Questa sera, nella basilica di San Paolo fuori le mura in Roma, il sommo pontefice ha chiuso la settimana di preghiera per l'unità dei cristiani con i vespri cantati della festa liturgica della Conversione di San Paolo apostolo.
Durante l'omelia il papa ha lanciato un appello affinché, seguendo l'esempio di Gesù, che alla vigilia della sua Passione pregò il Padre perché i suoi discepoli fossero una sola cosa, i cristiani continuino ad invocare da Lui incessantemente il dono dell'unità.
Il tema per la settimana di preghiera, quest'anno proposto dalle comunità cristiane di Gerusalemme, è di rafforzare l'impegno per l'unità meditando sul modello di vita dei primi cristiani, che erano perseveranti nelle preghiere, nella Comunione e nello spezzare il pane. Una comunità non chiusa in se stessa ma fin dal suo nascere cattolica, universale, capace di abbracciare fedeli di lingue e culture diverse; una comunità non fondata su un patto tra i suoi membri né dalla condivisione di un ideale comune, ma fondata su Cristo morto e risorto.
Dalla descrizione della discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, l'evangelista Luca, negli Atti degli apostoli, descrive lo stile di vita di questa prima comunità. Tale descrizione però non è semplicemente un ricordo del passato e nemmeno la presentazione di un esempio da imitare o di una meta ideale da raggiungere; essa è piuttosto un'attestazione, piena di fiducia, che lo Spirito Santo, unendo tutti in Cristo, è il principio dell'unità della Chiesa e fa dei credenti una sola cosa. L'insegnamento degli apostoli, lo spezzare il pane, la preghiera, sono i segni che costituiscono i tratti essenziali di tutte le comunità cristiane di ogni tempo e di ogni luogo; potremmo dire che sono segno tangibile dell'unità.
Benedetto XVI ha esortato ad essere riconoscenti del fatto che negli ultimi decenni il movimento ecumenico, sorto sotto la spinta dello Spirito Santo, abbia fatto numerosi passi avanti; sappiamo bene, ha ricordato tuttavia il papa, che siamo ancora lontani dall'unità per la quale Cristo ha pregato, rappresentata nella vita dei primi cristiani. Quest'unità non si manifesta solo sul piano organizzativo, ma soprattutto sulla professione di una sola Fede, di una celebrazione comune del culto divino; quindi l'unità dei cristiani non può limitarsi ad una pacifica convivenza. Il cammino di questa unità deve essere un imperativo morale di fronte a un preciso comando del Signore; per questo occorre vincere la tentazione della rassegnazione, che è una mancanza di fiducia nei confronti dell'azione dello Spirito Santo.
Come ha dichiarato il Concilio Vaticano II, il santo proposito di riconciliare tutti i cristiani nell'unità di un'unica Chiesa di Cristo va oltre le forze umane, pertanto dobbiamo avere fede nell'amore del Padre verso di noi e in Cristo suo unico Figlio.
Quale esempio di unità della Chiesa il pontefice ha richiamato l'apostolo Paolo, di cui quest'oggi si è celebrata la festa della conversione; egli, prima dell'apparizione di Gesù sulla via di Damasco, era uno dei più accaniti persecutori dei primi cristiani, attestatore della morte di santo Stefano, come descritto negli Atti. Dopo la conversione fu introdotto da Barnaba agli altri apostoli, che si fece garante della verità della sua conversione; così fu annoverato egli stesso tra gli apostoli. Nei suoi viaggi numerosi, Paolo non dimenticò mai la Comunione con la Chiesa di Gerusalemme; la colletta in favore dei più poveri era da lui considerata non solo come opera di carità ma come segno dell'unità della Chiesa di Cristo.
In unione con Maria, che il giorno di Pentecoste era presente nel cenacolo insieme agli apostoli, il papa ha esortato a rivolgersi a Dio, fonte di ogni dono, perché si rinnovi tra noi oggi il miracolo della Pentecoste, e guidati dallo Spirito Santo, possiamo raggiungere la piena unità in Cristo.
Cliccando sul link di seguito è possibile leggere l'omelia per intero:
Vespri nella festa della Conversione di san Paolo apostolo - Omelia del Santo Padre
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