La Missa in Coena Domini dà inizio al Triduo Pasquale; la parola "Triduo" deriva dal latino, e significa letteralmente "tre giorni". Tuttavia il Triduo di Pasqua, momento liturgico più importante dell'anno per tutti i cristiani, si snoda lungo quattro giorni, da oggi, Giovedì Santo, Venerdì Santo, Sabato Santo fino alla Domenica di Risurrezione, e termina dopo i Vespri del giorno di Pasqua. Ma le celebrazioni più importanti e suggestive, perché uniche in tutto l'anno liturgico, sono la Veglia Pasquale, la notte tra Sabato e Domenica, l'Azione Liturgica pomeridiana della Passione e Morte del Signore il pomeriggio di Venerdì e, questa sera, la Santa Messa in Coena Domini, i cui segni distintivi sono la lavanda dei piedi, gesto simbolico che riprende quello compiuto da Nostro Signore la sera prima della sua Passione, e la processione di Reposizione del Santissimo dopo la Comunione, nel luogo che per tradizione viene detto Sepolcro. E' infatti interessante notare come queste tre celebrazioni siano intimamente unite l'una con l'altra: quella di stasera e quella di domani non si concludono con il Segno della Croce e con il saluto "La Messa è finita"; li sentiremo soltanto alla fine della Veglia Pasquale.
Anche il Santo Padre, Benedetto XVI, ha celebrato la Santa Messa in Coena Domini, come da Tradizione nella Basilica Papale di San Giovanni in Laterano. Nella sua toccante omelia egli si è soffermato in particolar modo sull'unità dei cristiani, sulla necessità di convertirci e di essere umili di fronte al Signore e sul fatto che Egli ha desiderato morire per noi: "Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi prima della mia Passione"; con queste parole Gesù ha inaugurato il suo ultimo convito. Gesù, ha detto il Santo Padre, è andato incontro a quell'ora desiderandola, ha atteso quel momento che avrebbe dovuto essere in qualche modo le vere nozze messianiche, la trasformazione dei doni di questa terra, e una cosa sola con i suoi, per trasformarli. Nel desiderio di Gesù possiamo riconoscere il desiderio di Dio stesso, che dà compimento alla stessa Creazione. Riprendendo alcune delle domande che ha posto anche nella celebrazione di questa mattina, ha proseguito: Gesù ha desiderio di noi, ci attende; e noi abbiamo veramente desiderio di Lui? Bramiamo di diventare una cosa sola con Lui, cosa di cui ci fa dono nell'Eucaristia, oppure desideriamo essere distratti, pieni di altro? Il disinteresse per Lui è come i posti vuoti al banchetto nuziale, oggi non più una parabola, ma una realtà, proprio in quei paesi in cui Egli aveva rivolto il suo annuncio. Gesù aveva tenuto conto anche di coloro che vengono alla cena, ma senza abito nuziale. Citando san Gregorio Magno, in una delle sue omelie, Benedetto XVI ha accostato quelli che vengono al banchetto senza abito nuziale a coloro che hanno la Fede, ma mancano dell'abito nuziale dell'Amore, e chi vive la Fede senza amore viene mandato fuori. La Comunione Eucaristica richiede la Fede, ma la stessa Fede richiede l'Amore.
