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sabato 14 gennaio 2012

Tesori d'arte sacra: le due nicchie della navata sinistra

Per l'appuntamento con l'arte sacra custodita nel Duomo continuiamo oggi, dopo la parentesi di dicembre dedicata all'affresco di Santa Lucia, con la navata sinistra, e arriviamo alle due nicchie, ricavate sulla parete. Esse custodiscono due statue, dedicate rispettivamente al Sacro Cuore di Gesù e della Madonna delle Grazie, risalenti agli anni Settanta del secolo scorso. In particolare, la statua della Madonna delle Grazie è particolarmente venerata in occasione della festa annuale della seconda settimana di settembre, detta della "Madonna dei Fagotti"; questa ricorrenza deriva dall'uso dei pescatori di un tempo di lasciare le loro case, proprio intorno all'inizio di settembre, per trasferirsi presso i casoni, e qui trascorrere, facendo fronte al freddo dell'inverno, il periodo della fraima. Così, prima di partire, essi si radunavano presso il porticciolo, che anticamente si trovava nel cuore del centro storico, in quella che oggi è piazza Papa Giovanni XXIII, carichi del loro fagotto, ed affidavano la loro vita e quella delle loro famiglie alla Madonna, in onore della quale era stata eretta una chiesetta proprio lì vicino, l'attuale chiesa della Madonna di Pompei. Con l'avvento della tecnologia e dei motopescherecci, i pescatori non ebbero più bisogno di trascorrere l'inverno lontani da casa; tuttavia la tradizione continuò, fino ai nostri giorni, con una solenne processione vespertina con la statua della Madonna delle Grazie, fatta realizzare per l'occasione, da scultori della Val Gardena, dall'allora arciprete mons. Felice Marchesan.
Il basamento di entrambe le nicchie è ornato con fregi marmorei di arte bizantina, ritrovati durante i restauri del Duomo effettuati negli anni '50: si tratta di antichi resti lapidei certamente appartenuti all'antica basilica paleocristiana sui resti della quale fu costruito l'attuale edificio, risalente almeno al VII secolo, anno di fondazione della diocesi a Caorle. Particolarmente suggestivo è il fregio che orna la nicchia del Sacro Cuore, che raffigura due draghi ed una scia di fuoco (vedi la foto in basso).
Tra le due statue è stata posta la lapide commemorativa del rifacimento delle fondamenta del palazzo vescovile, commissionato dal vescovo Pietro Carlo (1470-1513), famoso per aver retto il patriarcato di Aquileia in un periodo di sede vacante, durante il quale visitò i territori della Carinzia, consacrando diverse chiese; fu anche insignito, da papa Alessandro VI e da papa Giulio II, di diverse onorificenze, tra le quali il canonicato della patriarcale Basilica di Santa Maria Assunta di Aquileia. Nella lapide affissa alla parete sinistra, lo stemma del vescovo, il giglio bottonato sormontato da una mitria preziosa, è seguito dall'iscrizione che recita (tradotta dal latino): «Pietro Carlo Veneto // Vescovo di Caorle a Nicolò // suo fratello e a futuro decoro // eresse questi muri // dalle fondamenta // 1 ottobre // 1490». Ai lati di questa lapide sono posti due medaglioni rotondi in pietra, probabilmente più antichi del VII secolo, sui quali sono rappresentati un'aquila che attacca una lepre. L'aquila è simbolo dell'acume, della sapienza, ma anche della risurrezione di Cristo: la lepre, invece, è da intendersi nella sua accezione vetero-testamentaria di animale impuro. Questo simbolo rappresenta dunque la lotta del bene contro il male, della risurrezione contro la morte, di Cristo contro il diavolo; la forma circolare di questi medaglioni, e quindi anche degli animali che contengono, sono segno del continuo perpetuarsi di questa lotta nella storia del mondo.
Infine, sopra la nicchia della Madonna delle Grazie è riportata una lapide, un tempo posta esternamente sopra il portone principale d'ingresso, posta al tempo del vescovo Pietro Martire Rusca (1656-1674), che commemora la consacrazione del Duomo il 30 agosto 1665; poiché non vi era notizia dell'antica consacrazione alla costruzione dell'edificio, nel 1038, fu deciso di riconsacrarlo nel XVII secolo, apponendo dodici croci in cotto poste attorno alla chiesa, sulle pareti interne. L'iscrizione, tradotta dal latino, recita così: «A Dio, Ottimo, Massimo // e al diacono Stefano Protomartire // Fra' Pietro Martire Rusca vescovo consacrò // quando era pretore Marino Pizzamano il 30 agosto 1665».

Le due nicchie della navata sinistra
Statua del Sacro CuoreStatua della Madonna delle GrazieFregio Sacro Cuore
Fregio Madonna delle GrazieLapide vescovo Pietro CarloMedaglioneLapide riconsacrazione

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