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sabato 3 settembre 2011

San Gregorio Magno Papa

Ricorre oggi, 3 settembre, la memoria liturgica di San Gregorio Magno, 64mo successore di Pietro, tra l'anno 590 e l'anno 604. Grande ammiratore di San Benedetto da Norcia e della sua Regola, fin dalla gioventù decise di trasformare le sue abitazioni in monasteri, e di farsi monaco, dedicandosi completamente alla meditazione ed alla lettura delle Sacre Scritture. Intorno all'anno 579, papa Pelagio II lo invia come suo delegato presso la corte di Costantinopoli, dove ebbe modo di distinguersi agli occhi dell'imperatore Maurizio I e portò addirittura al Battesimo il figlio dell'imperatore Teodosio. Dopo una permanenza di sei anni tornò a Roma, dove risiedette per circa quattro anni nel suo convento sul Celio; fino a quando, il 3 settembre 590, fu eletto papa.
Uno dei suoi primi atti da pontefice fu quello, in risposta alla pestilenza che stava soffocando l'Urbe in quel periodo, di ordinare costanti pellegrinaggi presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, al termine dei quali si racconta la famosa apparizione dell'Arcangelo San Michele sopra il mausoleo di Adriano, nell'atto di riporre la spada nel fodero, segno che il flagello era terminato. Ciò valse alla tomba di Adriano il nome di Castel sant'Angelo, così come ancora oggi conosciamo questo importante monumento romano.
Fu amministratore capace ed intraprendente della Chiesa; tessé importanti rapporti diplomatici con i regnanti dell'epoca, visigoti, longobardi e franchi, grazie ai quali riuscì in una delle sue opere più importanti, ossia la conversione al cattolicesimo della Britannia, dopo avervi inviato una delegazione di circa quaranta dei suoi monaci del Celio, capeggiata da sant'Agostino. La sollecitudine di papa Gregorio per il suo gregge è testimoniata anche in un carteggio con l'esarca di Ravenna Mariniano, il quale, secondo alcuni storici, costituirebbe la prima prova documentata dell'esistenza della diocesi di Caorle. La lettera, scritta nell'anno 598, comunicava che il vicedomino ed il difensore della «Chiesa capritana» riferivano alla Santa Sede che il vescovo Giovanni di Pannonia aveva fissato la sua dimora nel castello di «Nove», essendo stato scacciato dagli abitanti della sua diocesi.
Altro versante importante nel quale papa Gregorio riversò i suoi sforzi fu quello liturgico; a lui si deve la codifica del rito romano nel rito appunto chiamato gregoriano. Tale rito costituì la forma in cui venne celebrata la Santa Messa fino praticamente al Concilio Vaticano II; forma che, grazie a Papa Benedetto XVI (con il motu proprio Summorum Pontificum e l'istruzione Universae Ecclesiae) è oggi in via di completa riabilitazione. Non solo i codici, tuttavia, furono la preoccupazione di San Gregorio Magno in campo liturgico: da lui deriva anche il canto proprio della liturgia romana, in suo onore detto canto gregoriano. Anche se non è certo il fatto che egli abbia scritto di suo pugno alcuni brani, egli si occupò in maniera decisa di diffonderne l'uso in tutte le terre cattoliche. A questo proposito è interessante ed emblematica la leggenda che si è diffusa grazie a Paolo Diacono e ad alcune antiche illustrazioni: papa Gregorio era solito dettare il testo e la musica dei canti sacri ad uno dei suoi monaci, separato da lui da un paravento di stoffa. Ma poiché il Papa alternava alla dettatura dei lunghi periodi di silenzio, il monaco scostò un lembo del paravento, e si trovò dinanzi la scena miracolosa: una colomba posata sulla sua spalla, durante i lunghi silenzi, dettava in un orecchio al Santo Padre i frammenti del canto liturgico. Questa leggenda ha lo scopo di mettere in luce il carattere davvero sacro del canto gregoriano, che è di ispirazione divina (la colomba era infatti lo Spirito Santo). Per questo la Chiesa, nei secoli, non ha mai potuto, né voluto, sopprimere o eliminare dalla Divina Liturgia questo inestimabile tesoro di preghiera ed arte a servizio di Dio che è il canto gregoriano. La leggenda ci insegna ancora oggi che la liturgia, ed in particolar modo il canto liturgico, non deve essere invenzione degli uomini, ma deve sempre essere ricondotto all'azione di Dio attraverso l'uomo. Soltanto con l'obbedienza ai voleri divini gli uomini renderanno il culto liturgico gradito a Dio.

Papa Gregorio morì il 12 marzo del 604. Meditiamo, dunque, sulla vita di questo santo pastore, che meritò di essere proclamato "Grande" dalla tradizione della Chiesa; impariamo da lui l'amore e la sollecitudine verso il prossimo, e la cura per la liturgia ed il canto nelle funzioni sacre. Concludiamo con l'ascolto di uno dei canti del repertorio gregoriano che proprio San Gregorio contribuì a diffondere in tutto il mondo e per tutte le generazioni; si tratta dell'Ordinario della Missa Orbis Factor (per le domeniche fra l'anno), che contiene alcuni dei brani gregoriani più antichi (X-XI secolo), all'ascolto dei quali sembra davvero di rivevere la scena vista da quel monaco, con il papa intento a carpire i suggerimenti della colomba sulla sua spalla, e si intuisce come queste note non possano essere esclusivamente di provenienza umana. Il canto è eseguito dalla Scuola Gregoriana Mediolanensis, diretta da Giovanni Vianini.

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