Tuttavia, a ben guardare, quella che ieri (e gli anni passati) abbiamo tutti chiamato "festa di san Valentino" non ha nulla a che fare con il santo vescovo di Terni; anzi, oserei azzardare che la stragrande maggioranza di coloro che ieri hanno festeggiato la "festa degli innamorati" non conoscano nemmeno chi fosse san Valentino. Infatti già si sostituisce, nella parlata popolare, la categoria di cui san Valentino è riconosciuto il patrono: dai "fidanzati" passiamo agli "innamorati". Potrebbe anche sembrare un cavillo, una cosa da poco, ma se ci pensiamo bene questo implica un cambio radicale di prospettiva; due fidanzati, infatti, hanno preso l'uno di fronte all'altro un impegno, hanno riconosciuto che la loro unione ha uno scopo e che la grandezza del loro amore richiede qualcosa che vada oltre il semplice dichiararsi l'uno all'altro, necessita di un atto che lo consacri di fronte a Dio e di fronte anche alla comunità (il matrimonio). Cosa si intende invece per "innamorati", e perché non si dice più fidanzati? E' fuori di dubbio che "innamoramento" è sicuramente un termine meno impegnativo di "fidanzamento" (che, nella sua radice, ha la parola "fede", o comunque "fiducia"); indica uno stato che va al di là della semplice ammirazione, dell'amicizia e della stima nei confronti dell'altro, ma ancora ad una fase iniziale. L'innamoramento non implica l'assunzione di un impegno, per così dire, ufficiale tra i due innamorati, poiché è necessario un minimo di conoscenza. Ma è altrettanto evidente come, nella società odierna e specialmente tra i giovani d'oggi, la "vita sentimentale" sia volutamente mantenuta in questo stato di precarietà: non ci si assume alcun impegno, semplicemente si resta a questo livello iniziale, finché la fiamma dell'innamoramento non si spegnerà, e lascerà i due liberi di ricominciare un'altra "avventura" con altre persone. E' interessante l'accostamento che fa Tommaso Scandroglio, su "La Bussola Quotidiana", che ben riassume (in maniera anche un po' provocatoria) quanto ho espresso: «L’amore per i giovani è un Bacio perugina: lo scarti, lo mangi in un boccone, ne assapori la dolcezza, leggi il cartiglio e forse un po’ ti commuovi, e poi dopo cinque minuti te ne sei già scordato e aspetti un altro bacio».
E' naturale, dunque, che se il 14 febbraio è la "festa degli innamorati" non c'è posto per ricordare san Valentino, se non per dare un nome un po' chic alla ricorrenza, allo stesso modo con cui abbiamo Halloween, Ferragosto, o la notte di san Lorenzo. Voglio solo dirvi questo: per cercare un'immagine di san Valentino da inserire in questo post, digitando "san Valentino" su google (il più celebre tra i motori di ricerca) la prima immagine che riguardasse il santo martire vescovo di Terni era solo al 140mo posto, la seconda al 225mo posto, le altre sono nella pagina successiva, perse in un oceano di immagini simpatiche (orsacchiotti e cartoni animati), cuoricini, cagnolini, bacini, e le immancabili foto pornografiche. In tutto domina il rosso (il colore della "passione"!); è curioso notare come il rosso sia anche il colore proprio dei martiri, anch'esso simboleggiante la Passione, quella di Cristo però, al quale, versando il proprio sangue, i santi martiri sono associati. Vediamo, dunque, quale grande differenza tra il vero significato del ricordo di san Valentino e quello che è diventato oggi; certo, anche a causa del consumismo, per il quale chi può guadagnarci non esita a mettere sotto le scarpe anche il rispetto che si deve ai santi.
Non si può tacere, poi, su un altro aspetto importante: proprio in questo periodo si va parlando di valori morali che devono essere riaffermati (non voglio entrare adesso nella vicenda puramente politica) proviamo a pensare a quanti giovani, plagiati dalla mentalità comune, continuino a pensare che i rapporti sessuali prima del matrimonio siano una cosa non solo normale, ma anche doverosa, tra due persone che "si vogliono bene"; e invece è peccato grave, che allontana dalla comunione con Dio, quando compiuto con piena consapevolezza e deliberato consenso. E questo non perché la Chiesa sia bigotta, puritana e castigata; al contrario, il Catechismo afferma: «Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi. La sessualità è sorgente di gioia e di piacere» (CCC 2362). Ma proprio per questo il dono totale di sè all'altra persona è vero solo all'interno del matrimonio: «Essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte» (CCC 2361). L'atto sessuale fuori del matrimonio diventa una grande menzogna: proprio con l'atto col quale bisognerebbe dichiararsi totalmente dell'altro ci si mente a vicenda (poiché si sa bene che l'unione fuori del matrimonio non è definitiva, ma precaria). Pensiamo a quanti proprio ieri (da quanto si poteva vedere alla televisione o leggere su internet, senza alcun controllo per preservarne i bambini) lo abbiano fatto addirittura con il nome di san Valentino sulla bocca. Che cos'è questo se non la stessa mercificazione del proprio corpo (non sempre la mercificazione avviene in cambio di denaro) che domenica molte donne hanno dichiarato di voler combattere? Forse che mercificare il proprio corpo è da riprovare quando è scritta su certi giornali ma si può approvare quando lo si decide di propria spontanea volontà? A questo dovrebbero pensare anche i direttori dei giornali "di ispirazione cattolica" quando scrivono di essere d'accordo con le ragioni della manifestazione: se dicono così significa, infatti, non che si pongono contro la mercificazione del corpo (come gli slogan, più moralistici che tesi a salvaguardare la dignità delle persone, dicevano), ma che approvano le ragioni della piazza, comprese quelle per cui il divorzio, l'aborto o la fecondazione in vitro con l'uccisione di milioni di embrioni sarebbero "diritti della donna".
Non ci resta che pregare; pregare il Signore per intercessione di san Valentino, affinché gli "innamorati" di oggi riscoprano l'autenticità dell'amore fra un uomo e una donna (il "Bell'amore", come lo chiama il nostro patriarca). E la Santa Vergine Castissima aiuti la Chiesa a non aver paura di affrontare questi temi con i giovani; poiché se la Chiesa non divulga il Catechismo sarà il mondo a divulare il "suo catechismo", che è sì allettante, ma porta inesorabilmente alla perdizione.
Propongo alla lettura alcuni articoli apparsi su "La Bussola Quotidiana":
- L'amore dei giovani al tempo dei Baci perugina, di Tommaso Scandroglio
- Donne, un problema di educazione. Le manifestazioni non servono, di mons. Luigi Negri.
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