Gesù, sappiamo dai Vangeli, ha portato nell'Ultima Cena i capisaldi del suo annuncio, ma ha soprattutto pregato: Marco e Luca sottolineano l'atteggiamento ascendente del Ringraziamento e discendente del Benedire. Le parole della Transustanziazione sono parole di preghiera; questa trasformazione della sua sofferenza in Amore possiede una forza trasformatrice nei doni nei quali ora Egli dà se stesso. Lo scopo ultimo della trasformazione eucaristica è la nostra stessa trasformazione nella Comunione con Dio. Una particolare attenzione del papa viene data anche alle parole che oggi vengono pronunciate durante la Santa Messa; da Luca e soprattutto da Giovanni sappiamo che Gesù, nella sua preghiera durante l'Ultima Cena, ha anche rivolto suppliche al Padre, che contengono anche preghiere per i suoi fedeli di allora e di tutti i tempi. In particolare la preghiera per l'Unità; Gesù dice esplicitamente che ciò non vale solo per i discepoli allora presenti, ma per quelli di tutti i tempi, affinché essi diventino una sola cosa, perché il mondo creda. L'unità dei Cristiani può realizzarsi solo nella Fede e nell'Amore per Gesù; non può essere soltanto interiore, mistica, ma deve farsi visibile, per testimoniare Gesù al mondo. Come dice san Paolo: il Pane che noi spezziamo non è forse Comunione con il Corpo di Cristo? E poiché esiste un solo Pane noi tutti siamo una sola cosa. Dall'Eucaristia nasce la Chiesa, è il mistero dell'intima vicinanza di Comunione di ogni singolo col Signore e nello stesso tempo l'unione visibile tra tutti. Celebriamo necessariamente insieme; in ogni comunità vi è il Signore in modo totale, Egli è uno solo in tutte le Comunità. Per questo nelle parole della Messa leggiamo le parole “Una cum papa nostro et cum episcopo nostro”; esse non sono un'aggiunta esteriore; così l'unità diventa visibile, costituisce per noi stessi un elemento concreto, dando anche i nomi del papa e del vescovo.
Ha proseguito il Santo Padre con un nuovo richiamo agli scandali nella Chiesa; san Luca narra di come il Signore, nell'Ultima Cena, abbia predetto a Pietro che Satana l'avrebbe messo alla prova; ma gli ha anche chiesto, una volta convertito, di confermare i suoi fratelli. Oggi constatiamo con dolore nuovamente che a Satana è stato concesso di vagliare i discepoli visibilmente davanti a tutto il mondo; ma sappiamo che Gesù prega per la Fede di Pietro e dei suoi successori; sappiamo che, al pericolo di affondare, Pietro viene continuamente salvato e guidato dal Signore.
Altro punto importante dell'omelia il pontefice l'ha dedicato alla conversione: tutti gli esseri umani, eccetto Maria, hanno bisogno di conversione. Spaventato dal primo annuncio, Pietro disse a Gesù “allontanati da me perché sono peccatore”, testimoniando l'umiltà di chi non si sente degno di Lui, dopo averlo riconosciuto. A Cesarea di Filippi Pietro aveva però voluto distogliere Gesù dalla Passione, nell'Ultima Cena non ha voluto farsi lavare i piedi, nell'orto degli Ulivi ha estratto la spada, tanto quanto stava accadendo pareva non conciliarsi con il suo modo di pensare Dio. Davanti alla serva, però, ha negato di conoscerlo, parendogli questa una piccola bugia; qui è caduto tutto il suo eroismo. Anche noi dobbiamo accettare l'apparente impotenza di Dio in questo mondo, abbiamo bisogno dell'umiltà del discepolo che segue il maestro. Noi, che spesso lo abbandoniamo quando la fedeltà a Lui ci costa un prezzo troppo alto, in quest'ora vogliamo pregarlo di guardare anche noi come a guardato Pietro, e di convertirci.
Parlando in prima persona, il papa ha sottolineato come le parole dette dal Signore a Pietro nell'Ultima Cena valgano ancora oggi per lui e per la Chiesa. Pietro, il convertito, è chiamato a confermare i suoi fratelli; non è un fatto esteriore che questo incarico gli venga affidato nel Cenacolo; l'unità si manifesta infatti nella celebrazione Eucaristica. Per il papa è un grande sollievo sapere che in tutte le celebrazioni si prega per lui; solo con la preghiera di tutta la Chiesa egli può confermare i fratelli.
"Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con noi"; il papa ha concluso con un'esortazione: Signore, suscita anche in noi il desiderio di Te, rafforzarci nell'unità con Te e tra di noi, dona alla tua Chiesa l'unità perché il mondo creda.
Cliccate qui per leggere il testo integrale dell'omelia di papa Benedetto XVI.
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