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lunedì 31 ottobre 2011

Solennità di Tutti i Santi

La dedicazione di un giorno particolare nel calendario per la celebrazione di un'unica festa per tutti i Santi risale ai primi secoli della storia cristiana, e fin dai secoli VIII e IX si hanno testimonianze storiche ben documentate sul fatto che la festa fosse celebrata anche a Roma il primo giorno di novembre. La Chiesa onora l'assemblea festosa delle anime di coloro che, nostri fratelli, sono ora nella gloria del Paradiso, insieme alle schiere celesti, e possono godere della visione beata del Padre. L'interpretazione del culto dei Santi nella Chiesa cattolica ha provocato e provoca tutt'ora qualche confusione: si pensi ad esempio ad alcune eresie protestanti; oppure ai frequenti dubbi che vengono instillati spesso nei ragazzi e nei giovani, tentando di fare del culto dei Santi un pretesto per farli allontanare Fede cattolica. Li si induce, cioè, a pensare che i Santi siano onorati nella Chiesa in maniera impropria, addirittura come se fossero altri dei. Nulla di più sbagliato e fuorviante. Ci viene in aiuto un estratto del sempre utile Catechismo Maggiore di San Pio X, che in maniera semplice e breve ci aiuta a capire perché celebrare la solennità di Tutti i Santi:

«208. Perché la Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi?

La Chiesa ha istituito la festa di tutti i Santi:

  • per lodare e ringraziare il Signore d'aver santificati i suoi servi in terra e d'averli coronati di gloria in cielo;
  • per onorare in questo giorno anche quei Santi de' quali non si fa una festa particolare fra l'anno;
  • per procurarci maggiori grazie col moltiplicare gli intercessori;
  • per riparare in questo giorno i mancamenti che nel corso dell'anno abbiamo commesso nelle feste particolari dei Santi;
  • per eccitarci maggiormente alla virtù cogli esempi di tanti Santi d'ogni età, d'ogni condizione e di ogni sesso, e colla memoria della ricompensa che godono in cielo.»

E, al numero successivo, aggiunge:

«209. Che cosa ci deve animare ad imitare i Santi?

Ad imitare i Santi ci deve animare il considerare che essi erano deboli e fragili come noi e soggetti alle stesse passioni, che confortati dalla divina grazia si sono fatti santi con quei mezzi che possiamo usare anche noi, e che per i meriti di Gesù Cristo è promessa a noi pure quella stessa gloria che ora essi godono in paradiso.»

Da queste poche ma efficaci righe, capiamo perché la Chiesa onora i Santi: innanzitutto è una lode ed un ringraziamento a Dio, che ha onorato per primo questi suoi servi sulla terra e nel cielo; è poi un invito all'imitazione delle virtù di questi nostri fratelli che ci hanno preceduto sulla terra, e che hanno meritato di essere riconosciuti in maniera particolare dalla Chiesa a motivo dell'esemplarità con cui hanno vissuto il Vangelo di Cristo. I Santi, per la Chiesa, non sono affatto delle divinità, né il loro culto può essere in qualche modo associato ad una qualsiasi forma di politeismo, come certi individui, nella loro ignoranza di come stanno realmente le cose, vogliono far credere alla gente, traendo in errore anche le anime innocenti. Il Catechismo di San Pio X precisa che essi erano "deboli e fragili come noi e soggetti alle stesse passioni", e non per l'esclusivo proprio merito si sono sollevati, ma "confortati dalla divina grazia", "con quei mezzi che possiamo usare anche noi". Quindi il culto reso ai santi diventa anche un ringraziamento a Dio, poiché Egli dà anche a noi le possibilità e i mezzi per essere santi; da qui nasce, poi, una supplica affinché ci conceda, al termine della nostra vita di raggiungere i nostri fratelli, che già sono Santi, in Paradiso.

