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giovedì 15 dicembre 2011

Nuove prove a difesa di Pio XII

Continuano ad affiorare nuove prove a favore dell'impegno del venerabile papa Pio XII a beneficio anche degli ebrei di Roma durante le persecuzioni naziste degli anni '30 e '40. Subito dopo la sua morte papa Pacelli era acclamato come papa della speranza e defensor civitatis; il popolo dei fedeli lo amava. A partire dal 1963, con la rappresentazione del dramma teatrale del tedesco Rolf Hochhuth "Il Vicario", cominciò a dilagare una crescente disinformazione, diffusa non senza la regia del governo comunista sovietico; come si lesse su Repubblica del 29 marzo 2007, a firma di Marco Ansaldo: «La campagna di disinformazione, nome in codice “Posizione 12”, era stata approvata da Nikita Krusciov con l’intento di screditare moralmente il Papa, facendolo apparire come un gelido simpatizzante dei nazisti e un silenzioso testimone dell’Olocausto. L’apice dell’azione di propaganda sarebbe stata, secondo Pacepa, la rappresentazione nel 1963 della celebre opera teatrale “Il Vicario”, scritta dal drammaturgo tedesco Rolf Hochhuth, che demolì la figura di Pacelli, e da cui il regista Costa-Gavras avrebbe tratto nel 2002 il suo film “Amen”». Tale campagna diffamatoria poté diffondersi sfruttando anche alla grande discrezione di Pio XII, il quale agiva nel nascondimento, senza voler essere pubblicamente riconosciuto: in parte per salvaguardare le vite delle persone che aiutava e dei moltissimi vescovi, sacerdoti e suore che, sotto i suoi ordini, agivano contro la persecuzione; in parte per la sua grandissima umiltà e per imitazione di Nostro Signore, che agiva anch'Egli quasi di nascosto operando il bene. L'ultima prova a favore del pontefice romano viene dall'ebreo americano Gary Krupp, di cui ha parlato qualche giorno fa il sito uccronline.it; riporto di seguito l'articolo ivi comparso:

Continua la difesa di Pio XII da parte degli ebrei: trovato nuovo documento
Di Davide Galati su uccronline.it

Gary Krupp, un ebreo americano, è venuto in possesso della lettera di una donna ebrea la cui famiglia si salvo grazie all’intervento diretto del Vaticano. «E’ una lettera insolita, scritta da una donna che vive oggi nel nord dell’Italia e che dice che lei, con sua madre, suo zio e pochi altri parenti era a un’udienza con Pio XII nel 1947», ha dichiarato. Vicino al Papa, durante l’incontro c’era anche monsignor Giovanni Montini, il futuro Papa Paolo VI. Suo zio -ha spiegato Krupp- fissando il Papa disse: “Voi eravate vestito come un Francescano”, poi rivolgendosi a Montini: “e voi come un sacerdote. Mi avete portato fuori dal Ghetto fino in Vaticano”. Montini ha risposto subito: “Silenzio, non dite mai nulla di questa storia”.

Krupp ha parlato di questo documento riconoscendone l’autenticità, innanzitutto per la fonte e poi perché in linea con la personalità di Pio XII, il quale desiderava accertarsi delle cose con i propri occhi, infatti era solito girare in macchina per le zone bombardate di Roma. Secondo Krupp è quindi estremamente credibile che sia entrato nel ghetto per vedere di persona cosa vi accadeva. Gary Krupp e sua moglie Meredith, entrambi ebrei, hanno fondato nel 2002 la fondazione “Pave the Way” per “identificare ed eliminare gli ostacoli non teologici tra le religioni”. Nel 2006 iniziò a studiare la figura di Papa Pio XII e il suo atteggiamento durante la seconda guerra mondiale. «Noi siamo ebrei. Siamo cresciuti odiando il nome di Pio XII», dice. «Credevamo fosse un antisemita e un collaboratore dei Nazisti. Credevamo tutto quello che era stato affermato su di lui». Ma quando ha iniziato a studiare i documenti dell’epoca è rimasto estremamente sorpreso e «la sorpresa si tramutò in rabbia perchè mi era stato mentito», ha affermato.

Oggi Krupp, e come lui il rabbino David G. Dalin e tanti altri, concorda fermamente con le conclusioni di Pinchas Lapide, storico ebreo e diplomatico Israeliano che disse che le azioni dirette di Papa Pio XII e del Vaticano salvarono circa 897.000 ebrei durante la guerra. “Pave the Way” ha raccolto oltre 46.000 pagine di documenti storici che lo provano e sul proprio sito web pubblica numerose interviste di testimoni oculari e storici. «Credo che sia una responsabilità morale, questo non ha nulla a che vedere con la Chiesa Cattolica», ha dichiarato, «riguarda solo la responsabilità ebraica di riconoscere un uomo che ha agito per salvare un’enorme numero di ebrei in tutto il mondo mentre era circondato da forze ostili, spiate e sotto minaccia di morte». Krupp ha spiegato che Pio XII usò la rete globale di ambasciate della Santa Sede per aiutare gli ebrei a fuggire dall’Europa occupata. In un caso il Vaticano chiese, segretamente, alla repubblica Dominicana i visti (800 in una volta) per aiutare la fuga degli ebrei. Con questa sola iniziativa si stima che abbia salvato oltre 11.000 ebrei tra il 1939 e il 1945. Inoltre i conventi e i monasteri di Roma (territorio neutrale durante la Guerra) furono usati come nascondigli per gli ebrei.

Dopo la sua elezione al soglio pontificio nel 1939, A. W. Klieforth, il console generale americano a Colonia, inviò un telegramma segreto al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti illustrando i sentimenti di Papa Pio XII nei confronti del Nazismo in Germania. Krupp descrive la reputazione del Papa come luminosa e intatta fino a quando, nel 1963, lo scrittore tedesco Rolf Hochhuth scrisse la sua commedia “Il Vicario”. Egli ritrasse Papa Pio come un ipocrita che rimase in silenzio riguardo la persecuzione degli ebrei e da lì è nata la leggenda, ripresa da anticlericali e anticattolici. Il sito internet di “Pave the Way” porta la testimonianza di un ex ufficiale del KGB, Mihai Pacepa, che sostiene come quello di macchiare la reputazione del Papa fosse un piano sovietico. L’obiettivo dei comunisti sarebbe stato di «screditare il Papa dopo la sua morte, per distruggere la reputazione della Chiesa Cattolica e, più importante per noi, per isolare gli ebrei dai Cattolici. E sono riusciti bene nei loro intenti», ha sostenuto l’ebreo.

Concludendo, ritiene comunque che oggi la diga stia cedendo e ci sia una fondamentale revisione dei fatti che riguardano Papa Pio XII durante il tempo di guerra. Paradossalmente, conclude, ha dichiarato di trovare più resistenza su Pacelli quando parla nelle parrocchie cattoliche piuttosto che nelle sinagoghe ebraiche.

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