«Della virtù della religione, l'adorazione è l'atto principale. Adorare Dio è riconoscerlo come Dio, come Creatore e Salvatore, Signore e Padrone di tutto ciò che esiste, Amore infinito e misericordioso. "Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" (Lc 4,8), dice Gesù, citando il Deuteronomio. [...] Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il "nulla della creatura", la quale non esiste che da Dio. Adorare Dio – come fa Maria nel "Magnificat" – è lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi, confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il suo nome. L'adorazione del Dio unico libera l'uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall'idolatria del mondo.»
Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2096-2097
Ma possiamo limitare il significato del termine "Adorazione" solo a questo atto del Culto Divino? A questo proposito ho trovato molto suggestiva un'omelia di padre Konrad Zu Loewenstein (nominato dal patriarca cappellano nel patriarcato di Venezia per i fedeli che seguono il rito romano antico), recentemente pubblicata nel blog di "San Simeon Piccolo". In essa leggiamo: «L'Adorazione è sia interna, cioè mentale, sia esterna cioè corporale. L'Adorazione interna è più importante di quella esterna, ma tutte e due sono dovute a Dio dall'uomo». Approfondisce, poi, il senso di questo duplice aspetto dell'Adorazione: poiché l'uomo è composto dalla mente e dal corpo è necessario che, poiché l'Adorazione di Dio da parte dell'uomo deve essere totale, egli vi impieghi tutte le sue forze, prima interiormente con l'anima e poi anche esternamente, col corpo, compiendo così il primo comandamento della legge dell'Amore: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente".
E' importante, a mio modo di vedere, ribadire la necessità di entrambe le forme, interiore ed esteriore, spirituale e corporale; alcuni pensano, infatti, che la religione sia un fatto esclusivamente personale, la testimonianza esteriore della propria fede diventa qualcosa di superfluo se non addirittura nocivo per la libertà altrui. Così si rinuncia alla pratica religiosa, poiché la preghiera personale avrebbe più valore del precetto festivo, non è necessario confessarsi davanti al sacerdote nel segreto del Confessionale, quando il Signore conosce già le nostre colpe. Addirittura alcuni, e tra questi purtroppo anche sacerdoti, ritengono che la stessa pratica dell'Adorazione Eucaristica rischi per alcuni di diventare una sorta di idolatria, disconoscendo, in questo modo, quanto precedentemente citato dal Catechismo: "L'adorazione del Dio unico libera l'uomo dal ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall'idolatria del mondo".
Ma lo stesso Signore Nostro ci dice che è necessario per l'uomo amarlo ed adorarlo con tutte le forze, spirituali e mentali. L'atto esteriore e quello interiore si completano, non possono mancare per rendere autentica l'Adorazione; dice ancora padre Konrad: «L'atto esterno di adorazione è necessario per eccitare il nostro affetto per sottomettersi a Dio, e l'adorazione interna, se è autentica, ci preme a manifestarla in gesti esterni». Di qui si intende anche che i gesti esteriori perdono ogni significato se privati di un autentico accompagnamento interiore. La sola preghiera personale, dunque, benché assolutamente necessaria, non è sufficiente per l'Adorazione: essa deve essere sostenuta dalla pratica religiosa, cioè andare alla Santa Messa almeno la domenica, per poter accostarsi al Santissimo Sacramento una volta Confessati e Assolti dal sacerdote in persona Christi.
Ma l'Adorazione, per il cristiano, non può essere limitata nel tempo (ad esempio limitarsi alla durata della Santa Messa o dell'Azione Liturgica); deve protrarsi in ogni istante della vita; e ciò esige l'astenersi dal peccato per rispetto e amore di Dio. Rispetto che si esercita in particolare nella Sua Casa, l'edificio sacro, dove sono custodite le Sacre Specie che, come ricorda padre Konrad, «non è né segno, né figura, né virtù (come hanno preteso gli eretici), non è pane che contiene Dio, come tutte le cose contengono Dio, non è pane benedetto, non è pane sacro, non è neanche la divinità sotto le apparenze di pane, ma Gesù Cristo + sotto l'apparenza di pane nella Sua divinità e la sua umanità diventato Sangue ed Anima». Un altro aspetto che dovremmo reimparare è quello, infatti, del decoro a partire proprio dalla chiesa; quante volte, specie tra una Messa e l'altra la domenica, ci comportiamo in chiesa come se fossimo in una piazza pubblica o al bar, ci scambiamo saluti in maniera calorosa e spesso a voce alta, a volte urlando? Quante volte, per la fretta o per i pensieri che ci attanagliano la mente, passiamo davanti alla Croce, all'Altare o al Tabernacolo senza nemmeno fermarci, come faremmo, invece, se passassimo davanti ad un conoscente? Leggiamo ancora, in un passo dell'omelia: «In questo riguardo, carissimi fedeli, non possiamo non accennare alla mancanza di adorazione da parte dei fedeli moderni, purtroppo anche membri del clero, intermediari che siamo fra Dio e l'uomo, entrando in chiesa passando davanti al Santissimo senza il minimo segno di rispetto, parlando a voce alta come se fossero in un luogo di incontro pubblico, o in un museo, anche al telefonino e, carissimi amici, ricevendo la santissima Eucarestia dopo esser mancati alla santa Messa domenicale, o alla santa purezza con altrui o da soli...».
Preghiamo quindi Nostro Signore perché ci insegni ad adorarLo degnamente, e perché l'Adorazione, che ha il suo culmine nel Sacrificio Eucaristico della Santa Messa, ci insegni l'umiltà ed il rispetto di Dio e delle cose sacre, e allontani da noi ogni peccato ed idolatria del mondo.
Cliccando qui potrete leggere l'intera omelia di padre Konrad Zu Loewenstein da cui ho citato alcuni passaggi in questo articolo.
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