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mercoledì 14 marzo 2012

Omofobia o Cristianofobia?

Riprendo una notizia uscita sul blog Corrispondenza Romana e su Avvenire a proposito di una vicenda che da qualche tempo sta coinvolgendo la Gran Bretagna: il primo ministro David Cameron ed il suo governo stanno cercando di portare avanti nel parlamento britannico una proposta di legge attraverso la quale ridefinire per legge il concetto di matrimonio, ammettendolo anche per le coppie omosessuali. Questa proposta (come era lecito augurarsi) ha suscitato le proteste di molti, specialmente dei cattolici; molti inglesi hanno infatti già aderito all'iniziativa del comitato «Coalition for Marriage», sottoscrivendo la petizione da esso promossa a favore del tradizionale concetto di matrimonio. Ed anche la voce dei rappresentanti della Chiesa non ha tardato a farsi sentire; in particolare ha fatto scalpore l'intervento del cardinale Keith O’Brien, arcivescovo di Saint Andrews ed Edimburgo e presidente della Conferenza Episcopale Scozzese, che ha giudicato «grottesco sovvertimento di un diritto umano universalmente accettato» il provvedimento del governo. Ha inoltre accusato il primo ministro Cameron di tentare di «ridefinire la realtà» su istanza «di una piccola minoranza di attivisti».
Il presule scozzese ha poi argomentato le sue dichiarazioni, dicendo che «il matrimonio tra un uomo e una donna rappresenta un’istituzione che preesiste e precede ogni Stato o governo, e poiché non è stata creata da alcun ordinamento giuridico, non può essere modificata attraverso uno strumento normativo. [...] Le istituzioni pubbliche dovrebbero invece riconoscere gli innumerevoli benefici derivanti alla società dal matrimonio, e cercare quindi di proteggerlo e favorirlo, non certo di attaccarlo e smantellarlo», considerando poi che «gli omosessuali nel Regno Unito già godono di pieni diritti anche per quanto riguarda la convivenza, grazie all’istituto delle civil partnership».
In altre parole, intende dire il cardinale, i sistemi legislativi possono certamente modificare o regolare i regimi economici dei coniugi e della loro famiglia, i loro diritti e doveri legali l'uno verso l'altro, ma non possono permettersi di cambiare "per legge" il significato di un istituto definito prima di qualsiasi sistema legislativo. D'altra parte la parola scelta dai nostri avi per definire questo istituto, "matrimonio" (e le sue traduzioni nelle diverse lingue) deriva dal latino "matris munus", che significa "compito della madre", che spetta alla madre. Ed unita alla parola "patrimonio" ("patris munus", cioè "compito che spetta al padre"), definisce non solo gli impegni cui devono sottostare i contraenti nella loro futura famiglia, ma stabilisce anche ciò che da sempre l'umanità ha intrinsecamente riconosciuto, e che solo ai giorni nostri si vorrebbe mettere in discussione: che, cioè, la famiglia è fondata sulla presenza di una madre e di un padre, di una donna e di un uomo.
Il cardinal O’Brien adduce inoltre un'ulteriore sostegno alla sua tesi della completa inadeguatezza della proposta di legge del governo britannico. Se infatti si accetta che un governo possa ridefinire concetti come il matrimonio a suo piacimento, a questo punto a nessuno sarà più impedito, magari in futuro, di stabilire che il matrimonio non sia fondato non più da due persone, ma da tre, come due uomini e una donna, due donne e un uomo e così via; ciò che mostra la totale insensatezza del provvedimento.
Ci si può dunque rendere conto che l'intervento del cardinale non è stato, e non intendeva essere, offensivo per nessuno; egli, invece, ha portato delle serie e condivisibili motivazioni a sostegno delle sue dichiarazioni, motivazioni che non possono essere smentite, poiché è un dato di fatto che l'istituzione del matrimonio è da sempre stata fondata sull'unione di un uomo e di una donna. Ma naturalmente c'è chi l'ha definito "omofobo", cioè offensivo e in odio nei confronti degli omosessuali. La cosa strana è, tuttavia, l'attacco lanciato al cardinal O’Brien dalla famosa pop star britannica Will Young sulla BBC, in una trasmissione molto seguita della televisione pubblica. Egli, dopo aver definito «disgustose, ripugnanti e arcaiche» le parole di quell'«uomo abietto» del cardinal O’Brien, ha coronato il suo intervento concludendo che, se quelle parole fossero state pronunciate su tematiche razziali (come se l'omosessualità potesse essere considerata una razza), il prelato «a quest’ora sarebbe già stato portato davanti a un magistrato».
Due stili, quello del porporato scozzese e della pop star, del tutto differenti; sfido chiunque, infatti, a non definire offensive e violente le parole del ragazzetto inglese nei confronti della persona stessa del presule. Non solo, ma la reazione di Young rivela anche quale profondo senso della libertà di pensiero e di espressione venga veicolata dalla televisione pubblica di uno dei più civili tra i Paesi europei, per bocca, tra l'altro, di un personaggio molto influente presso le giovani generazioni: non tutte le opinioni sono ugualmente accettabili, ci sono quelle del governo che vanno bene, e quelle di altri individui che vanno immediatamente messe a tacere, magari mandando dietro le sbarre i "colpevoli" di averle pensate. E questo non è un travisamento delle parole del cantante: egli stesso, infatti, interrogato dall'intervistatrice se in questo modo intendesse mandare in carcere tutti i religiosi che avessero espresso i propri convincimenti sul matrimonio, ha risposto: «Yes, rightfully so!», cioè «Sì, sarebbe giusto così!»; un po' come facevano circa 60 anni fa un po' più a sud della Gran Bretagna, e un po' più a nord dell'Italia.
Evidentemente si è reso conto anche lui che, dando delle motivazioni obiettive e razionali del perché non ha alcun senso il "matrimonio gay" ai giovani, questi potrebbero anche mettere in moto il proprio pensiero autonomo, e farsi un'idea propria, inevitabilmente opposta a quella verso la quale il mondo di oggi vorrebbe conformarli (a volte, purtroppo, riuscendoci). Viene da chiedersi, allora: chi sono i veri "fobici"? E' omofoba la Chiesa, che educatamente esprime la dottrina di Cristo sul matrimonio, portando motivazioni che addirittura trascendono il significato religioso del termine, o sono piuttosto cristianofobi questi rappresentati del cosiddetto "mondo avanzato", che offendono e vorrebbero sbarazzarsi delle opinioni scomode (e ben argomentate) mandando in prigione chi le ha espresse? La domanda è naturalmente retorica.

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