La scorsa settimana il cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e per la Disciplina dei Sacramenti (l'organismo della Chiesa che si occupa della promozione e della regolamentazione della Liturgia), che avremo l'onore di ricevere nella nostra parrocchia per la festa quinquennale della Madonna dell'Angelo di settembre, ha rilasciato un'intervista alla testata cattolica tedesca Tagespost circa la liturgia, in occasione del terzo anniversario dalla promulgazione del motu proprio pontificio "Summorum Pontificum". Nell'intervista, che segue in una traduzione italiana tratta dal sito messainlatino.it, egli parla di come la liturgia antica (l'unico rito esistente prima della riforma liturgica post-conciliare) possa comunicare alla nuova, essendo le due forme del rito una sola, specialmente per quel che riguarda il senso del mistero e del sacro e soprattutto il senso di ciò che comporta la Sovranità del Signore; inoltre il cardinale nota come la proficua comunione fra rito antico e rito nuovo costituisca un rinnovamento, utile in particolar modo ai giovani, perché possano essere allevati allo spirito della liturgia. Ma leggiamo direttamente le parole del cardinale:
- Eminenza, quando il Santo Padre scrisse all’episcopato mondiale a proposito del Summorum Pontificum parlò perfino di dure opposizioni. Le cose sono cambiate?
Il clima è sostanzialmente rimasto lo stesso. Credo tuttavia che sia in corso un cambiamento. Viene compreso sempre più quale sia l’oggetto del motu proprio. La comprensione della liturgia nella tradizione della Chiesa è cresciuta e lo stesso vale per l’ermeneutica della continuità. Tutto questo contribuisce non solo all’accettazione del motu proprio, ma a portare avanti un rinnovamento della liturgia, nel senso che lo spirito della liturgia viene nuovamente vissuto in profondità.
- In Francia esistono due seminari diocesani che educano i loro seminaristi alla celebrazione in entrambe le forme del rito romano. Come giudica questo esempio?
Esiste un’unica liturgia. Conseguentemente le due forme del rito vanno entrambe bene appunto perché si tratta di una sola ed unica liturgia. Circa questo punto bisogna osservare come la Chiesa, sulla base dell’ermeneutica della continuità, non abbia mai né congelato né interrotto la continuità con il Messale di Giovanni XXIII. La tradizione della Chiesa viene integrata dallo sviluppo seguente il Concilio Vaticano II, pertanto la formazione liturgica di tutti deve sempre essere orientata dalla Costituzione Sacrosanctum Concilium. Alla luce della ricchezza del rito romano nella sua integrità, alla quale appartengono sia il Messale di Giovanni XXIII che la riforma liturgica postconcliliare, non è possibile contrapporre le due forme: esse sono espressione della medesima ricchezza liturgica.
- Condivide la scelta del Vescovo di Tolone, che ha voluto che i suoi seminaristi fossero educati alla celebrazione in entrambe le forme?
Egli vede la tradizione della Chiesa proprio secondo l’ermeneutica della continuità. E poiché la Sacrosanctum Concilium resta ovviamente valida, egli le dà seguito secondo una formazione liturgica nella quale viene appresa la celebrazione in entrambe le forme. I buoni frutti di questa scelta sono già visibili nella Diocesi di Tolone.
- Quali elementi della forma straordinaria potrebbero essere integrati in quella ordinaria?
Il senso del mistero e del sacro, e soprattutto il senso di ciò che comporta la Sovranità del Signore. Si tratta della grandezza di Dio e del Suo mistero. L’uomo è sempre indegno di avere parte attiva in questa liturgia donata da Dio. Dobbiamo riscoprire il Diritto di Dio, lo “ius divinum”: prima lo si fa, meglio è. Purtroppo oggi si ha spesso l’impressione che la liturgia sia qualcosa di cui l’uomo può disporre e nella quale sia lui stesso ad agire. Questo rispecchia la secolarizzazione del nostro tempo, che mette altri aspetti in secondo piano. Ciò ha fatto sì che la riforma liturgica del Concilio Vaticano II non abbia prodotto i frutti desiderati.
