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venerdì 8 aprile 2011

Il museo liturgico parrocchiale

Una realtà della nostra parrocchia che persino gli stessi parrocchiani conoscono poco è il museo liturgico, annesso al Duomo ed allestito in quella che anticamente era la cappella privata del vescovo. In seguito ai lavori di restauro voluti dal parroco mons. Felice Marchesan, il 13 settembre 1975 fu inaugurato questo nuovo spazio dall'allora patriarca di Venezia il card. Albino Luciani (futuro papa Giovanni Paolo I). In esso sono custoditi preziosissimi arredi sacri, che vanno dalle suppellettili alle vesti liturgiche alle carte glorie, opere d'arte, reliquiari preziosi e frammenti lapidei appartenuti alla basilica paleocristiana del VII secolo, sulle rovine della quale è stata costruita la cattedrale che ancora oggi possiamo ammirare. Una così vasta collezione di tesori, tanto da fare invidia alle cattedrali più rinomate, è un vanto per la comunità parrocchiale e per l'intera cittadina caorlotta, testimonianza di un glorioso passato, nel quale Caorle è stata sede vescovile; pensiamo, addirittura, che parte dei tesori più preziosi fu trafugata in epoca napoleonica, quando i soldati francesi (come testimonia lo storico caorlotto Trino Bottani nel suo "Saggio di storia della città di Caorle") facevano razzie di oggetti preziosi ed opere d'arte come bottino di guerra o per portarli in patria.
Tra i cimeli più preziosi conservati nel museo liturgico è senza dubbio annoverata la Croce capitolare, croce astile in argento, realizzata a sbalzo e cesello e datata prima metà del XVI secolo, che precedeva le processioni più solenni a cui prendeva parte il Capitolo della cattedrale (cioè il collegio del canonici); il reliquiario del Preziosissimo Sangue, un pregevolissimo manufatto di oreficeria veneziana del XVIII secolo, con teca in cristallo di Murano contenente della terra, per calpestata da Gesù Cristo sanguinante mentre saliva il Calvario, e due spine della sacra corona. Molto interessanti sono le sei Tavole degli apostoli, datate XIV secolo ed attribuite alla scuola di Paolo Veneziano; esse sono i pezzi superstiti dell'antica iconostasi che divideva il presbiterio dal resto della navata centrale, e che doveva consistere in 15 quadri, tra apostoli ed evangelisti, l'arcangelo Michele e santo Stefano, di cui restano delle testimonianze negli atti del XVI secolo di mons. Piccini (il vescovo che volle il rifacimento del presbiterio) e negli scambi epistolari degli importanti personaggi dell'epoca. Ma ancora preziosi ostensori, pianete, piviali, reliquiari e carteglorie, ed una stanza secondaria con una teca dedicata alla memoria del beato papa Giovanni XXIII, contenente i cimeli a lui appartenuti (zucchetto, veste talare, pantofole...) e donate alla comunità parrocchiale dai due fratelli, Guido e Giampaolo Gusso, che lo servirono come camerieri personali.
Al fine di promuovere questa realtà e di far conoscere il museo parrocchiale, quest'oggi, venerdì 8 aprile alle ore 20:30, nel percorso degli Incontri sulla via del bello, del buono e del vero, si terrà una visita guidata al museo, aperta a tutti coloro che desiderano parteciparvi e assolutamente gratuita; un appuntamento da non perdere, per conoscere di quale importante eredità storica siamo responsabili soprattutto noi che viviamo in questa parrocchia ed in questo territorio.

2 commenti:

  1. Mi ha decisamente affascinato, il personaggio raffigurato.....i colori dei suoi abiti e lo sguardo....posso sapere gentilmente, chi rappresenta? Grazie fin d'ora....

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  2. Certamente, si tratta di una delle sei icone superstiti dell'antica iconostasi della cattedrale, smantellata nel '600 per volere del vescovo Giuseppe Maria Piccini in ossequio alle nuove norme dettate dal Concilio di Trento. Questa in particolare raffigura sant'Andrea apostolo; le opere sono datate XIII - XIV secolo ed attribuite alla scuola di Paolo Veneziano.

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