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domenica 13 maggio 2012

Beata Vergine Maria di Fatima

Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute.

Prima apparizione angelica

Un bel giorno andammo con le nostre pecorelle nella proprietà dei miei, situata ai piedi del monte di cui ho parlato, dalla parte rivolta verso levante. Questa proprietà si chiama Chousa Velha. Verso metà mattina, cominciò a cadere una pioggerellina fine, poco più che una rugiada. Risalimmo il pendio del monte, seguiti dalle nostre pecorelle, in cerca di una roccia che ci servisse da riparo. Fu allora che per la prima volta entrammo in quella benedetta grotta. Si trova in mezzo a un uliveto e appartiene al mio padrino Anastácio. Da lì si vede il piccolo paesetto dove sono nata, la casa dei miei genitori, i paesini di Casa Velha e Eira da Pedra. L'uliveto ha parecchi proprietari e si estende fino a confondersi con questi piccoli paesetti. Lì passammo la giornata, anche se aveva smesso di piovere ed era apparso un sole bello e splendente. Facemmo lo spuntino e recitammo il nostro Rosario e chissà forse uno di quelli che noi usavamo dire per la fretta di poter giocare, come ho già raccontato a V.E., passando i grani e dicendo solo le parole: Ave, Maria e Padre nostro! Finito di pregare, cominciammo a giocare con i sassolini. Si stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era sereno. Vediamo allora che sopra l'uliveto viene verso di noi quella figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l'avevano mai vista e io non gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse: «Non abbiate paura. Sono l'angelo della pace. Pregate con me». E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre volte queste parole: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». Poi, alzandosi disse: «Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche». Le sue parole s'impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio, fecero come volevo io.

Seconda apparizione angelica

Passò un bel po' di tempo e un giorno d'estate, che eravamo andati a passare la siesta a casa, stavamo giocando in cima a un pozzo, che i miei avevano in fondo al giardino e che si chiamava Arneiro. (Nello scritto su Giacinta, ho già parlato anche di questo pozzo). Improvvisamente, vediamo vicino a noi la stessa figura, o angelo, come mi pare che doveva essere e dice: «Che fate? Pregate! Pregate molto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno sopra di voi disegni di misericordia. Offrite costantemente all'Altissimo preghiere e sacrifici». «Come dobbiamo sacrificarci?» domandai. «Di tutto quello che potrete, offrite un sacrificio in atto di riparazione dei peccati con cui Lui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirate così sopra la vostra patria la pace. Io sono il suo angelo custode, l'angelo del Portogallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi manderà».

Terza apparizione angelica

Passò parecchio tempo e andammo a pascolare il gregge in una proprietà dei miei genitori situata sul pendio del monte di cui ho parlato, un po' sopra Valinhos. È un uliveto chiamato Pregueira. Finito lo spuntino, decidemmo di andare a pregare nella grotta che restava dall'altra parte del monte. Perciò si fece un mezzo giro sul pendio e dovemmo arrampicarci su per alcune rocce, situate proprio in cima alla Pregueira. Le pecore riuscirono a passare con molta difficoltà. Appena arrivati ci mettemmo in ginocchio con la faccia a terra e cominciammo a ripetere la preghiera dell'angelo: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo ecc.». Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vediamo che sopra di noi brilla una luce sconosciuta. Ci alziamo per vedere che cosa stava succedendo e vediamo l'angelo che aveva nella mano sinistra un calice, sopra il quale stava sospesa un'ostia, dalla quale cadevano alcune gocce di sangue dentro al calice. L'angelo lascia sospeso il calice per aria, s'inginocchia vicino a noi e ci fa ripetere tre volte: «Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze con cui Egli stesso è offeso. E per i meriti infiniti del suo Santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi domando la conversione dei poveri peccatori». Poi si alzò, prese nelle mani il calice e l'ostia. Diede a me l'ostia e il calice lo divise tra Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo: «Prendete e bevete il corpo e il sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio». E, prostrandosi nuovamente in terra, ripeté con noi altre tre volte la medesima preghiera: «Santissima Trinità ecc.», e scomparve. Noi rimanemmo nella stessa posizione, ripetendo sempre le stesse parole e quando ci alzammo, vedemmo che s'era fatto sera e perciò era ora che ce ne andassimo a casa.

