutti e dai singoli fedeli, che inoltre si possa applicare al modo di suffragio alle anime dei fedeli trattenute in Purgatorio, purché sinceramente pentiti, confessati e ristorati dalla sacra Comunione, visitino devotemente questo Santuario mariano e verso l'immagine della Beata Maria Vergine dell'Angelo esposta alla pubblica venerazione, partecipino devotemente ad una sacra funzione, o per lo meno si dedichino per un congruo periodo di tempo a pie considerazioni, concludendo con il Padre nostro, il Simbolo della Fede e le invocazioni alla Beata Maria Vergine in determinati giorni.
Tra i giorni indicati vi è la festa annuale della seconda domenica di luglio. Accogliamo dunque con fervore questo grande dono che ci viene concesso da Dio, per mezzo della sua Chiesa e per l'intercessione della nostra Santa Madre, la Madonna dell'Angelo.

giovedì 1 luglio 2010

Preziosissimo Sangue di Gesù

Oggi, primo giorno del mese di luglio, ricorreva la solennità liturgica del Preziosissimo Sangue di Gesù. La devozione al Sangue di Cristo era risorta a nuovo vigore nel XIX secolo, per opera di don Francesco Albertini, San Gaspare del Bufalo (fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue) e santa Maria de Mattias (fondatrice delle suore adoratrici del Sangue di Cristo). Fu proprio San Gaspare, nel 1822, a chiedere alla Santa Sede di riconoscere ufficialmente un giorno in cui celebrare la devozione al Sangue di Gesù; la Sacra Congregazione dei Riti la fissò per la prima domenica di luglio, e successivamente papa Pio IX la spostò il primo luglio. Nel 1934 papa Pio XI la elevò al rango di festa di prima classe (attualmente solennità); ma successivamente papa Paolo VI, con la riforma liturgica post-conciliare, la accorpò alla celebrazione del Corpus Domini. In seguito, però, alle numerose rimostranze dei fedeli, fu concesso ai fedeli ugualmente di celebrare la ricorrenza il primo luglio, col grado di Solennità.
Anche nella nostra Chiesa di Caorle abbiamo segni tangibili della devozione al Preziosissimo Sangue; il primo reliquiario in argento e cristallo, che custodiva le reliquie della Santa Croce, del Preziosissimo Sangue e una Sacra Spina, risale al XVIII secolo, donati dal vescovo di Caorle Giovanni Vincenzo de Filippi; successivamente il reliquiario fu sostituito dal vescovo Francesco Trevisan Suarez con una croce di cristallo, nel 1744, ed è conservato ancora oggi nel museo liturgico.
L'altro reliquiario dedicato al Preziosissimo Sangue (riportato nella foto) è dono del patriarca di Venezia Angelo Ramazzotti e risale al XVIII secolo, capolavoro di arte orafa veneziana; il 7 marzo 1861 il patriarca elargì alla parrocchia di Caorle una porzione di terra imbevuta del Sangue di Cristo e due spine della Sacra Corona, conservate all'interno della teca in cristallo, e le autenticò col suo sigillo, ancora apposto sul reliquiario.
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