Di Giovanni Battista troviamo scritta nel Vangelo la natura della sua missione; nel cantico di Zaccaria, suo padre, è additato «Profeta dell'Altissimo», chiamato a dare al popolo di Dio «la conoscenza della Salvezza nella remissione dei suoi peccati» (Lc 1, 76-77). E, sempre nel Vangelo, troviamo lo stesso Signore nostro Gesù Cristo che lo indica come suo precursore: «Più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via. In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista» (Mt 11, 9-11). A lui la Chiesa dedica due ricorrenze nel corso dell'anno liturgico: oltre alla natività si ricorda anche il suo martirio, il 29 agosto.
Una particolarità legata alla solennità della natività del Battista riguarda la musica liturgica. L'inno vespertino di questa solennità è l'Ut queant laxis, al quale, possiamo dire, tutta la musica del passato ed anche quella odierna deve parte della sua esistenza. Sulla base di quest'inno, scritto da Paolo Diacono, Guido d'Arezzo ricavò il nome delle note che ancora oggi utilizziamo; poiché, infatti, ogni verso comincia con una nota di un grado più alto rispetto alla precedente, partendo dalla più bassa ed arrivando alla più alta, egli trasse il nome di ciascuna nota dalla sillaba corrispondente alla prima nota di ciascun verso della prima strofa:
Ut queant laxis
Resonare fibris
Mira gestorum
Famuli tuorum,
Solve polluti
Labii reatum,
Sancte Ioannes.
Per questo motivo non è sbagliato dire che tutta la musica deve la propria esistenza alla musica religiosa, ed in particolare al canto gregoriano ed ai suoi cultori dei secoli addietro. L'origine del nome delle note musicali è una forte testimonianza di come in passato la musica profana (cioè quella non adatta al tempio) nascesse e prendesse esempio da quella sacra. Un po' il contrario (constatiamo con dolore) di quello che succede oggi nella maggior parte delle nostre chiese, dove si vuole che la musica sacra segua le orme di quella profana; ma chi ha studiato un minimo di estetica e storia della musica capisce bene che questa pretesa è un fallimento in partenza, sarebbe come se il padre volesse imparare dal figlio come vivere nel mondo.
Non ci resta che invocare l'intercessione di san Giovanni Battista, il primo tra i nati di donna, affinché il canto sacro torni ad essere davvero sacro, e sia anch'esso il primo tra le musiche create dall'uomo, come si addice alla musica composta per il Signore.
Di seguito, come di consueto, alcune proposte musicali: la prima in canto gregoriano, la seconda musicata da Giovanni Battista Gieri, maestro di cappella della cattedrale di Pisa nel XVII secolo.
Ut queant laxis resonare fibris mira gestorum famuli tuorum, solve polluti labii reatum Sancte Ioannes. Nuntius caelo veniens supremo, te patri magnum fore nasciturum, nomen et vitae seriem gerendae ordine promit. Ille promissi dubius superni perdidit promptae modulos loquelae; sed reformasti genitus peremptae organa vocis. Ventris obstruso positus cubili senseras regem thalamo manentem; hinc parens nati meritis uterque abdita pandit. Laudibus cives celebrant superni te, Deus simplex pariterque Trine; supplices ac nos veniam precamur: parce redemptis. Amen. | Affinché possano su grandi corde far risuonare i miracoli delle gesta tue i servi, sciogli dell'impuro labbro il peccato, o San Giovanni. Un Nunzio dal cielo supremo veniente, al padre la tua grande nascita, il nome e della vita lo svolgimento rivelò con ordine. Egli alla promessa celeste dubbioso perdette della pronta loquela i moduli; ma guaristi, nato, dell'impedita voce i registri. Rinchiuso del ventre nel giaciglio posto avvertisti il re che prendeva dimora; così le madri, per i dei figli meriti, entrambe svelarono gli arcani misteri. Con lodi i cittadini celesti celebrano te, o Dio semplice e parimenti Trino; supplici anche noi imploriamo la grazia: perdona ai redenti. Amen. |
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