Prima apparizione

Mentre stavo per giocare con Giacinta e Francesco, in cima al pendio della Cova da Iria, a fare un muretto intorno a una macchia, vedemmo, all'improvviso, qualcosa come un lampo. «È meglio che ce n'andiamo a casa» dissi ai miei cugini «perché sta lampeggiando. Potrebbe venire un temporale». «Sì, andiamo». E cominciammo a scendere il pendio, spingendo le pecore verso la strada. Arrivati all'incirca a metà pendio, quasi vicino a un grande leccio che c'era lì, vedemmo un altro lampo e, fatti alcuni passi più avanti, vedemmo sopra un'elce una Signora, tutta vestita di bianco, più brillante del sole che diffondeva luce più chiara e intensa di un bicchiere di cristallo pieno di acqua cristallina, attraversata dai raggi del sole più ardente. Sorpresi dall'apparizione, ci fermammo. Eravamo così vicini, che ci trovammo dentro alla luce che la circondava o che Lei diffondeva. Forse a un metro e mezzo di distanza, più o meno. Allora la Madonna ci disse: «Non abbiate timore. Io non vi faccio del male». «Di dove siete?» le domandai. «Sono del cielo». «E che cos'è che volete da me?». «Sono venuta a chiedervi che veniate qui sei mesi di seguito, il giorno 13 a questa stessa ora. Poi dirò chi sono e che cosa voglio. Poi tornerò ancora qui una settima volta». «E anch'io andrò in cielo?». «Sì, ci andrai». «E Giacinta?». «Anche lei». «E Francesco?». «Pure, ma deve recitare molti Rosari». Mi ricordai allora di chiedere di due ragazze che erano morte da poco. Erano mie amiche e stavano in casa mia per imparare a tessere con la mia sorella più vecchia. «Maria das Neves è già in cielo?». «Sì». (Mi pare che avrà avuto più o meno sedici anni). «E Amelia?». «È in purgatorio fino alla fine del mondo». (Mi pare che avrà avuto da diciotto a vent'anni). «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze ch'Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione dei peccati con cui Egli è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?». «Sì, vogliamo». «Avrete dunque molto da soffrire, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto». Fu al pronunciare queste parole («la grazia di Dio ecc.»), che aprì per la prima volta le mani, comunicandoci una luce molto intensa, come un riflesso che da esse usciva, che ci penetrava nel petto e nel più intimo dell'anima, facendoci vedere noi stessi in Dio, che era quella stessa luce, più chiaramente di quanto non ci vediamo nel migliore degli specchi. Allora, per un impulso intimo, anch'esso comunicato, cademmo in ginocchio e ripetemmo intimamente: «O Santissima Trinità, io vi adoro. Mio Dio, mio Dio, io vi amo nel Santissimo Sacramento». Passati i primi momenti, la Madonna aggiunse: «Recitate il Rosario tutti i giorni per ottenere la pace per il mondo e la fine della guerra». Subito dopo, cominciò a elevarsi serenamente, salendo verso levante, fino a scomparire nell'immensità della distanza. La luce che la circondava apriva come un sentiero tra la massa degli astri, motivo per cui alcune volte abbiamo detto di aver visto il cielo aprirsi.

Seconda apparizione

Dopo aver recitato il Rosario con Giacinta e Francesco ed altre persone presenti, vedemmo di nuovo il riflesso della luce che si avvicinava (e che noi chiamavamo «lampo»); e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce, tutto come nel mese di maggio. «Che cosa volete da me?» domandai. «Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che recitiate il Rosario tutti i giorni e che impariate a leggere. Poi dirò quello che voglio». Chiesi la guarigione di un malato. «Se si converte, guarirà durante l'anno». «Vorrei chiedervi di portarci in cielo». «Sì, Giacinta e Francesco li porterò presto. Ma tu resterai qua ancora per un po'. Gesù vuol servirsi di te per farmi conoscere e amare. Lui vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato». «Resto qui sola?» domandai afflitta. «No, figlia. E tu soffri molto per questo? Non ti scoraggiare. Io mai ti lascerò. Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà fino a Dio». Fu nell'istante in cui disse queste ultime parole, che aprì le mani e ci comunicò per la seconda volta il riflesso di quella luce immensa. In essa noi ci vedevamo come immersi in Dio. Giacinta e Francesco pareva che stessero nella parte di quella luce che si elevava verso il cielo e io in quella che si diffondeva sulla terra. Davanti al palmo della mano destra della Madonna c'era un cuore circondato di spine, che pareva vi stessero conficcate. Comprendemmo che era il Cuore Immacolato di Maria, oltraggiato dai peccati dell'umanità, che voleva riparazione. Ecco, eccellenza reverendissima, a che cosa ci riferivamo quando dicevamo che la Madonna ci aveva rivelato un segreto in giugno. La Madonna non ci ordinava ancora, questa volta, di mantenere il segreto. Ma sentivamo dentro che Dio a questo ci spingeva.