Perché, allora, pregare i santi? Innanzitutto bisogna precisare che Colui a cui indirizzare ogni nostra preghiera è sempre la Santissima Trinità, nel nome di Gesù Cristo nostro Signore; ciò detto, la preghiera ai Santi non mira a richiedere a loro stessi direttamente quei beni e quelle grazie di cui solo Dio è dispensatore, ma riconosce i Santi come "intercessori", ossia mediatori. Essi portano la nostra preghiera a Dio, pregandolo perché venga esaudita e guadagnandoci in questo modo le grazie richieste; San Giacomo, infatti, afferma che «molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza» (Gc 5, 16) e, poiché nessuno di noi sulla terra può dirsi giusto e privo di colpe, molto più delle nostre saranno gradite al Signore le preghiere di coloro che, per la grazia di Cristo e la rettitudine con cui hanno applicato alla loro vita il Vangelo, possono adesso contemplare il volto di Dio. La preghiera rivolta ai Santi è e deve essere una preghiera rivolta a Dio per intercessione dei Santi; ad essi si chiede, inoltre, protezione, per resistere alle tentazioni del demonio, per avere la forza di sopportare le sofferenze e le tribolazioni e per essere confermati nella testimonianza di Cristo nella propria vita come gli stessi Santi hanno fatto nella loro. Così nascono i Santi patroni: quasi con una sorta di "solidarietà" fraterna, i fedeli sulla terra invocano quei Santi che in vita hanno sofferto una particolare sofferenza, svolto un certo lavoro, servito particolarmente i poveri o gli ammalati perché essi possano con maggior vigore rivolgere a Dio le preghiere dei loro protetti.

Ma nella solennità che ci accingiamo a celebrare, non onoriamo e ricordiamo soltanto i Santi del calendario; tutti i defunti che hanno lasciato questo mondo nella grazia di Dio, veramente pentiti e contriti di tutti i loro peccati, scontata la pena temporale che il peccato ha provocato e ammessi in Paradiso, partecipano della stessa gloria dei Santi che la Chiesa ha riconosciuto, per così dire, "ufficialmente". Questo è un grande motivo di speranza per noi che ancora siamo in pellegrinaggio sulla terra; ma allo stesso tempo non deve sminuire in noi il senso del peccato e il Timore del Signore. E' infatti invalso, nel nostro tempo, il pensiero che alcuni nostri fratelli che lasciano questo mondo debbano subito essere considerati santi, ad esempio per vicende particolari che hanno contrassegnato la loro vita, il modo con cui sono morti, la loro visibilità pubblica eccetera; per contro, altre persone, che magari hanno vissuto e sono defunte nell'anonimato, non meritano lo stesso onore e trattamento. Questo non per entrare nel merito dell'effettiva santità o meno dei nostri fratelli che muoiono, ma per stare bene in guardia sul rischio di fare del nostro giudizio, personale o collettivo, il metro con cui stabilire quando una persona è santa e quando non lo è, cosa che spetta unicamente a Nostro Signore. Per questo, di fronte alla morte dei nostri fratelli, è necessario, anziché azzardare processi di canonizzazione autonomi, rivolgerci con umiltà e devozione alla Pietà Divina, ancora una volta per mezzo dell'intercessione dei Santi.
Ecco, perché, all'inizio del mese di novembre, troviamo in successione, quasi fossero unite, la solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione di Tutti i fedeli defunti. I primi, già giunti alla gloria del Paradiso, ci aiutano nella preghiera alla Divina Misericordia, affinché anche gli altri (e noi con loro) possano giungere alla stessa gioia.

Ricordo infine gli appuntamenti che nella nostra parrocchia sono dedicati ai Santi e ai nostri morti: domani, giorno di Ognissanti, le Sante Messe seguiranno l'orario festivo, con i Vespri solenni alle 17:45. Alle ore 15:00 si terrà la processione dal Duomo al cimitero cittadino, durante la quale saranno cantate le litanie dei Santi; al termine si terrà la benedizione delle tombe in quel cimitero e, di ritorno verso il Duomo, a quelle del cimitero napoleonico. Ricordo inoltre la possibilità di lucrare l'Indulgenza Plenaria per i propri defunti a partire dalle ore 12 del 1° novembre e fino a tutto il giorno 2, visitando una chiesa o una cappella alle solite condizioni stabilite dalla Chiesa, e durante tutta l'Ottava dei defunti, visitando le tombe al cimitero. Mercoledì 2, alle ore 15:00, si terrà come consuetudine la Santa Messa nella cappella del cimitero cittadino, con la presenza dei sacerdoti di tutto il vicariato.

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