«Nel mondo digitale, trasmettere informazioni significa sempre più spesso immetterle in una rete sociale, dove la conoscenza viene condivisa nell’ambito di scambi personali. La chiara distinzione tra il produttore e il consumatore dell’informazione viene relativizzata e la comunicazione vorrebbe essere non solo uno scambio di dati, ma sempre più anche condivisione. Questa dinamica ha contribuito ad una rinnovata valutazione del comunicare, considerato anzitutto come dialogo, scambio, solidarietà e creazione di relazioni positive. D’altro canto, ciò si scontra con alcuni limiti tipici della comunicazione digitale: la parzialità dell’interazione, la tendenza a comunicare solo alcune parti del proprio mondo interiore, il rischio di cadere in una sorta di costruzione dell’immagine di sé, che può indulgere all’autocompiacimento.»
Per quanto riguarda i social network, il papa riconosce che questa nuova realtà di comunicazione è diventata tanto importante da stravolgere, soprattutto per i giovani, il modo di comunicare con i propri amici: «Quando le persone si scambiano informazioni», scrive Benedetto XVI, «stanno già condividendo se stesse, la loro visione del mondo, le loro speranze, i loro ideali»; tuttavia riconosce che «è importante ricordare sempre che il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita».Un posto centrale nel discorso odierno è occupato dalla comunicazione del Vangelo nei nuovi media; l'ampliamento delle vie della comunicazione a cui internet in questo tempo ha dato il via richiede, da parte del cristiano, un'ulteriore e doveroso impegno per portare la Parola di Dio anche qui. E, non differentemente da quanto accade nella vita di ogni giorno, anche l'annuncio "via internet" richiede una testimonianza coerente da parte di chi annuncia. In questo senso, dunque, il comportamento del cristiano che utilizza internet ed il social network deve essere coerente con la propria fede, anche se non è visto in faccia dal proprio interlocutore.
Scrivere sul web, però, significa anche tuffarsi in un mare vasto quanto l'oceano, e quanto viene scritto in una così ampia bacheca non sempre può avere la popolarità sperata; ciò potrebbe portare gli operatori di internet a cercare di modificare il messaggio per renderlo più appetibile alla platea mondiale. Ma questa non è la strada giusta di chi vuole servirsi di internet per diffondere il Vangelo; risponde il papa:
«Dobbiamo essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua "popolarità" o dalla quantità di attenzione che riceve. Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari "annacquandola". Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento. La verità del Vangelo non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta.»
Il messaggio si conclude con l'auspicio che internet non rimanga uno strumento per "manipolare emotivamente" le persone, ma «i credenti incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell'uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta».Cliccando sul seguente link potrete leggere il messaggio completo:
Messaggio per la 45ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di papa Benedetto XVI
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