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lunedì 20 dicembre 2010

20 dicembre - O Clavis David

«O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperuit:
veni, et educ vinctum
de domo carceris,
sedentem in tenebris,
et umbra mortis.
»
«O Chiave di Davide,
scettro della casa d’Israele,
che apri, e nessuno può chiudere,
chiudi, e nessuno può aprire:
vieni, libera l’uomo prigioniero,
che giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.
»

Nel mezzo della Novena di Natale, l'antifona in O ci invita a guardare a Gesù Cristo "Chiave di Davide". Queste parole sono quelle che Cristo detta a Giovanni nel libro dell'Apocalisse per l'Angelo della chiesa di Filadelfia:

«Così parla il Santo, il Verace,
Colui che ha la chiave di Davide:
quando egli apre nessuno chiude,
e quando chiude nessuno apre.
»
(Ap 3, 7)

Il messaggio che segue a questa introduzione sembra essere rivolto a tutti gli uomini di buona volontà, e contengono un messaggio di speranza: "Poiché hai osservato con costanza la mia parola, anch'io ti preserverò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. Verrò presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona" (Ap 3, 10-11).
Ma il titolo di "Chiave di Davide" ricorda anche altre immagini che la Tradizione ci ha tramandato: la prima, direttamente dal Vangelo, quando Cristo conferisce a Pietro il primato tra gli apostoli:

«A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»
(Mt 16, 19)

Le parole con cui Cristo affida la Chiesa a Pietro sono dunque molto chiare; a lui sono affidate le chiavi, cioè a lui è affidata la custodia dell'insegnamento e della dottrina che il Signore ha diffuso tra noi. Chi ha fede in Gesù Cristo non può prescindere da questo; molti oggi pensano che il cristianesimo sia qualcosa di diverso, avulso dal Vangelo: Gesù Cristo, finché è vissuto, ha detto una cosa, la Chiesa ne fa un'altra. Ma questo ragionamento intanto presuppone che Cristo non agisca nel mondo, la sua azione sarebbe finita con la morte in Croce, in qualche modo la Risurrezione è sì avvenuta, ma senza effetti particolari per la vita dell'uomo; e poi sottointende che il papa e la Chiesa si arroghino colpevolmente il diritto di fare della dottrina ciò che vogliono. Niente di tutto ciò; Cristo stesso ha affidato agli uomini la sua Chiesa, le chiavi del Regno dei Cieli, il suo insegnamento e la sua dottrina: "Verrò presto, tieni saldo quello che hai" continua a ripetere a coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti. La Chiesa è Santa, così diciamo nel Credo; ma gli uomini non lo sono. Ma non dobbiamo pensare che Cristo non se l'aspettasse, e pensare che se lo avesse saputo non avrebbe affidato a Pietro le chiavi; dobbiamo avere fede in Lui quando crediamo che la Chiesa è depositaria della vera dottrina, e dobbiamo pregare Lui quando gli uomini cedono alla tentazione, commettendo anche atti orribili (come la pedofilia, come quando sono spacciate "di Cristo" dottrine del mondo che conducono solo all'errore o come quando la liturgia del Divino Sacrificio viene spogliata del suo autentico significato).
La seconda parte dell'antifona ci ricorda un passo del Credo, quel "discese agli inferi" del Simbolo detto "degli apostoli"; una antica omelia che viene letta nella liturgia delle ore del sabato santo tenta di ricostruire l'incontro di Gesù, vincitore della morte, con Adamo, il primo uomo, reso schiavo dal peccato e in attesa della liberazione fin dall'inizio di questa sua condizione. Questa immagine è stata ripresa anche dall'iconografia, soprattutto bizantina; ne è un esempio il quadro posto all'inizio di questo articolo, tratto da quel gran tesoro d'arte e religiosità che sono i mosaici della nostra chiesa Cattedrale di san Marco a Venezia: l'anàstasis.
Come di consueto in questi giorni, terminiamo con l'ascolto dell'antifona gregoriana. Come l'insegnamento dei padri della Chiesa fa parte della Tradizione che il papa e i vescovi sono chiamati a custodire, anche il canto gregoriano entra in questo grande tesoro; molti papi (come papa Pio X, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) si sono pronunciati in questi termini, e lo stesso Concilio Vaticano II ne raccomanda la conservazione e la diffusione tra il popolo. Anche in questo la tentazione del nemico è forte, e a volte si vorrebbe spazzarlo via come quegli insegnamenti che non fanno comodo all'uomo di oggi; preghiamo anche in questo Gesù Chiave di Davide perché illumini i vescovi e i sacerdoti e li renda custodi gelosi del patrimonio e della Tradizione della Chiesa, tra cui entra il canto gregoriano, e sentano a loro rivolte le parole di Cristo dell'Apocalisse: "Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona".



Acrostico: C R A S

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