I lettori del sito caorleduomo e tutti i parrocchiani di Caorle si ricorderanno che circa un anno fa, in concomitanza con i lavori di restauro della parete della navata laterale sinistra del Duomo, furono riportati alla luce dei frammenti di affresco, prima nascosti dalla grande tela della Natività di Maria, "mimetizzati" dal colore assai scuro della parete stessa e di cui nessuna fonte storica fa menzione. Oggi, a un anno di distanza, possiamo ammirarli dopo minuziosi lavori di restauro (compiuti dal restauratore Stefano Bagnarol). Purtroppo la gran parte dell'affresco è andata perduta; il restauratore ha avuto modo di raccontarmi che al di sopra dell'affresco si trovava abbondante intonaco, probabilmente usato in epoca barocca per coprire l'affresco danneggiato; e nella zona dell'opera ha ritrovato delle strutture che probabilmente servivano a reggere uno dei tanti altari laterali addossati alle pareti, e successivamente distrutti o venduti.
La datazione sembra essere ancora controversa; alcuni elementi (come la cura con cui sono state realizzate le aureole, con i raggi incisi sull'intonaco, alcuni particolari ed il motivo della cornice ancora visibile) sembrano ricondurre ad un'opera trecentesca; ma alcuni osservatori vorrebbero datarlo intorno all'inizio del Quattrocento. Secondo Stefano Bagnarol, il quale ha avuto modo di lavorarvi molto da vicino per un certo periodo di tempo, l'opera è da attribuirsi ad un artista di scuola giottesca e di un certo peso; l'uso del nero e azzurro sullo sfondo, la foggia delle vesti e del volto visibile, non lascerebbero molti dubbi. Sempre secondo il restauratore, ci sarebbe un collegamento diretto con questo affresco e con quello del catino absidale del Santissimo.
La scena che si riesce ancora a scorgere è quella di un trittico: una santa con corona e che regge uno strano oggetto tondeggiante con la mano destra, un santo vescovo con barba e i resti di un altro santo. La scarsità di particolari rimasti è parzialmente colmata dai tratti del disegno preparatorio: la santa porterebbe con la mano sinistra una piccola palma (chiaro segno che si tratta di una santa martire), e se si interpreta l'oggetto tondeggiante come una ruota, o un libro, si può individuare in santa Caterina d'Alessandria, spesso invocata insieme a santa Margherita di Antiochia, quest'ultima compatrona di Caorle; se badiamo particolarmente al segno della barba, il santo vescovo (lo si evince dalle vesti che indossa, dal bastone pastorale che indubbiamente porta e dal copricapo, che fa intuire una mitria) dovrebbe essere san Nicola di Myra (o di Bari), di cui la cattedrale di Caorle possedeva una reliquia (intitolata a san Nicolò) e un prezioso reliquiario; infine dal manto e dal cordone della terza figura si può ragionevolmente presumere di trovarsi di fronte a un pellegrino, e se diamo un'occhiata al disegno preparatorio si può intuire il gesto di scostare la veste per mostrare la piaga di una gamba, segno distintivo di san Rocco.
Ma queste, per ora, sono soltanto ipotesi; aspettiamo uno studio più serio e dettagliato per conoscere quali segreti si celano dietro l'affresco riaffiorato dall'oscurità del tempo.
Per vedere più in dettaglio i frammenti di affresco visita la fotogallery del sito del Duomo, alla pagina http://www.caorleduomo.altervista.org/fotogallery.html, cliccando poi su "Foto del Duomo".
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