- Cosa consiglia ai Sacerdoti? Come dovrebbero iniziare?
I Sacerdoti devono tornare a prepararsi alla S. Messa così com’è previsto nel rito straordinario. Lo stesso vale per l’atto penitenziale e la consapevolezza che non siamo noi a rendere noi stessi degni di celebrare, ma la nostra fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio che ci avvicinano alla presenza di Dio nella celebrazione. Un tesoro da non dimenticare è la dimensione del Sacrificio così com’è descritta nei testi di preghiere. Da tutto questo emerge un atteggiamento molto profondo che dovremmo interiorizzare.
- Nella sua lettera ai Vescovi il Santo Padre ha sottolineato che con il motu proprio viene perseguita la riconciliazione interna della Chiesa. Come giudica il dibattito sulle ordinazioni illecite della Fraternità Sacerdotale San Pio X?
Le ordinazioni rappresentano un momento delicato in un tempo ricco di decisioni importanti. Sarebbe stato auspicabile che si aspettasse a procedere, dal momento che se un giorno si desse una concreta opportunità di accordo, questa potrebbe essere ostacolata proprio dal fatto delle ordinazioni.
- Parliamo della Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid nel 2011. Cosa consiglia a tutti quei giovani che mostrano curiosità nei confronti della Messa in rito antico?
I giovani devono essere allevati nello spirito della liturgia. Sarebbe un errore porsi polemicamente a favore di un rito o dell’altro. Essi hanno bisogno di essere condotti al senso della preghiera e del mistero di Dio. Deve essere trasmessa loro la lode ed il ringraziamento che la Chiesa attraverso i secoli ha espresso nella liturgia. Ciò che oggi manca ai giovani è soprattutto una buona formazione liturgica, indipendentemente dalla forma in cui questa avviene. Questa è la grande sfida per il prossimo futuro, anche per la Congregazione per il Culto Divino ed i Sacramenti. Oggi abbiamo bisogno di un nuovo movimento liturgico, come esisteva nel secolo Diciannovesimo e Ventesimo. Non si tratta dunque di una forma o dell’altra, ma della liturgia in quanto tale.
- Come potrà tale nuovo movimento liturgico diventare realtà?
Abbiamo bisogno di una nuova introduzione al Cristianesimo. Anche per bambini e ragazzi. Una introduzione alla liturgia non consiste soltanto in ciò che si deve sapere sulla celebrazione, anche se ovviamente questa resta ineludibile in ambito teologico e dottrinario. Giovani e bambini devono prendere parte a liturgie solenni, permeate dal mistero di Dio. Partecipazione attiva non vuol dire fare qualcosa, ma fare il proprio ingresso nel rito nel ringraziamento, nel silenzio, nell’ascolto, nella preghiera ed in tutto ciò in cui realmente la liturgia consiste. Finché ciò non avrà luogo, non potrà esistere alcun rinnovamento liturgico. Dobbiamo compiere una svolta di centottanta gradi. La pastorale giovanile dovrà essere un luogo in cui possa verificarsi l’incontro con Cristo vivente nella Chiesa. Lì dove Cristo si mostra come qualcuno che appartiene al passato, non è possibile né partecipazione attiva né formazione liturgica. Nessun rinnovamento, per quanto possa essere necessario, potrà mai aver luogo, se la consapevolezza del Cristo vivente non si risveglierà.
GRAZIE PER AVERCI DONATO QUESTA CHIARA E SANA INTERVISTA SULLA LITURGIA. IL SIGNORE E' VIVO IN MEZZO A NOI, E POI TUTTO VERRA' DA SE'......PIANO PIANO IL SUO SPIRITO CI GUIDERA'ALLA SCOPERTA DELL'INFINITO MISTERO DEL CRISTO VIVENTE CHE SI DONA A NOI NELLA SANTA MESSA ATTRAVERSO LA LITURGIA E I SACRAMENTI....GRAZIE SIGNORE GESU' E PERDONACI SE NON SIAMO ALL'ALTEZZA DELLA TUA GRANDE MAESTA'......VIVA GESU' E MARIA!!!!!
RispondiEliminaGrazie del bel commento!
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