Terza apparizione

Alcuni momenti dopo essere arrivati alla Cova da Iria, vicino all'elce, tra una numerosa folla di popolo, mentre dicevamo il Rosario, vedemmo il riflesso della luce familiare e, subito dopo, la Madonna sopra l'elce. «Che cosa volete da me?» domandai. «Voglio che veniate qui il 13 del prossimo mese, che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni in onore della Madonna del Rosario per ottenere la pace del mondo e la fine della guerra, perché solo Lei vi potrà aiutare». «Vorrei chiedervi di dirci chi siete, e di fare un miracolo con il quale tutti credano che Voi ci apparite». «Continuate a venire qui tutti i mesi. In ottobre dirò chi sono, quello che voglio e farò un miracolo che tutti vedranno per credere». A questo punto feci alcune richieste, che non ricordo bene quali furono. Quel che mi ricordo è che la Madonna disse che era necessario recitare il Rosario per ottenere le grazie durante l'anno. E continuò: «Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando fate qualche sacrificio: "O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria"». Mentre diceva queste ultime parole, aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Il riflesso parve penetrare la terra e vedemmo come un mare di fuoco, immersi in questo fuoco i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate, con forma umana, che fluttuavano nell'incendio, sollevate dalle fiamme che da loro stesse uscivano insieme a nuvole di fumo, e ricadevano da tutte le parti, simili al cadere di faville nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione, che terrorizzava e faceva tremare di paura. (Dev'essere stato l'impatto con questa visione che mi fece pronunciare quell'«ahi» che dicono di aver sentito da me). I demoni si distinguevano per forme orribili e schifose di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni accesi. Spaventati e come per invocare soccorso alzammo gli occhi verso la Madonna, che ci disse con bontà e tristezza: «Avete visto l'inferno, dove vanno le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al mio Cuore Immacolato. Se faranno quello che io vi dirò, molte anime si salveranno e ci sarà pace. La guerra sta per finire, ma, se non smetteranno di offendere Dio, sotto il regno di Pio XI, ne comincerà un'altra peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per punire il mondo dei suoi crimini per mezzo della guerra, della fame e di persecuzioni alla Chiesa e al santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se ascolteranno le mie richieste, la Russia si convertirà e ci sarà pace; se no, diffonderà i suoi errori nel mondo promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa; i buoni saranno martirizzati; il Santo Padre avrà molto da soffrire; varie nazioni saranno distrutte. Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre mi consacrerà la Russia che si convertirà e sarà concesso al mondo un periodo di pace. In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede. Ecc. Questo non lo dite a nessuno. A Francesco, sì, potete dirlo.

[L'ecc. è il terzo segreto di Fatima scritto da Lucia di Fatima nel 1944:
Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.]

Quando recitate il Rosario, dite dopo ogni mistero: "O mio Gesù, perdonateci, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose"». Seguì un istante di silenzio e domandai: «Non volete più nulla da me?». «No, oggi non voglio più nulla». E, come al solito, cominciò a elevarsi verso levante fino a scomparire nell'immensa distanza del firmamento.

