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mercoledì 27 aprile 2011

Giovanni Paolo II e la Dominus Iesus

Mancano ormai pochi giorni alla solenne beatificazione di papa Giovanni Paolo II, il primo maggio in piazza san Pietro. Già il giorno delle sue solenni esequie, e dalle parole dell'omelia pronunciata dall'allora decano del Sacro Collegio, cardinale Joseph Ratzinger, si percepiva l'aura di santità di questo uomo di Dio, che ha regnato sul trono di Pietro per quasi 27 anni. Siamo, però, così sicuri di conoscere a fondo il papa che la folla del colonnato del Bernini non esitò ad invocare "Santo Subito"? Dobbiamo ammettere che la figura di papa Wojtyla si è prestata nel tempo a molte "interpretazioni", già quand'era in vita, a volte contrastanti l'una dall'altra. E' ad esempio indicato da tutti come il papa dei giovani, degli stessi giovani che, pur dicendosi cattolici, contestano il Catechismo della Chiesa Cattolica, che Giovanni Paolo II difendeva strenuamente. Gli stessi giovani che oggi, talvolta, si scagliano contro Benedetto XVI, accusato di essere troppo freddo, completamente diverso dal suo predecessore e lontano dai giovani e dalla loro mentalità. Oppure, come già visto in altri post di questo blog, coloro che oggi lo esaltano, sull'onda del consenso mediatico di cui gode, ieri lo contestavano, ad esempio in occasione della beatificazione di papa Pio IX.
Probabilmente, questi contrasti si devono alla presa di possesso che il mondo mediatico fece del papa polacco; e sappiamo bene come i mass-media spesso dicano e scrivano guardando prima al tornaconto della testata piuttosto che alla verità oggettiva dei fatti. E successe così anche riguardo ad un altro importante evento, ossia la promulgazione della dichiarazione Dominus Iesus, "Circa l'unicità e l'universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa"; ce lo racconta Sandro Magister, vaticanista, che ha recentemente pubblicato nel suo blog Settimo Cielo un commento ad una intervista del cardinale Tarcisio Bertone, attuale Segretario di Stato e Camerlengo e allora segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede guidata dal cardinale Ratzinger.
Molti ricordano, infatti, l'incontro di Assisi 1986, quando il papa si recò in pellegrinaggio nella città di san Francesco insieme ai rappresentanti delle altre religioni del mondo. E' un fatto oggettivo che la modalità con la quale si svolse quell'incontro diede adito a considerazioni errate sull'ecumenismo e sulla verità delle religioni, tant'è che alcuni intervistati, tra cui una suora, ebbero modo di dire, in quella circostanza, che Giovanni Paolo II avrebbe insegnato che tutte le religioni sono uguali (affermazione falsa, e che recentemente ha mandato al macero decine di migliaia di copie di Youcat in lingua francese). A far luce sulla confusione creata nel 1986 ad Assisi, fu lo stesso papa, nel 1990, con la lettera enciclica Redemptoris Missio, il cui punto primo si intitolava emblematicamente "Gesù Cristo unico Salvatore", e nella quale leggiamo:

«Nel rispetto di tutte le credenze e di tutte le sensibilità, dobbiamo anzitutto affermare con semplicità la nostra fede in Cristo, unico salvatore dell'uomo, fede che abbiamo ricevuto come dono dall'alto senza nostro merito. [...] In un mondo fortemente secolarizzato è avvenuta una "graduale secolarizzazione della salvezza", per cui ci si batte, sì, per l'uomo, ma per un uomo dimezzato, ridotto alla sola dimensione orizzontale. Noi invece, sappiamo che Gesù è venuto a portare la salvezza integrale, che investe tutto l'uomo e tutti gli uomini, aprendoli ai mirabili orizzonti della filiazione divina. [...] Coloro che sono incorporati nella chiesa cattolica devono sentirsi dei privilegiati, e per ciò stesso maggiormente impegnati a testimoniare la fede e la vita cristiana come servizio ai fratelli e doverosa risposta a Dio, memori che "la loro eccellente condizione non è da ascrivere ai loro meriti, ma a una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corrispondono col pensiero, con le parole e con le opere, lungi dal salvarsi, saranno più severamente giudicati"»

In sostanza, con queste parole il papa incoraggia e ricorda ai missionari di terre dove sono predominanti altre religioni che il compito del cristiano è annunziare Cristo, e che annunziare Cristo viene prima di qualsiasi riguardo per le altre religioni, poiché solo Cristo è l'unico Nostro Salvatore. Questa enciclica fu accolta con molta freddezza, dice il cardinal Bertone, soprattutto in Asia; e fu questo, rivela il Segretario di Stato Vaticano, a far desiderare al papa una "costituzione dogmatica", che fu poi realizzata nella dichiarazione Dominus Iesus. Questa è, se possibile, ancor più chiara della precedente enciclica:

