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venerdì 13 aprile 2012

Tesori d'arte sacra: le opere in controfacciata

Dopo la pausa dello scorso mese riprendiamo l'appuntamento mensile con le opere d'arte conservate nel nostro Duomo, occupandoci delle opere custodite nella controfacciata della navata centrale. Tra tutte spicca l'imponente affresco cinquecentesco che raffigura San Cristoforo; il santo, secondo l'iconografia tradizionale, è rappresentato mentre sta attraversando un fiume, con in mano il bastone del viandante o del pellegrino e sulla spalla il Bambino Gesù che regge il mondo. Secondo la leggenda, Reprobus (questo il nome di San Cristoforo prima del suo Battesimo) era un uomo burbero e solitario, che viveva solo in un bosco. Un giorno incontrò un bambino che gli chiese di poter essere trasportato da una sponda all'altra di un fiume; così Reprobus se lo caricò sulle spalle e cominciò la traversata. Ma nonostante le sue dimensioni e la sua forza, il gigante si sentì sopraffatto dal peso di quell'esile bambino; arrivato ugualmente all'altra riva quel bambino si rivelò come Gesù Redentore, e gli disse che il suo enorme peso era dovuto al fatto che non aveva trasportato solo Lui ma anche il peso del mondo intero. Un particolare del nostro affresco mette in risalto un altro aspetto di questa interessante leggenda; il Bambino Gesù afferra una ciocca dei capelli del gigante con la mano sinistra: secondo il racconto, infatti, Egli disse al buon uomo, dopo la traversata, che fu proprio lui, possente e forzuto, ad essere trasportato dal Bambino e non viceversa. In seguito a questo fatto prodigioso, avvenuto secondo la leggenda in Licia, Reprobus si convertì e si fece battezzare, prendendo il nome di Cristoforo, che significa portatore di Cristo; dopo una breve testimonianza nella sua terra subì il martirio. Anche nell'agiografia orientale è contemplato san Cristoforo, come soldato che, convertitosi, fu denunciato dai suoi commilitoni e perì martire.
Nel tempo San Cristoforo fu invocato contro le calamità naturali, specialmente quelle che hanno a che fare con l'acqua (come le inondazioni, di cui Caorle ha sempre temuto l'avvento), ed anche come patrono di tutto ciò che ha a che fare con il trasporto, quindi viandanti, trasportatori e pellegrini.
Sopra l'affresco di San Cristoforo, ai lati del rosone centrale, si scorgono due stemmi affrescati di cui soltanto quello di destra è rimasto intelligibile; si tratta dello stemma della città di Caorle, l'Arcangelo San Michele che veglia sopra il castello, che rappresenta la città, mentre sotto lo stemma campeggia la scritta "Communitas Caprulana". Lo stemma di sinistra doveva essere lo stemma del vescovo dell'epoca.
Davanti alla struttura che sorregge le canne dell'organo è stata posta la statua di Santo Stefano Protomartire, patrono principale della città, risalente al XVIII secolo, che un tempo si trovava sopra l'altare maggiore della cattedrale, poi smembrato intorno agli anni '20. Esso comprendeva, oltre alla statua di Santo Stefano, anche le statue di due compatroni, San Gilberto e Santa Margherita, oggi conservate ai lati del coro del Santuario della Madonna dell'Angelo.
Infine, sulla sinistra, si trova una tela del martirio di San Sebastiano, opera moderna, recentemente restaurata.

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