Quarta apparizione

Andando con le pecore in compagnia di Francesco e di suo fratello Giovanni, in un luogo chiamato Valinhos e intuendo che qualche cosa di soprannaturale si stava avvicinando e ci avvolgeva, supponendo che la Madonna sarebbe venuta ad apparirci, e dispiacendomi che Giacinta restasse senza vederla, chiedemmo al suo fratello Giovanni che andasse a chiamarla. Siccome non voleva andarci, gli diedi due ventini e così partì correndo. Nel frattempo, vidi insieme a Francesco il riflesso della luce, che noi chiamavamo lampo e, arrivata Giacinta, un istante dopo, vedemmo la Madonna sopra un'elce. «Che cosa volete da me?». «Voglio che continuiate ad andare alla Cova da Iria il 13 e che continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni. L'ultimo mese farò il miracolo perché tutti credano». «Che cosa volete che si faccia con i soldi che il popolo lascia alla Cova da Iria?». «Facciano due bussole: una portala tu insieme a Giacinta e ad altre due bambine vestite di bianco; l'altra che la porti Francesco con altri tre bambini. I soldi delle bussole sono per la festa della Madonna del Rosario e quello che avanza è per la costruzione di una cappella che mi faranno fare». «Vorrei chiedervi la guarigione di alcuni malati». «Sì, alcuni li guarirò durante l'anno». E, assumendo un aspetto più triste: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all'inferno perché non hanno chi si sacrifichi e preghi per loro». E, come al solito, cominciò ad elevarsi verso levante.

Quinta apparizione

Quando l'ora fu vicina, andai con Giacinta e Francesco, tra numerose persone, che a malapena ci lasciavano camminare. Le strade erano piene zeppe di gente perché tutti volevano vederci e parlarci. Lì non c'era rispetto umano. Numerose persone, e perfino signore e signori, riuscendo ad aprirsi un varco tra la folla che si stringeva attorno a noi, venivano a prostrarsi in ginocchio davanti a noi, chiedendo che presentassimo alla Madonna le loro necessità. Altri, non riuscendo ad arrivare vicino a noi, gridavano da lontano: Per amor di Dio chiedete alla Madonna che mi guarisca il figlio che è zoppo. Un altro: che guarisca il mio che è cieco. Un altro: il mio che è sordo. Che mi riporti mio marito, mio figlio che è in guerra; che mi converta un peccatore; che mi dia la salute, perché sono tisico, ecc. ecc. Lì apparivano tutte le miserie della povera umanità e alcuni gridavano perfino dalla cima degli alberi e dai muretti, dove salivano al fine di vederci passare. Dicendo agli uni di sì, dando la mano agli altri per aiutarli ad alzarsi dalla polvere della terra, andavamo avanti grazie ad alcuni signori che ci aprivano un passaggio tra la folla. Quando leggo adesso nel Nuovo Testamento certe scene così affascinanti di quando Nostro Signore passava attraverso la Palestina, mi ricordo di queste a cui ancora così piccina, Nostro Signore mi ha fatto presenziare, nei poveri sentieri e strade da Aljustrel a Fatima e alla Cova da Iria. E rendo grazie a Dio, offrendogli la fede del nostro buon popolo portoghese. E penso: «Se questa gente si umilia così davanti a tre poveri bambini, solo perché ad essi è concessa misericordiosamente la grazia di parlare con la Madre di Dio, che cosa non farebbero se vedessero davanti a sé Gesù Cristo in persona?». Comunque tutto questo non c'entra niente qui; è stata più che altro una distrazione della penna che mi è andata dove io non volevo. Pazienza! Una cosa inutile in più; non la tolgo per non sciupare il quaderno. Arrivammo finalmente alla Cova da Iria, vicino all'elce e cominciammo a dire il Rosario con il popolo. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e, subito dopo, la Madonna sull'elce. «Continuate a recitare il Rosario per ottenere la fine della guerra. In ottobre verrà anche Nostro Signore, la Madonna Addolorata e del Carmine, S. Giuseppe col Bambino Gesù per benedire il mondo. Dio è contento dei vostri sacrifici, ma non vuole che dormiate con la corda, portatela solo durante il giorno». «Mi hanno chiesto di chiedervi molte cose: la guarigione di alcuni malati, di un sordomuto». «Sì, alcuni li guarirò, altri no. In ottobre farò il miracolo perché tutti credano». E cominciando a elevarsi scomparve, come al solito.