«Il perenne annuncio missionario della Chiesa viene oggi messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio). Di conseguenza, si ritengono superate verità come, ad esempio, il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo, la natura della fede cristiana rispetto alla credenza nelle altre religioni, il carattere ispirato dei libri della Sacra Scrittura, l'unità personale tra il Verbo eterno e Gesù di Nazareth, l'unità dell'economia del Verbo incarnato e dello Spirito Santo, l'unicità e l'universalità salvifica del mistero di Gesù Cristo, la mediazione salvifica universale della Chiesa, l'inseparabilità, pur nella distinzione, tra il Regno di Dio, Regno di Cristo e la Chiesa, la sussistenza nella Chiesa cattolica dell'unica Chiesa di Cristo. [...] Le radici di queste affermazioni sono da ricercarsi in alcuni presupposti, di natura sia filosofica, sia teologica, che ostacolano l'intelligenza e l'accoglienza della verità rivelata. Se ne possono segnalare alcuni: la convinzione della inafferrabilità e inesprimibilità della verità divina, nemmeno da parte della rivelazione cristiana; l'atteggiamento relativistico nei confronti della verità, per cui ciò che è vero per alcuni non lo sarebbe per altri; [...] la tendenza, infine, a leggere e interpretare la Sacra Scrittura fuori dalla Tradizione e dal Magistero della Chiesa. [...] Per porre rimedio a questa mentalità relativistica, che si sta sempre più diffondendo, occorre ribadire anzitutto il carattere definitivo e completo della rivelazione di Gesù Cristo. Deve essere, infatti, fermamente creduta l'affermazione che nel mistero di Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, il quale è « la via, la verità e la vita » (Gv 14,6), si dà la rivelazione della pienezza della verità divina: « Nessuno conosce il Figlio se non il Padre e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare » (Mt 11,27); « Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato » (Gv 1,18); « È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità e voi avete in lui parte alla sua pienezza » (Col 2,9‑10).»

Da gran parte del mondo laico e, purtroppo, anche da una parte del mondo cattolico, racconta il cardinal Bertone, piovvero critiche su questo documento; e si assistette ad un fenomeno non inconsueto, riguardo a papa Giovanni Paolo II. Non potendo attaccare direttamente lui, amato dalla gente, con ampio consenso, si attaccano i personaggi che lo assistono, più nascosti e quindi anche impossibilitati a difendersi. Il personaggio preferito dagli attacchi della stampa dell'epoca era sempre uno: il cardinale Joseph Ratzinger. Addirittura era dipinto come una sorta di mente oscura, che plagiava Giovanni Paolo II finendo per fargli approvare cose che il papa mai avrebbe voluto. Ne è testimonianza un articolo (segnalato da Il blog degli amici di papa Ratzinger), ancora oggi presente negli archivi web di un noto quotidiano nazionale (se non altro per le sue posizioni spesso ostili alla Chiesa), uscito il giorno successivo l'annuncio di papa Wojtila, il 1° ottobre del 2000. Vi leggiamo:

Papa Wojtyla "corregge" e spiega il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della congregazione della dottrina della Fede e custode dell' ortodossia cattolica. O meglio: papa Woityla, a sorpresa, dice la sua - ieri in piazza San Pietro nel mezzo della solenne rito della canonizzazione di 120 martiri cinesi e tre religiose - sul recente documento, Dominus Jesus, pubblicato da Ratzinger e giudicato da più parti come un freno all' ecumenismo e al dialogo interreligioso.

Questo articolo era l'espressione pubblica di quella che ormai era l'idea diffusa in generale, cioè che la Dominus Iesus fosse opera del cardinale Ratzinger, e che papa Giovanni Paolo II fosse stato (non si capisce bene in che modo) da lui costretto a diffonderla.
Il cardinal Bertone, nell'articolo di Magister, smentisce definitivamente questa voce malevola, svelando il retroscena della vicenda:

«Non solo in campo laico, ma anche in campo cattolico alcuni si allinearono a queste critiche. Il papa rimase doppiamente amareggiato. Ci fu una sessione di riflessione proprio su queste reazioni, soprattutto dei cattolici. Alla fine della riunione, con forza il papa ci disse: ‘Voglio difenderla e voglio parlarne domenica 1° ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro’. Abbiamo preso nota delle sue idee e abbiamo redatto il testo che lui ha approvato e poi pronunciato. Era la domenica in cui venivano canonizzati i martiri cinesi. La coincidenza aveva suggerito a qualcuno una certa prudenza: «Non conviene – gli suggerivano taluni – che lei parli della ‘Dominus Iesus’ proprio in quel giorno, è meglio che lo faccia in un altro contesto. È meglio che lo rimandi, potrebbe renderlo pubblico l’8 ottobre, nella domenica del giubileo dei vescovi, alla presenza di centinaia di presuli’. Ma il papa rispose così a tali obiezioni: ‘Come? Adesso devo rimandare? Assolutamente no! Ho deciso per il primo ottobre, ho deciso per questa domenica, e domenica lo farò!’»

Ringraziamo, dunque, Sandro Magister (il quale conclude ricordando le parole di Giovanni Paolo II all'Angelus di quel 1° ottobre: "la Dichiarazione Dominus Iesus approvata da me in forma speciale") per aver divulgato questa vicenda raccontata dal cardinal Bertone proprio prima della beatificazione di papa Wojtila; è infatti quanto mai necessario (anche per rispondere alle critiche dei detrattori) conoscere bene il futuro beato, ed una buona conoscenza, al giorno d'oggi, richiede di andare oltre alle notizie divulgate dai mass-media più comuni.

Di seguito i documenti serviti alla scrittura di questo articolo:

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