Duomo di Caorle su facebook

giovedì 6 gennaio 2011

L'Epifania del Signore

«Tribus miraculis ornatum, diem sanctum colimus:
Hodie stella magos duxit ad praesepium:
Hodie vinum ex aqua factum est ad nuptias:
Hodie in Jordane a Joanne Christus baptizari voluit, ut salvaret nos, alleluia.
»
«Tre prodigi celebriamo in questo giorno santo: oggi la stella ha guidato i magi al presepio, oggi l'acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza, alleluia.»

Così recita l'antifona al Magnificat dei secondi vespri della solennità odierna, l'Epifania di Nostro Signore Gesù Cristo. Il significato del termine "Epifania" sarà certamente stato spiegato a molti di noi; la parola ha origine greca e significa "manifestazione". Ma questa spiegazione non lascerà certo soddisfatto l'interrogativo: perché celebrare la manifestazione di Nostro Signore quando già nel Natale abbiamo celebrato la sua incarnazione e quindi, in qualche modo, la sua manifestazione nella sua carne mortale? E, in ogni caso, che cosa significa veramente questa manifestazione, che cosa ha a che fare con i tre Re magi?
Può aiutarci a dipanare qualche dubbio proprio l'antifona riportata all'inizio dell'articolo, Tribus miraculis; non uno, ma tre eventi prodigiosi la chiesa contempla oggi: l'adorazione dei Magi, o meglio, il fatto che la stella ha condotto i Magi al presepio; l'acqua mutata in vino alle nozze (di Cana); il Battesimo di Gesù al fiume Giordano da parte di Giovanni il Battista. Non solo, ma l'antifona insiste tre volte nel dire che questi miracoli li celebriamo tutti insieme oggi. La liturgia della Chiesa, infatti, pur essendo ordinata secondo un certo criterio cronologico (circa due settimane dopo il Natale avviene l'adorazione dei Magi), celebra in un'unica festa le tre occasioni in cui il Signore Gesù Cristo ha manifestato a tutti le genti la sua divinità.
Focalizziamo per un attimo la nostra attenzione sul primo prodigio: la stella ha condotto i Magi al presepio. Non si dice che i Magi si sono recati alla grotta di Betlemme, ma che vi sono stati condotti. La stella rappresenta il modo in cui il Signore si rende manifesto a questi tre personaggi entrati nella tradizione Cristiana e che individuiamo simultaneamente come Re e come Magi, cioè veggenti, astrologi, scienziati. Essi si presentano al re Erode, giungendo da Oriente, dicendo:

«Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».
(Mt 2,2)

C'è da dire che l'astrologia dell'epoca non è quella di oggi, quella di stregoni e fattucchiere che sfruttano la credulità dei più ignoranti; se non la si chiama astronomia è perché essa non poteva assurgere al livello di "scienza" come la conosciamo oggi, dato che mancava un metodo scientifico ed era basata soltanto sulle osservazioni e su interpretazioni prettamente antropocentriche (un po' come è "l'alchimia" nei confronti della chimica). Dunque il Signore si serve in qualche modo di quella che possiamo chiamare la "materia-studio" dei magi; tramite la stella li attira a Betlemme. Ed essi non la seguono per puro amore del sapere; l'Evangelista Matteo ci riferisce che essi parlano ad Erode indicando quel fenomeno celeste come "la sua stella", la stella del re dei Giudei che è nato. E' quindi la Fede a muovere i Magi verso la grotta; qui essi riconoscono la regalità di Cristo (con il dono dell'oro), la sua divinità (con il dono dell'incenso) e ne predicono la morte (con il dono della mirra).
Il secondo miracolo citato dall'antifona è quello delle nozze di Cana, conosciuto come il primo miracolo compiuto da Nostro Signore nella sua vita pubblica. E' un'altra manifestazione pubblica di Cristo, con cui il Padre dimostra che Egli è il suo prediletto, il Figlio da seguire.
Infine il terzo miracolo è quello del Battesimo di Gesù al fiume Giordano; la pagina evangelica, che ascolteremo la prossima domenica, si conclude infatti in questo modo:

«Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: "Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento"».
(Mt 3,16-17)

Ancora una manifestazione certa con la quale il Padre attesta che il Cristo è davvero il Messia, colui il quale ha l'autorità per dire "Lo Spirito del Signore è sopra di me".
Ecco, dunque, il significato della solennità dell'Epifania; essa completa il Natale, nel quale veneriamo l'Incarnazione di Nostro Signore, con gli eventi prodigiosi in cui Egli si rende noto a tutte le genti come il Messia che doveva venire, il Figlio di Dio, l'amato.

Ascoltiamo una versione dell'antifona gregoriana dei secondi vespri di questa solennità odierna; lasciamoci incantare dal canto gregoriano, il quale, come musica veramente sacra, ha il potere di manifestare il Signore nella liturgia per coloro che hanno il cuore disposto ad accoglierlo. Così comprendiamo perché i pontefici Pio X e Giovanni Paolo II hanno affermato che il criterio per definire adatto alla liturgia un canto è proprio il gregoriano: tanto più un canto gli è affine tanto più esso liturgico; più, invece, se ne discosta e meno è il caso di farlo ascoltare dentro una chiesa.

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

Articoli correlati