Sesta apparizione

Uscimmo di casa abbastanza presto, tenendo conto dei ritardi dell'andata. Il popolo era presente in massa. La pioggia, torrenziale. Mia madre, temendo che quello fosse l'ultimo giorno della mia vita, con il cuore a pezzi per l'incertezza di quello che sarebbe successo, volle accompagnarmi. Durante il cammino, le scene del mese passato, più numerose e commoventi. Nemmeno il fango dei sentieri impediva a quella gente d'inginocchiarsi nell'atteggiamento più umile e supplichevole. Arrivati alla Cova da Iria vicino all'elce, spinta da un movimento interiore, chiesi al popolo di chiudere gli ombrelli per recitare il Rosario. Poco dopo vedemmo il riflesso della luce e subito dopo la Madonna sull'elce. «Che cosa volete da me?». «Voglio dirti che si faccia qui una cappella in mio onore, che sono la Madonna del Rosario, che si continui sempre a recitare il Rosario tutti i giorni. La guerra sta per finire e i soldati torneranno presto alle loro case». «Io avevo molte cose da chiedervi: se guarivate alcuni malati, se convertivate alcuni peccatori, ecc». «Alcuni sì, altri no. È necessario che si correggano, che domandino perdono dei loro peccati». E assumendo un aspetto più triste: «Non offendano più Dio Nostro Signore, che è già molto offeso». E aprendo le mani le fece riflettere sul sole e, mentre si elevava, continuava il riflesso della sua luce a proiettarsi sul sole. Ecco, eccellenza reverendissima, il motivo per cui gridai di guardare verso il sole. Il mio scopo non era richiamare da quella parte l'attenzione del popolo, perché non mi rendevo nemmeno conto della sua presenza. Lo feci solo perché trasportata da un movimento interiore che a ciò mi spinse. Scomparsa la Madonna nell'immensa distanza del firmamento, vedemmo accanto al sole san Giuseppe col Bambino e la Madonna vestita di bianco con un manto azzurro. San Giuseppe e il Bambino parevano benedire il mondo, con i gesti che facevano con la mano, in forma di croce. Poco dopo, svanita questa apparizione, vidi Nostro Signore e la Madonna che mi dava l'impressione d'essere la Madonna Addolorata. Nostro Signore pareva benedire il mondo come aveva fatto san Giuseppe. Svanì questa apparizione e mi parve di vedere ancora la Madonna nelle vesti della Madonna del Carmine.

La grande promessa
Scritto da Lucia di Fatima nel 1927. Il rev. P. José Aparício da Silva visitò Lucia nella casa di noviziato a Tuy. Parlarono della devozione dei primi sabati. Egli le disse di mettere questo argomento per iscritto. Lei si sentì imbarazzata a farlo in prima persona e chiese di scriverlo in terza persona.

Il 10 dicembre 1925, le apparve la Santissima Vergine e, al suo fianco, sospeso su una nuvola luminosa, Gesù Bambino. La Santissima Vergine mise la mano sulla spalla di Lucia e, mentre lo faceva, le mostrò un Cuore circondato di spine che aveva nell'altra mano. Allo stesso tempo, Gesù Bambino disse: «Abbi compassione del Cuore della tua Santissima Madre, che è coperto di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, senza che vi sia chi faccia un atto di riparazione per toglierle». In seguito, la Santissima Vergine disse: «Guarda, figlia mia, il mio Cuore circondato di spine, che gli uomini ingrati in tutti i momenti vi infiggono, con bestemmie e ingratitudini. Tu, almeno, cerca di consolarmi, e di' che tutti quelli che per cinque mesi, il primo sabato, si confesseranno, riceveranno la Santa Comunione, reciteranno una corona del Rosario e mi faranno quindici minuti di compagnia meditando sui quindici misteri del Rosario, con l'intenzione di offrirmi riparazione, io prometto di assisterli nell'ora della morte con tutte le grazie necessarie alla loro salvezza». Il 15 febbraio del 1926, le apparve di nuovo Gesù Bambino. Le domandò se aveva diffuso la devozione alla sua Santissima Madre. Lei gli espose le difficoltà che il confessore aveva e gli disse che la madre superiora era pronta a diffonderla; ma che il confessore aveva detto che lei da sola non poteva fare niente. Gesù rispose: «È vero che la madre superiora, da sola, non può niente; ma, con la mia grazia, può tutto». Fece presente la difficoltà che alcune anime avevano a confessarsi al sabato, e chiese se potesse essere valida la confessione di otto giorni. Gesù rispose: «Sì. Può essere anche di molti più giorni, basta che siano in grazia il primo sabato, quando mi ricevono; e si siano confessati con l'intenzione di offrire riparazione al Sacro Cuore di Maria». Lei domandò: «Mio Gesù! E coloro che si dimenticassero di formare questa intenzione?». Gesù rispose: «Possono formarla in seguito in un'altra confessione seguente, approfittando della prima occasione che avranno di confessarsi».

