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domenica 27 febbraio 2011

La Croce al centro

Nell'avvicinarsi della visita del Santo Padre ad Aquileia e Venezia (mancano poco più di due mesi) approfondiamo alcuni aspetti liturgici del suo Magistero; è indubbio, infatti, che dal punto di vista liturgico papa Benedetto XVI abbia introdotto delle novità di cui i fedeli (magari guardando una cerimonia pontificia alla televisione) si saranno accorti di certo con più facilità che non del suo pensiero sui padri della Chiesa. Questo non per dire che le catechesi del papa su questi grandi santi, del calibro di san Tommaso d'Acquino, san Bonaventura, santa Caterina da Siena... non siano importanti, tutt'altro; solo che, probabilmente, risulterà egualmente interessante ai fedeli sapere il motivo di certe "novità" che si osservano molto direttamente durante la celebrazione della Santa Messa da parte del Santo Padre. Vorrei cominciare parlando del Crocifisso al centro dell'altare, una delle prime "innovazioni" apportate dal Santo Padre in accordo con il suo Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche, presieduto dal cerimoniere mons. Guido Marini. A riguardo, quindi, cito un approfondimento dello stesso Ufficio che si può trovare nel sito della Santa Sede.

Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 218, pone la domanda: «Che cos’è la liturgia?»; e risponde:
«La liturgia è la celebrazione del Mistero di Cristo e in particolare del suo Mistero pasquale. In essa, mediante l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo, con segni si manifesta e si realizza la santificazione degli uomini e viene esercitato dal Corpo mistico di Cristo, cioè dal Capo e dalle membra, il culto pubblico dovuto a Dio».

Da questa definizione, si comprende che al centro dell’azione liturgica della Chiesa c’è Cristo, Sommo ed Eterno Sacerdote, ed il suo Mistero pasquale di Passione, Morte e Risurrezione. La celebrazione liturgica deve essere trasparenza celebrativa di questa verità teologica. Da molti secoli, il segno scelto dalla Chiesa per l’orientamento del cuore e del corpo durante la liturgia è la raffigurazione di Gesù crocifisso.

La centralità del crocifisso nella celebrazione del culto divino risaltava maggiormente in passato, quando vigeva la consuetudine che sia il sacerdote che i fedeli si rivolgessero durante la celebrazione eucaristica verso il crocifisso, posto al centro, al di sopra dell’altare, che di norma era addossato alla parete. Per l’attuale consuetudine di celebrare «verso il popolo», spesso il crocifisso viene oggi collocato al lato dell’altare, perdendo così la posizione centrale.

L’allora teologo e cardinale Joseph Ratzinger aveva più volte sottolineato che, anche durante la celebrazione «verso il popolo», il crocifisso dovrebbe mantenere la sua posizione centrale, essendo peraltro impossibile pensare che la raffigurazione del Signore crocifisso – che esprime il suo sacrificio e quindi il significato più importante dell’Eucaristia – possa in qualche maniera essere di disturbo. Divenuto Papa, Benedetto XVI, nella prefazione al primo volume delle sue Gesammelte Schriften, si è detto felice del fatto che si stia facendo sempre più strada la proposta che egli aveva avanzato nel suo celebre saggio Introduzione allo spirito della liturgia. Tale proposta consisteva nel suggerimento di «non procedere a nuove trasformazioni, ma porre semplicemente la croce al centro dell’altare, verso la quale possano guardare insieme sacerdote e fedeli, per lasciarsi guidare in tal modo verso il Signore, che tutti insieme preghiamo».

Il crocifisso al centro dell’altare richiama tanti splendidi significati della sacra liturgia, che si possono riassumere riportando il n. 618 del Catechismo della Chiesa Cattolica, un brano che si conclude con una bella citazione di santa Rosa da Lima:

«La croce è l’unico sacrificio di Cristo, che è il solo “mediatore tra Dio e gli uomini” (1 Tm 2,5). Ma, poiché nella sua Persona divina incarnata, “si è unito in certo modo ad ogni uomo” (Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22) egli offre “a tutti la possibilità di venire in contatto, nel modo che Dio conosce, con il mistero pasquale” (ibid.). Egli chiama i suoi discepoli a prendere la loro croce e a seguirlo (cf. Mt 16,24), poiché patì per noi, lasciandoci un esempio, perché ne seguiamo le orme (cf. 1 Pt 2,21). Infatti egli vuole associare al suo sacrificio redentore quelli stessi che ne sono i primi beneficiari (cf. Mc 10,39; Gv 21,18-19; Col 1,24). Ciò si compie in maniera eminente per sua Madre, associata più intimamente di qualsiasi altro al mistero della sua sofferenza redentrice (cf. Lc 2,35). “Al di fuori della croce non vi è altra scala per salire al cielo” (santa Rosa da Lima; cf. P. Hansen, Vita mirabilis, Louvain 1668)».

