In questo mensile appuntamento con i tesori d'arte sacra conservati nel Duomo, nel Santuario e nel Museo parrocchiale, concludiamo la parte riguardante l'abside centrale descrivendo gli affreschi che ne ornano le pareti. Nel catino si possono osservare ancora oggi, riportati alla luce in seguito ai restauri del 1995, i frammenti dell'antico affresco che doveva rappresentare il Cristo Pantocratore circondato da Santi e dalla regina Caterina Cornaro, che in seguito ad un naufragio sulle coste caorlotte, fu tratta in salvo dai pescatori della cittadina marittima; in quell'occasione la regina di Cipro donò alla cattedrale della città, secondo la tradizione, la preziosa pala d'oro, di cui abbiamo parlato qualche mese fa. Contestualmente, nella parte superiore del tamburo, separata dal catino tramite una decorazione a foglie d'acanto in rilievo (come è possibile ammirare anche nella Basilica di San Marco a Venezia), dovevano trovarsi le figure degli apostoli, di cui rimangono la figura di un volto e di un piede. Nella parte centrale dovevano trovarsi gli stemmi del vescovo Domenico Minio (1684-1698), del podestà Costantino Zorzi e lo stemma della città. Questi affreschi furono ricoperti da uno strato d'intonaco già nel XVII secolo, secondo quanto riportato dallo storico Giovanni Musolino: il 23 giugno 1686 fu il Consiglio dei cittadini a decidere «d'imbiancar certe figure poste sotto la cappella dell'altar maggiore per essere indecenti, molto sconcie nella faccia, consumate dal tempo e di poca considerazione». La parte inferiore del tamburo è invece decorata con un drappo affrescato, ancora oggi ben conservato. Da notare i frammenti lapidei con cui è ornata la sede del celebrante e degli accoliti, risalenti al VI-VII secolo e provenienti dalla chiesa costruita precedentemente all'attuale Duomo, esempi mirabili di arte cristiana longobarda; in particolare con la raffigurazione del pavone, a sinitra, e della lepre, a destra. Il contorno a doppia ghiera dell'arco trionfale, sotto il quale si trova oggi l'altare maggiore moderno, sono inoltre decorati da motivi floreali e geometrici affrescati.
Nella parete sinistra del presbiterio si trova, conservato in buono stato, un affresco risalente al secolo XV, raffigurante una struttura con pinnacoli e due santi, uno dei quali è oggi irriconoscibile, l'altro è Santo Stefano Protomartire, patrono della città. All'interno della struttura è stato successivamente dipinto lo stemma del vescovo Giuseppe Maria Piccini (1644-1648), che riformò la struttura del presbiterio rimuovendo la struttura dell'iconostasi e sostituendola con le balaustre ancor oggi conservate in cattedrale. Lo stemma veniva a trovarsi proprio sopra il faldistorio del vescovo, realizzato con ferro e piombo e ornato da velluti damascati in occasione delle festività più importanti; tale struttura sopravvisse fino al Concilio Vaticano II e ne sono testimonianza alcune foto, che raffigurano il patriarca Angelo Giuseppe Roncalli a Caorle, durante le celebrazioni in onore della Madonna dell'Angelo.
Dalla parte opposta, sulla parete destra del presbiterio, si trova un altro affresco, del secolo XVI, raffigurante la Vergine con Bambino in trono tra le figure di san Giovanni Evangelista (a sinistra) e la Maddalena (a destra). A sinistra dell'Evangelista, inoltre, si scorge la figura di un santo vescovo vestito dei paramenti sacri e delle insegne episcopali, in atto benedicente: la tradizione ci tramanda essere la figura di sant'Alvise. Da notare, in particolare, l'iconografia della Maddalena, con in mano il vaso dei profumi che, il giorno della Risurrezione del Signore, portava al Sepolcro per ungere il Corpo di Cristo. L'insieme delle quattro figure è inserito in una struttura di colonne ed archi a sesto acuto che ricordano la struttura che separa le navate nella basilica di Aquileia.
Foto dal sito
caorlotti.it
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