Scritto da Lucia di Fatima nel 1930, in risposta alla domanda del rev. P. José Bernardo Gonçalves: Perché devono essere «5 sabati» e non 9 oppure 7 in onore dei dolori della Madonna?

Mentre ero in cappella con Nostro Signore, parte della notte tra il 29 e il 30 di questo mese di maggio del 1930 e parlavo a Nostro Signore delle due domande, la IV e la V, mi sentii all'improvviso posseduta più intimamente dalla divina presenza; e, se non erro, mi fu rivelato quanto segue: «Figlia mia, il motivo è semplice: sono cinque le specie di offese e bestemmie proferite contro il Cuore Immacolato di Maria:

  • 1. Le bestemmie contro l'Immacolata Concezione.
  • 2. Contro la sua Verginità.
  • 3. Contro la Maternità Divina, rifiutando al tempo stesso di riceverla come Madre degli uomini.
  • 4. Coloro che cercano d'infondere nei cuori dei bambini l'indifferenza, il disprezzo e perfino l'odio contro questa Immacolata Madre.
  • 5. Coloro che la oltraggiano direttamente nelle sue sante immagini.
Ecco, figlia mia, il motivo per cui l'Immacolato Cuore di Maria mi ha portato a chiedere questa piccola riparazione; e, per riguardo ad essa, a muovere la mia misericordia al perdono per quelle anime che hanno avuto la disgrazia di offenderla. Quanto a te, cerca senza posa, con le tue preghiere e sacrifici, di muovermi a misericordia verso quelle povere anime».

La consacrazione della Russia
Nel 1941 il rev. P. José Bernardo Gonçalves copiò a Tuy alcuni scritti di Lucia di Fatima.

Io avevo chiesto e ottenuto il permesso delle mie superiore e del confessore per fare l'ora di adorazione dalle undici a mezzanotte, tra il giovedì e il venerdì. Trovandomi una notte da sola, m'inginocchiai tra le due parti della balaustra, in mezzo alla cappella a recitare, prostrata, le preghiere dell'angelo. Sentendomi stanca, mi alzai e continuai a recitarle con le braccia in croce. L'unica luce era quella della lampada (del Santissimo). All'improvviso tutta la cappella s'illuminò di una luce soprannaturale e sopra l'altare apparve una croce di luce che arrivava fino al tetto. In una luce più chiara, si vedeva nella parte superiore della croce un volto d'uomo, col corpo fino alla vita, sul petto una colomba di luce e, inchiodato in croce, il corpo di un altro uomo. Un po' sotto la cinta, sospeso in aria, si vedeva un calice e un'ostia grande, sulla quale cadevano alcune gocce di sangue, che scorrevano sul volto del Crocifisso e da una ferita del petto. Scivolando sull'ostia, queste gocce cadevano dentro al calice. Sotto il braccio destro della croce c'era la Madonna (era la Madonna di Fatima col suo Cuore Immacolato, nella mano sinistra, senza spada né rose, ma con una corona di spine e fiamme) col suo Cuore Immacolato in mano. Sotto il braccio sinistro delle grandi lettere, come se fossero di acqua cristallina, che scorrevano verso la cima dell'altare, formavano queste parole: «Grazia e Misericordia». Compresi che mi veniva mostrato il mistero della Santissima Trinità e ricevetti lumi su questo mistero che non mi è permesso rivelare. Poi la Madonna mi disse: «È arrivato il momento in cui Dio chiede che il Santo Padre faccia, in unione con tutti i Vescovi del mondo, la consacrazione della Russia al mio Cuore, promettendo di salvarla con questo mezzo. Sono tante le anime che la Giustizia di Dio condanna per peccati commessi contro di me, e perciò vengo a chiedere riparazione: sacrificati con questa intenzione e prega».

[La consacrazione è stata effettuata il 25 marzo 1984]


Fonte: santorosario.net

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