Poiché in questo contributo è stato citato il libro "Introduzione allo spirito della Liturgia", scritto da Benedetto XVI quand'era ancora cardinale, ecco alcuni cenni di questa sua "proposta", come citata nel precedente approfondimento; egli, parlando della direzione dell'altare e del ruolo del sacerdote nella Santa Messa come previsto dalla riforma liturgica, scrive:

«Il sacerdote [...] diventa il vero e proprio punto di riferimento di tutta la celebrazione. Tutto termina su di lui. E' lui che bisogna guardare [...]. L'attenzione è sempre meno rivolta a Dio ed è sempre più importante quello che fanno le persone che qui si incontrano, e che non vogliono affatto sottomettersi a uno "schema predisposto". Il sacerdote rivolto al popolo dà alla comunità l'aspetto di un tutto chiuso in se stesso. Essa non è più - nella sua forma - aperta in avanti e verso l'alto, ma si chiude in se stessa.»
Introduzione allo spirito della Liturgia, p. 76

Questa osservazione sull'orientamento della liturgia oggi, che, come nota il papa nello stesso libro, mai è stata prevista dal Concilio Vaticano II, ma fu teorizzata dopo il Concilio, da una commissione liturgica, ha il suo naturale sbocco nel riportare la Croce al centro, come riportato nel libro "La festa della fede. Saggi di teologia liturgica" dello stesso card. Ratzinger:

«Nella preghiera non è necessario, non è anzi nemmeno conveniente, guardarsi l'uno con l'altro, e tanto meno nel ricevere la comunione. [...] In un uso esagerato e malinteso della "celebrazione rivolta al popolo" si è continuato a rimuovere la croce dal mezzo dell'altare perfino nella basilica di San Pietro a Roma, per non ostacolare la visuale tra il celebrante e il popolo. La croce sull'altare non è però un impedimento alla visuale, ma un punto comune di riferimento. Essa è l'iconostasi, che è scoperta, non ostacola l'andare l'uno verso l'altro, ma media e significa pure per tutti l'immagine che concentra e unisce i nostri sguardi. Ardirei addirittura la tesi che la croce sull'altare non è impedimento ma presupposto della celebrazione "versus populum". Diverrebbe così nuovamente ricca di significato la distinzione tra liturgia della parola e canone. Nella prima si tratta dell'annuncio, e pertanto di un indirizzo immediato, nell'altra di un'adorazione comune, nella quale noi tutti stiamo più che mai durante la invocazione "conversi ad Dominum": Rivolgiamoci al Signore; convertiamoci al Signore.»

Ecco dunque il motivo del fatto che la Croce è posta al centro dell'altare: essa vuole formare un'iconostasi, una barriera tra il sacerdote e il popolo non allo scopo di impedire qualcosa all'uno o all'altro, ma al fine di far convergere l'attenzione e la preghiera di tutti a Cristo. Se ci pensiamo bene, infatti, quasi tutte le preghiere che il sacerdote pronuncia nella liturgia Eucaristica sono rivolte a Dio, per mezzo di Gesù Cristo suo Figlio.
Spesso l'obiezione (anche nella nostra parrocchia dove è stata fatta propria questa pratica suggerita dal pontefice) è quella che la Croce disturba la visione di ciò che accade sull'altare. A mio modo di vedere ciò è dovuto proprio a questo cambio nell'orientamento della liturgia; come se il popolo dovesse osservare qualcosa alla stregua di uno spettatore al teatro, o al cinema. In qualche modo, paradossalmente, si riduce l'actuosa partecipatio auspicata dal Concilio; l'assemblea ritorna spettatrice di una sorta di sacra rappresentazione. Portare la Croce al centro, al contrario, promuove la preghiera ed attira l'attenzione sia del sacerdote che del popolo; e quando una persona prega è tutt'altro che passiva, durante la Santa Messa. Infatti scrive il papa, sempre in "Introduzione allo spirito della Liturgia":

«Tra i fenomeni veramente assurdi del nostro tempo io annovero il fatto che la croce venga collocata su un lato [dell'altare] per lasciare libero lo sguardo sul sacerdote. Ma la Croce, durante l'Eucarestia, rappresenta un disturbo?»

Certamente, per capire e fare proprie queste indicazioni del Santo Padre, occorre spirito di umiltà e di sottomossione prima di tutto a Cristo, di cui durante la Santa Messa si rinnova il Sacrificio sulla Croce, quindi anche al papa, suo Vicario in terra, e, per i fedeli laici, al sacerdote, che durante la Divina Liturgia, impersona Nostro Signore. Preghiamo, dunque, il Signore perché doni a tutti noi, sacerdoti e laici, questi doni.

2 commenti:

  1. Percepisco che il fulcro del contesto, sia : puntare lo sguardo! Ma su chi? Sulla Croce o sul sacerdote? Penso che il termine " attore", sia usato troppo e fuori luogo, e che lo sguardo rispecchia l'anima di una persona che attraverso gli occhi che il Signore gli ha donato, esprime le sue emozioni. Nelle Sacre Scritture, viene citato" SIATE UN CUORE SOLO E UN'ANIMA SOLA". In queste Parole di Gesù, viene spiegato lo sguardo, ciò che trasmette con la sua comunicazione lucida, vibrante e coinvolgente......ma non solo con il sacerdote ma, con tutti i fratelli che ci sono nell'assemblea e non solo nell'altare....infatti il Signore Gesù disse: VI DO UN COMANDAMENTO NUOVO: CHE VI AMIATE COME IO VI HO AMATO! Questo spiega come chi ama veramente Gesù sa che qualsiasi sacerdote che celebra la Santa Messa impersona Gesù, quindi rispetto per tutti i sacerdoti bravi e buoni, simpatici o antipatici perchè sono ministri del Signore.....ma io personalmente, sono consapevole che il mio Signore è uno solo e solo Lui è senza peccato e senza macchia, bianco agnello ucciso e inchiodato alla Croce per i miei peccati, che detesto profondamente in me, e per quelli del mondo intero....Grazie Gesù fra poche ore è Pasqua, e ho la certezza nel mio cuore che il tuo Spirito vive in me! Il mio sguardo all'altare si incontrerà al Tuo, e la Croce è la VITTORIA MIO SIGNORE E MIO DIO!

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  2. Grazie per il bel commento, e auguri di buona Pasqua!

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