Fu inviato come cappellano nella parrocchia di Tombolo e successivamente parroco di Salzano; fu quindi nominato canonico della cattedrale di Treviso, ove svolse principalmente le mansioni di cancelliere vescovile. Nel settembre 1884 papa Leone XIII lo elesse vescovo di Mantova, e fu consacrato a Roma il successivo 16 novembre, per le mani del cardinale Lucido Maria Parocchi, vicario del papa per la città di Roma. La diocesi di Mantova versava in condizioni a dir poco precarie, tanto che i due suoi immediati predecessori lasciarono, in circostanze diverse, il governo della diocesi. Egli, al contrario, seppe infondere nuova fiducia ai suoi nuovi figli, ricostruendo il seminario e rilanciando lo studio del Catechismo presso giovani e fanciulli; furono questi gli anni in cui ebbe la prima stesura il "Catechismo" che è oggi conosciuto come Catechismo Maggiore di Papa Pio X.
Sempre come vescovo di Mantova si prodigò molto per la musica sacra, che nelle chiese dell'epoca era ormai conformata alla musica profana di stampo operistico, ed a favore del canto gregoriano, gettando le basi per quello che sarebbe stato il suo primo Motu Proprio, appena insediato pontefice, "Tra le sollecitudini":
«L'argomento da raccomandare è il Canto Gregoriano e specialmente il modo di cantarlo e renderlo popolare. Oh! se si potesse ottenere che tutti i fedeli, come cantano le Litanie Lauretane e il Tantum Ergo, così cantassero le parti fisse della Messa: il Kyrie, il Gloria, il Credo, il Sanctus, l'Agnus Dei. Questa sarebbe per me la più bella delle conquiste della Musica Sacra, perché i fedeli, prendendo parte veramente alla Sacra Liturgia, conserverebbero la pietà e la devozione.»
E ancora, qualche tempo dopo, in una lettera a mons. Callegari, scriveva:«"Mille voci che cantano in una chiesa di campagna la messa degli angeli [...] e resto rapito, come mi eccitano sempre alla pietà e alla devozione i canti del popolo nel Tantum Ergo, nel Te Deum e nelle Litanie e li preferisco alle musiche polifoniche che non siano ben condotte."»
L'eco delle sue gesta e del suo zelo pastorale per il popolo a lui affidato, che lo spinse persino ad indire un sinodo diocesano a Mantova, arrivarono anche a Roma, dove fu proposto per la porpora cardinalizia; dopo un iniziale rifiuto, segno della sua totale umiltà, spronato dal Segretario di Stato cardinale Rampolla, fu creato cardinale il 12 giugno 1893, 3 giorni prima di essere promosso a patriarca di Venezia. Anch'essa cattedra poco ambita, in quell'epoca, per le tendenze liberal-democratiche dei suoi amministratori, fu affidata, come Mantova nove anni prima, alle sapienti mani del vescovo trevigiano, perché potesse risollevarne le sorti. Ma già dal suo insediamento le cose non andarono certamente per il verso giusto: dopo aver atteso quindici mesi dalla nomina, a causa dell'opposizione di Francesco Crispi alla nomina del patriarcato di Venezia, il 24 novembre 1894 entrò nella città lagunare accolto dalle acclamazioni festose del popolo, ma con l'assenza delle autorità civili che, per l'occasione, tennero chiuse le porte del municipio.Durante il suo episcopato veneziano continuò le lotte che già aveva intrapreso a Mantova, a favore dell'autentica musica sacra e del canto gregoriano, dell'insegnamento ai fanciulli e ai giovani del Catechismo e prese posizione contro il modernismo. Dieci anni dopo quell'ormai lontano 1893 quando fu nominato cardinale, a Roma si faceva insistentemente il suo nome addirittura come vicario dell'anziano Leone XIII per la città di Roma; ma la Provvidenza aveva disegni più alti per quel prete di campagna e vescovo solerte, per molti versi sconosciuto alle cronache del tempo. Il 20 luglio 1903 muore il pontefice, e si apre il conclave: alla partenza dalla stazione ferroviaria di Venezia il patriarca aveva rassicurato la piccola folla accorsa a salutarlo in vista della sua partenza per Roma: "O vivo o morto tornerò!"; l'unica promessa, probabilmente, che non poté mantenere nei confronti dei suoi amati figlioli.
Malgrado i pronostici della vigilia non lo nominassero nemmeno tra i papabili, preferendo i cardinali Gotti e Rampolla, il 4 agosto 1903 il camino della Sistina prese ad emettere fumo bianco per salutare la sua elezione al soglio petrino: scelse il nome Pio, come coloro che "nel secolo passato hanno coraggiosamente lottato contro le sette e gli errori". Spiegò eminentemente i progetti del suo pontificato nella sua prima enciclica, E supremi apostolatus cathedra, del 4 ottobre 1903, cui seguì poco più di un mese dopo (il 22 novembre) il motu proprio Tra le sollecitudini sulla musica sacra (a sottolineare quanto il papa trevigiano fosse preoccupato per la musica sacra nella Chiesa). Da ricordare sono inoltre la lettera enciclica Ad diem illum, pubblicata il 2 febbraio 1904 per commemorare il cinquantesimo anniversario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione, l'enciclica Jucunda sane, del 12 marzo 1904, per il XIII anniversario della morte di San Gregorio Magno ed il motu proprio Arduum sane munus con cui apriva la strada alla grande opera di ricompilazione del Codice di Diritto Canonico. L'anno successivo, il 1905, vide la pubblicazione dell'enciclica Acerbo nimis, del 15 aprile, sull'importanza dell'insegnamento del Catechismo, e del decreto Sacra Tridentina Synodus, del 20 dicembre, sulla necessità di una Comunione frequente e buona. Si scagliò in maniera decisa contro le dottrine pseudo-cattoliche dei modernisti dapprima col decreto Lamentabili sane exitum del 3 luglio 1907, e poi con la ben nota enciclica Pascendi Dominici Gregis, dell'8 settembre 1907.
Morì nella notte tra il 19 e 20 agosto 1914, dopo un lento deperimento delle sue condizioni di salute e la crescente preoccupazione per le sorti dell'Europa, con la guerra mondiale che si palesava in tutta la sua crudeltà. L'epitaffio riportato sulla sua tomba recita:
PIUS P.P. X
DIVES ET PAUPER
MITIS ET HUMILIS CORDE
REIQUE CATHOLICAE VINDEX FORTIS
INSTAURARE OMNIA IN CHRISTO
SATAGENS
PIE OBIIT DIE XX AUG. A. D. MCMXIV
In questo giorno della ricorrenza di San Pio X rivolgiamoci alla sua intercessione perché il Signore risollevi sempre la Chiesa dalle umane imperfezioni, con la stessa forza che donò al suo servo Pio X alla guida del suo gregge.
Fronte | Retro |
Stemma papale | Targa |
Fonti: museosanpiox.it
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