Posticipato di un paio di giorni (a causa delle importanti vicende che purtroppo hanno coinvolto la stesura di Youcat) torna l'appuntamento mensile con l'arte sacra; questo mese, data anche la vicinanza con la Settimana Santa, approfondiamo qualche notizia sui reliquiari della Santa Croce presenti nella nostra parrocchia, oggi custoditi nel Museo liturgico parrocchiale. Infatti, tra le numerose reliquie di santi e sante otteute dalla sede di Caorle in più di mille anni di vita vescovile, alcune riguardano la Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. La prima notizia di una reliquia riguardante la Passione risale al XVIII secolo: si tratta di un reliquiario, al tempo del vescovo Giovanni Vincenzo de Filippi, contenente resti di diversi santi, e sormontato da una croce di cristallo contenente le reliquie della Croce, del Preziosissimo Sangue e una Spina della Sacra Corona. Tale reliquia fu successivamente spostata in un reliquiario apposito a forma di croce di cristallo, donato dal vescovo Francesco Trevisan Suarez, e che è ancor oggi custodita in Museo; per l'occasione il vescovo Suarez stese anche una nuova autentica, il 15 ottobre 1744, che rinnovava il precedente documento del suo predecessore, il vescovo De Filippi, e che attestava come il legno fosse stato staccato da quello custodito in San Marco. Un altro documento storico della presenza di reliquie della Passione di Cristo risale al 23 aprile 1747, quando il vescovo Francesco Trevisan Suarez lasciò per iscritto di aver ottenuto dalla cattedrale di Ancona una lancetta che era stata a contatto con la sacra lancia che aveva dischiuso il Costato del Signore subito dopo la sua morte in Croce.
Da allora, per circa cent'anni, non abbiamo ulteriori notizie, anche se gli atti della visita pastorale del patriarca Angelo Giuseppe Ramazzotti del 23 giugno 1858 ci fanno presupporre l'esistenza di almeno un altro di questi reliquiari. Infatti il patriarca, volendo regolamentare il culto delle reliquie nel patriarcato di Venezia, ordinava di non esporre la "Reliquia del Preziosissimo Sangue" finché non ne fosse stata provata l'autenticità, nonché di rimuovere tutte le reliquie prive di sigillo vescovile. Questo significa che, negli anni precedenti, la cattedrale di Caorle doveva possedere un ulteriore reliquiario, detto del Preziosissimo Sangue, che veniva esposto probabilmente nella festa liturgica dedicata (all'inizio del mese di luglio) e nei giorni della Passione, e che non possedeva il decreto di autentica stilato dai vescovi caprulani. Tuttavia, per ovviare al problema della mancanza della prova di autenticità e non volendo rompere una tradizione probabilmente secolare, fu lo stesso patriarca Ramazzotti a donare, nel 1861, un nuovo reliquiario del Preziosissimo Sangue, comprendente una piccola porzione di terra imbevuta del Preziosissimo Sangue e due Spine della Sacra Corona. Il reliquiario (riportato nella foto) è opera pregevole di orificeria veneziana, in stile neogotico, con un'ampolla principale in cristallo di Murano e, all'interno, una goccia centrale in vetro soffiato, ove è posta la terra; ai lati della goccia in vetro soffiato sono poste le due spine, una per parte, delle quali una oggi è, purtroppo, spezzata. All'esterno dell'ampolla principale, legato tramite un filo rosso, è ancora oggi visibile il sigillo in ceralacca del patriarca Angelo Ramazzotti.
Quest'ultimo reliquiario, in particolare, viene portato in processione per le vie del centro storico la sera del Venerdì Santo ancora oggi, durante la Via Crucis tradizionale; nel secolo scorso questa manifestazione della devozione popolare si è arricchita della presenza dei Baraboi, uomini incappucciati in nero che portano scalzi la Croce in processione, usanza sicuramente proveniente da tradizioni del sud Italia. Tuttavia la processione del Venerdì Santo deve essere certamente preesistente, e lo attesta la presenza di documenti storici sulla reliquia del Preziosissimo Sangue non autenticata, in luogo della quale il patriarca Ramazzotti donò quello splendido reliquiario, che oggi costituisce uno dei pezzi più preziosi, per devozione e arte, conservati nella nostra parrocchia.
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