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lunedì 1 agosto 2011

Il card Canizares sulla Comunione in ginocchio

Recentemente il cardinale Antonio Canizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, che ci ha fatto visita nel settembre dell'anno scorso in occasione dell'ultima festa quinquennale della Madonna dell'Angelo, si è pronunciato a proposito della pratica di ricevere la Santa Comunione in ginocchio e sulla lingua da parte dei fedeli. Tale pratica, un tempo l'unica possibile per ricevere la Santa Comunione, è andata scomparendo nel periodo post-conciliare, dapprima eliminando la genuflessione e poi concendendo l'indulto di poter prendere la comunione sulla mano (nel 1989). Ad oggi, quindi, la Chiesa consente al fedele di ricevere la Comunione sia direttamente in bocca sia sulla mano, e consente ovviamente a tutti i fedeli di inginocchiarsi ugualmente davanti al sacerdote, o comunque raccomanda a tutti coloro che ricevono la Santissima Eucarestia in piedi di eseguire un profondo inchino, in segno di rispetto, prima di ricevere l'Ostia. Da qualche anno papa Benedetto XVI ha riportato in auge la pratica di inginocchiarsi per ricevere la Santa Comunione, e di riceverla soltanto sulla lingua; egli infatti afferma che «la pratica di inginocchiarsi per la santa Comunione ha a suo favore secoli di tradizione ed è un segno di adorazione particolarmente espressivo, del tutto appropriato alla luce della vera, reale e sostanziale presenza di Nostro Signore Gesù Cristo sotto le specie consacrate».
Ultimamente è stato proprio il cardinale posto dal papa a tutela della liturgia della Chiesa Cattolica, il cardinal Canizares, ad esprimersi in proposito, ed auspicando che quanto introdotto dal Santo Padre nelle liturgie papali e solo per i fedeli che si comunicano da lui si possa estendere alla totalità dei fedeli nella Chiesa:

«Io credo che sia necessario in tutta la Chiesa che la comunione si riceva in ginocchio. Infatti se ci si comunica in piedi, bisogna genuflettersi o inchinarsi profondamente, cosa che non viene fatta».

L'intervista al cardinale spagnolo è riportata sul quotidiano cattolico Aciprensa; qui di seguito riporto la traduzione apparsa sul blog Messainlatino:

Nell’intervista concessa ad ACI Prensa, il Prefetto della Congregazione vaticana per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, cardinal Antonio Cañizares Llovera ha raccomandato che i cattolici si comunichino in bocca e inginocchiati.
Così si è espresso il porporato spagnolo che è al servizio della Santa Sede come supremo responsabile, dopo il Papa, della liturgia e dei sacramenti, nella Chiesa cattolica, alla domanda circa l’opportunità che i fedeli si comunichino, o no, sulla mano.
La risposta del cardinale è stata breve e chiara: “è raccomandabile che i fedeli si comunichino in bocca e inginocchiati”.
Inoltre, rispondendo alla domanda di ACI Prensa sulla consuetudine promossa dal Papa Benedetto XVI di amministrare, a quanti si comunicano da lui, l’Eucaristia in bocca e in ginocchio, il cardinal Cañizares ha detto che questa è dovuta “al senso che deve assumere la comunione, che è adorazione, riconoscimento di Dio”.
“Si tratta semplicemente di sapere che stiamo al cospetto di Dio stesso e che Lui è venuto a noi e noi non lo meritiamo” ha affermato.
Il porporato ha detto anche che comunicarsi in questo modo “è il segno di adorazione che è necessario recuperare. Io credo che sia necessario in tutta la Chiesa che la comunione si riceva in ginocchio”
“Infatti – ha aggiunto – se ci si comunica in piedi, bisogna genuflettersi o inchinarsi profondamente, cosa che non viene fatta”.
Il prefetto vaticano ha detto, inoltre, che “se banalizziamo la comunione, banalizziamo tutto e non possiamo perdere un momento tanto importante, come la comunione, come riconoscere la presenza reale di Cristo , del Dio che è amore degli amori come cantiamo in una canzone spagnola”.
Alla domanda di ACI Prensa sugli abusi liturgici in cui incorrono alcuni attualmente, il cardinale ha detto che è necessario “correggerli, soprattutto mediante una buona formazione: formazione dei seminaristi, formazione dei sacerdoti, formazione dei catechisti, formazione di tutti i fedeli cristiani”.
Questa formazione, spiegò, deve far sì che “si celebri bene, che si celebri conformemente alle esigenze e alla dignità della celebrazione, in conformità alle norme della Chiesa, che è l’unico modo per celebrare autenticamente l’Eucaristia”.
Infine il cardinal Cañizares ha detto ad ACI Prensa che in questo compito di formazione per celebrar bene la liturgia e correggere gli abusi, “noi vescovi abbiamo una responsabilità molto specifica e non possiamo trascurarla poiché tutto ciò che facciamo affinché l’Eucaristia sia ben celebrata servirà a far sì che l’Eucaristia sia ben partecipata”.

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