Dopo un attento restauro lungo quasi un anno, il nostro Duomo riaccoglie, proprio all'inizio della Novena di Pentecoste, la pala che fino ai primi anni del secolo scorso ornava l'altare dello Spirito Santo, e raffigurante, appunto, la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e sulla Beata Vergine Maria riuniti nel cenacolo. Il restauro ha avuto il merito di restituire al dipinto la brillantezza dei colori che col tempo si era perduta, e ci permette di riscoprire alcuni particolari dell'opera che prima si potevano soltanto intuire. E' innanzitutto da precisare che la pala non era nata con la forma attuale, che termina ad arco, bensì era di forma rettangolare; com'era consuetudine nel periodo barocco, la pala originale fu adattata alla forma dell'altare che doveva adornare. Ce ne si può rendere conto, nell'opera attuale, da alcuni particolari: il più evidente si trova nell'apice, dove si intravede solamente lo Spirito Santo sotto forma di colomba, la quale, invece, doveva naturalmente essere intera; e la forma degli archi che si trovano sullo sfondo, nonché il viso di uno degli Apostoli, ci fanno capire che l'opera originale doveva estendersi di più anche in larghezza.
La datazione della pala è incerta; da alcuni tratti dei visi della Vergine e di San Giovanni (l'Apostolo che si trova in primo piano sulla destra), che richiamano lo stile di Jacopo Palma il Giovane (1544-1628), si potrebbe asserire che risalga alla metà o alla fine del '600. Tuttavia è indubbio che l'opera ha visto la collaborazione di almeno due diversi artisti, forse maestro e allievo, come si evince dalla differenza tra i volti sopra citati e quello, ad esempio, di San Pietro (l'Apostolo in primo piano a sinistra); queste caratteristiche sposterebbero la datazione piuttosto verso la fine del '600 o inizio del '700.
La scena che l'osservatore si trova di fronte è quella descritta nel Libro degli Atti degli Apostoli (At 2, 1-13): gli Apostoli riuniti, insieme con Maria, nel Cenacolo ricevono il dono dello Spirito Santo, che si presenta loro sotto forma di vento che si abbatte gagliardo e di lingue come di fuoco che si dividevano e si posavano su ciascuno di essi. Sopra la testa di tutti i soggetti, infatti, vediamo posata una fiammella, che arriva dalla colomba dello Spirito Santo posta all'apice dell'opera. Tuttavia possiamo notare che vi sono altre lingue di fuoco, oltre a quelle posate sulla testa degli Apostoli e della Madonna, che lo Spirito Santo emana; probabilmente in questo modo l'artista ha voluto significare che lo Spirito Santo è mandato dal Padre per tutti i credenti, in ogni momento della storia.
Ulteriori particolari iconografici sono i colori delle vesti, che rispecchiano quelli della tradizione: per san Pietro il blu ed il giallo, con le chiavi ai piedi, per san Giovanni e la Vergine il blu e il rosso; san Giovanni, con il libro aperto sulle ginocchia, è intento a scrivere (il pennino è stato riportato alla luce proprio in questo restauro). Inoltre si può leggere lo stupore nel volto di tutti gli Apostoli, ma al contrario il volto della Vergine sembra sereno, non stupefatto come quello degli Apostoli; segno, questo, dell'intima unione spirituale fra la Madre di Cristo ed il suo Figlio.
Il quadro restaurato resterà esposto nel presbiterio, vicino all'altare, fino a domenica 27 maggio, giorno di Pentecoste; poi tornerà al suo posto sulla navata sinistra, tra il trittico affrescato di Santa Caterina, San Nicolò e San Rocco e la pala di Sant'Antonio da Padova.
complimenti, verrò a vederla. Buona novena di Pentecoste
RispondiEliminaGrazie, altrettanto!
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